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L’UE si installa a Kiev e prepara l’escalation

L’UE si impegna ad aumentare il numero di truppe ucraine addestrate sul suolo europeo a 75.000 entro la fine dell’anno ed ogni Paese deciderà autonomamente se permettere all’Ucraina di usare le armi in territorio russo.

L’accordo raggiunto dai Ventisette, seppure non soddisfa pienamente i “falchi” che avrebbero voluto addestrare l’esercito di Kiev in loco come passaggio intermedio per intervenire direttamente boots on the ground in Ucraina, è un passo avanti comunque rispetto ad un ulteriore coinvolgimento della UE nel conflitto.

L’Unione Europea vuole accelerare l’addestramento dei soldati ucraini per arrivare a 75.000 entro la fine dell’anno. Per migliorare l’efficienza del processo, ha deciso di istituire una cellula di coordinamento” a Kiev.

Per il momento, comunque, continuerà ad addestrarli al di fuori dell’Ucraina, poiché non c’è consenso tra i 27 Paesi dell’UE per portare avanti questo processo sul territorio ucraino, come ha annunciato l’Alto rappresentante per la politica estera e la sicurezza, Josep Borrell, al termine di una riunione informale dei ministri della Difesa a Bruxelles.

Vogliamo che questa missione sia il più semplice e pragmatica possibile per gli ucraini, ha spiegato Borrell. Per garantire un coordinamento più forte con l’Ucraina e la NATO, ho proposto, e gli Stati hanno accettato, di istituire una piccola cellula di coordinamento a Kiev che ci permetterà di coordinarci direttamente con gli altri attori interessati”.

Un salto di qualità, quindi, nell’autonomia strategica della UE.

La cellula, che sarà composta da non più di cinque o sei esperti militari europei, potrebbe essere pronta per settembre. In tempo, in ogni caso, per accelerare l’addestramento dei soldati ucraini, il cui numero l’UE ha anche accettato di aumentare: 60.000 sono già stati addestrati e l’UE aspira a formarne in tutto 75.000 entro la fine dell’anno.

L’addestramento avverrà “il più vicino possibile all’Ucraina, ma non sul territorio ucraino, poiché non esiste un accordo per compiere questo passo, ha riconosciuto Borrell.

L’invio di addestratori in Ucraina era stato inizialmente proposto dalla Francia. Nonostante l’iniziale rifiuto diffuso, è ora sostenuto da alcuni governi, come quello svedese, ma continua ad essere malvisto da molte capitali, tra cui Madrid.

Gli Stati membri non sono riusciti a raggiungere una posizione comune sulla richiesta di Kiev di poter utilizzare le armi dotate per attaccare obiettivi militari legittimisul territorio russo. Dato che la difesa è una competenza nazionale, spetterà in ultima analisi a ciascuna capitale decidere se autorizzarla o meno, ha aggiunto Borrell, una delle voci a favore di tale cambiamento e che aveva salutato con entusiasmo l’offensiva militare di Kiev in territorio russo.

Omettendo le vittime civili e le conseguenze per la popolazione russa interessata dall’aggressione ucraina, Borrell ha affermato: Le piattaforme militari da cui la Russia attacca la città e le infrastrutture elettriche in tutta l’Ucraina non dovrebbero più essere un rifugio da cui la Russia attacca l’Ucraina. Continuo a credere che [attaccarle] faccia parte del legittimo diritto dell’Ucraina all’autodifesa, ha dichiarato Borrell al termine della riunione informale dei ministri.

Insomma l’alto diplomatico europeo continua ad avvallare l’escalation bellica, senza fare mai menzione alla possibilità di una uscita diplomatica da una guerra provocata anche dall’incapacità di risolvere la crisi apertasi con l’operazione ATO nel 2015, dopo il colpo di Stato a Kiev dell’anno precedente.

Tuttavia, ha riconosciuto che gli Stati membri hanno deciso che si tratta di una decisione bilaterale di ciascun Paese che fornisce armi all’Ucraina, in particolare armi a lungo raggio”. Rimane una politica nazionale e gli Stati vogliono che sia una decisione nazionale, ha aggiunto. Andare in guerra, ma ognuno per proprio conto…

Nonostante ciò, Borrell si è scagliato contro coloro che hanno criticato la proposta, tra cui il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, che il giorno prima aveva equiparato la proposta all’entrata in guerra con Mosca.

