Il 4 novembre, a conclusione di una vigorosa missione come osservatrice dei diritti umani in Cile iniziata il 16 ottobre, l’eminente giurista Mireille Fanon, figlia del brillante militante e intellettuale rivoluzionario anticoloniale Franz Fanon, si è congedata davanti a un pubblico di giovani nel salone d’onore dell’Università di Santiago. Durante la sua permanenza nel paese andino, la sua agenda è stata segnata dalla visita ai prigionieri politici mapuche e non mapuche.
Con l’occasione, la combattente francese ha fatto riferimento all’attuale situazione che attraversa la Palestina, affermando che “in questo momento è in corso una guerra di sterminio. Ed è necessario ritornare opportunamente al concetto di ‘genocidio’ di Raphael Lemkin, secondo il quale un atto di genocidio è diretto contro un gruppo nazionale e le sue entità. Purtroppo, la commissione delle Nazioni Unite incaricata della questione non ha esteso l’espressione di genocidio oltre il caso ebraico in sé. Oggi, infatti, il genocidio della Palestina avviene con il sostegno dell’ONU e della comunità internazionale. Quindi anche noi siamo complici di ciò che sta accadendo“.
E si è chiesta: “Come è possibile che un’organizzazione commetta un genocidio senza rendere conto a nessuno? Quindi, per capire, bisogna tornare al momento della creazione della Palestina, quando era sotto il mandato britannico. Dopo la seconda guerra mondiale, con la recente fondazione dell’ONU, gli ebrei europei reclamarono un proprio Stato. Per fare ciò è stata utilizzata la risoluzione 194 delle Nazioni Unite, secondo la quale la Palestina è un territorio senza popolo per un popolo senza territorio. Le prime due volte che la risoluzione fu votata, la proposta fu respinta, finché le pressioni statunitensi sulla Francia non fecero approvare la risoluzione”.
La figlia dell’autore de I dannati della terra ha detto di aver trascorso le ultime due settimane visitando le carceri dove sono tenuti prigionieri membri del popolo mapuche e di essersi resa conto che “ci sono molte somiglianze tra il caso palestinese e quello mapuche. Una trama di accordi tra lo Stato spagnolo e quello cileno che ha ingannato i rappresentanti del popolo originario, mettendo la cultura e le relazioni sociali mapuche sotto la giurisdizione della Repubblica cilena. Questo è ciò che attualmente consente alle imprese capitaliste di sfruttare il territorio ancestrale.
Proprio come la risoluzione 194 ha dato allo Stato di Israele il potere di ‘mangiarsi’ i territori palestinesi, alla stessa maniera un falso trattato promosso dallo Stato cileno ha permesso al capitale di ‘mangiarsi’ i territori mapuche.
Allo stesso modo, la comunità internazionale non riconosce il diritto alla difesa dei palestinesi e dei mapuche. Quando si considerano entrambi i casi, è facile vedere che il diritto internazionale è in coma. La Convenzione 169 dell’ILO è inapplicabile e inoperante nella situazione Mapuche. Lo stesso vale in generale per il diritto dei popoli all’autodeterminazione.”
“Il popolo mapuche dovrebbe beneficiare della solidarietà di tutto il popolo cileno per custodire la propria cultura, la propria terra ancestrale, la propria spiritualità, la propria autonomia“, ha affermato Fanon, “e lo dico sia per il popolo mapuche che per quello palestinese e per quello delle attuali colonie francesi, tra cui la Martinica, patria di Franz Fanon, il paese della mia famiglia.
Abbiamo esempi simili qui, in Colombia, Argentina e Stati Uniti, risalenti all’anno 1492, dove fu imposta per la prima volta la commercializzazione dei corpi e i coloni si appropriarono di terre che non gli appartenevano attraverso spargimenti di sangue e furto.
Imperi e coloni non hanno mai pagato per questi crimini, non ci sono mai stati risarcimenti politici e collettivi (e non mi riferisco a risarcimenti individuali che ci lascerebbero intrappolati nella logica del capitalismo liberale, ma a trasformare il paradigma della dominazione). Da quel tempo è sorta impunemente la globalizzazione della schiavitù. Tutto questo in nome della gerarchizzazione per razza, una società in cui viviamo ancora oggi e che si basa sulla modernità eurocentrica.
È fuor di dubbio che il suprematismo bianco rifiuta di riconoscere l’enorme valore delle culture di America, Africa, Oceania, Asia, ecc. Se vogliamo cambiare il mondo, non ci resta altro che iniziare quei risarcimenti a partire da quell’era dell’umanità. E per fare questo dobbiamo stabilire alleanze solidali tra popoli in lotta e sapere perché stiamo combattendo, e non continuare a lottare solo per il nostro territorio.
Non abbiamo il diritto di commettere errori nella lotta. Altrimenti, ancora una volta i criminali verranno ricompensati e le vittime saranno criminalizzate, chiamate terroristi, imprigionate, torturate, perseguitate. Non dobbiamo dimenticare che più della metà della popolazione palestinese è passata per il carcere. Ecco una citazione di Franz Fanon: ‘Ogni generazione, nella sua relativa oscurità, deve compiere la sua missione o tradirla’.“
– Come valuti il regime cileno dopo la tua visita?
“Lo Stato cileno è razzista, traffica con imprese capitaliste alle quali vende le terre mapuche. È uno Stato fortemente coloniale e non solo con i Mapuche. In effetti, non si fa neanche menzione del fatto che esistono afro-cileni nel nord del Paese, tenuti nell’invisibilità. Nemmeno i Mapuche ne parlano. Ho incontrato giovani in carcere che si dichiarano non razzisti, ma che non considerano un problema l’invisibilità degli afrodiscendenti cileni.
Ciò mi porta a pensare che esista un razzismo strutturale istituzionalizzato molto forte. E ciò che sta alla base, non solo nello Stato cileno, ma in molti Stati del mondo, è la convinzione che la società sia divisa tra esseri umani ed esseri non umani. Pertanto, sono convinta che solo la forza dei popoli abbia nelle sue proprie mani il compito di superare i rapporti di colonialità imperanti.”
* da Pressenza
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Andres Daniel Albiero
È proprio questo il punto.L’assurda e inconcepibile idea di dividere fra umani e non umani.È terrificante quanto sia facile manipolare la mente.