Bisogna riconoscere che la posizione di Tajani era almeno di buon senso perché, dopo avere ricordato l’aiuto dell’Italia a Kiev, ha affermato: “Ribadiamo che noi non siamo in guerra con la Russia. La NATO non è in guerra con la Russia, quindi per l’Italia rimane la posizione di utilizzare le nostre armi all’interno del territorio ucraino”.

È ridicolo, ha respinto venerdì Borrell. Non si tratta di essere in guerra con Mosca, noi sosteniamo l’Ucraina, ma non siamo in guerra con la Russia.”

Peccato che proprio la recente invasione ucraina della Russia sia stata fatta con armi occidentali e che ogni ulteriore coinvolgimento nel conflitto sia ormai di fatto una dichiarazione di guerra.

La discussione sull’opportunità di consentire a Kiev di utilizzare le armi e le attrezzature militari inviate attaccare obiettivi militari in territorio russo non è nuova. Borrell ha sollevato la questione a fine maggio con l’UE, e alcuni stati membri si sono dimostrati ricettivi a un’idea avanzata anche dal Segretario generale della NATO Jens Stoltenberg.

La “controffensiva” ucraina a Kursk l’ha ora riaperta e l’altro ieri il ministro degli Esteri ucraino Dmitro Kuleba – invitato alla riunione dei colleghi europei nella capitale belga – ha nuovamente esortato gli alleati europei a prendere la decisione coraggiosadi permettere loro di utilizzare le armi donate per consentire all’Ucraina di attaccare obiettivi militari legittimi in Russia”.

Si ha l’impressione che il prendere una tale decisione sia solo una questione di tempo, visto il pressing che viene fatto in tal senso ai paesi “recalcitranti”.

Nonostante la situazione in Ucraina occidentale stia notevolmente peggiorando per Kiev ed i giudizi sulla “controffensiva” siano decisamente negativi da parte degli analisti militari – mentre i politici sembrano assurdamente propensi ad una narrazione entusiastica – il capo della diplomazia europea continua con il proprio scellerato avventurismo bellico.

In un articolo pubblicato dal prestigioso economico britannico Financial Times si ricorda che soldati, parlamentari e analisti militari “affermano che le posizioni dell’Ucraina sono state indebolite dal ridispiegamento di migliaia di soldati ucraini utilizzati nel quadro dell’operazione di Kursk” aprendo “una breccia nella linea del fronte nell’Oblast di Donetsk”.

Non è ormai peregrino pensare che – una volta tagliate le linee di rifornimento dell’operazione ucraina, che significherebbe l’accerchiamento degli invasori in territorio russo in contemporanea con la possibile “conquista” del territorio del Donbass e dello sfondamento a Kharkiv – la sempre più vicina sconfitta di Kiev potrebbe trasformarsi o in una “resa senza condizioni” o in un salto di qualità del conflitto, visto il ruolo di “cane pazzo” interpretato da Zelensky e l’avventurismo senza sbocchi delle classi dirigenti occidentali.

Un motivo in più per rimettere al centro dell’agenda politica uno sganciamento del nostro paese nel conflitto ed una soluzione diplomatica che disinneschi la pericolosissima spirale bellica.

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4 Commenti


  • ANNA

    Ovviamente il ” legittimo diritto all’autodifesa” di attaccare Israele non esiste per i Palestinesi alla faccia anche della risoluzione ONU. Ma sappiamo che l’entità sionista dell’ONU se ne frega, tanto ha le spalle coperte da USA ed UE, confortate da tutti i criminali che le guidano , i media servi che propagano il loro vangelo ed i decefebrati che ci credono. Con i mezzi di informazione attuali non possiamo dire di non sapere. E la madre cristiana cosa dice delle immagini strazianti dei bambini uccisi o mutilati?


  • Sergio Binazzi

    borrell sostiene delle tesi allucinanti, siamo messi così, se tajani è l’unico con un po di buon senso siamo a posto, figuriamoci gli altri!!!! e poi continuano a sostenere che non siamo in guerra con la Russia, oltre al danno la beffa.


  • Salvatore

    credo che il sig. Borrel che rappresenta solo se stesso, per dimostrare tutta la sua voglia di fare guerra alla Russia, è il momento che metta l’elmetto e vada in prima linea. se ne facciano una ragione, la Nato non sarà in grado di sconfiggere la Russia. basta buttare i nostri soldi.


  • Mara

    Se la sede della UE ricevesse un missile sarebbe solo autolesionismo.

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