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Lander Fernandez: aspettando la sentenza

Si è tenuta ieri l’udienza presso il tribunale di Roma sul caso di Lander Fernandez Arrinda, il cittadino basco sul quale pende una richiesta di estradizione da parte della Spagna, che lo accusa di aver partecipato a una manifestazione, nel 2002, durante la quale venne incendiato un autobus vuoto e parcheggiato. I tre giudici della Corte d’Appello, dopo aver ascoltato le argomentazioni dell’accusa – il procuratore generale ma anche l’avvocato Franco Coppi, nominato all’ultimo momento dal governo spagnolo – e della difesa – rappresentata dagli avvocati Maria Luisa D’Addabbo e Marco Lucentini – si sono riservati di prendere una decisione entro i prossimi giorni.
“Auspichiamo vivamente che la Corte di appello di Roma (…) respinga al più presto la richiesta di estradizione della Spagna per Lander Fernandez Arrinda, agli arresti domiciliari dal 15 giugno scorso sulla base di accuse che non solo sono tutte da dimostrare ma che comunque nulla hanno a che fare i reati di terrorismo e con l’esorbitante pena di 5 anni di carcere che Lander rischierebbe, a causa della legislazione speciale che vige nel suo paese, se fosse estradato a Madrid” ha spiegato in una nota Giovanni Barbera, presidente del Consiglio del Municipio Roma XVII e dirigente del Prc romano. “Le accuse mosse a Lander – continua Barbera – riguarderebbero, infatti, un presunto danneggiamento di un autobus vuoto e in sosta, avvenuto nel febbraio del 2002, addebitatogli sulla base di una testimonianza estorta con la tortura a un suo coimputato, che è stata oggetto anche di attenzione da parte delle Nazioni Unite, con una relazione presentata e documentata nell’informativa del 30 marzo 2005 alla Commissione sui Diritti umani. Un reato che, anche se fosse dimostrato, sarebbe stato comunque già prescritto nel nostro Paese. In realtà, Lander paga il suo impegno politico per la dignità e la libertà del popolo basco”.
Stesso appello da parte di Fabio Nobile, consigliere regionale nel Lazio della Federazione della Sinistra, anche lui presente al presidio di solidarietà organizzato dal comitato “Un caso basco a Roma” in piazzale Clodio, in concomitanza con l’udienza. “Rigettare la richiesta di estradizione avanzata dalle autorità spagnole per Lander Fernandez Arrinda. Questa la richiesta che rivolgiamo ai giudici della Corte d’Appello che si sono riservati di decidere nei prossimi giorni sul futuro del giovane basco, indagato nel nostro Paese per il danneggiamento di un autobus vuoto avvenuto oltre 10 anni fa e non per reati associativi di stampo terroristico. La richiesta è da rigettare perché basata su supposizioni infondate e perché la nostra legislazione ed i nostri principi costituzionali e giuridici non consentono la logica ‘emergenziale’ della Spagna, in cui sussiste un regime di legislazione speciale nei confronti dei militanti politici baschi. Lander non deve essere estradato”.
Nei giorni scorsi parlamentari, eletti nelle istituzioni locali e giuristi avevano diffuso un appello rivolto alla ministra della Giustizia Paola Severino. Per i firmatari “l’attribuzione all’Audiencia Nacional del procedimento nei confronti di Fernandez dimostra il tentativo di qualificare il danneggiamento di un autobus come un atto terroristico. Nessun elemento prodotto dalle autorità giudiziarie spagnole dimostra, però, l’appartenenza di Lander Fernandez ad alcun gruppo terroristico. Sussiste quindi il timore di un’evidente forzatura nella qualificazione del reato addebitato al Fernandez come terrorismo”.
Per il trattamento persecutorio e inumano e per le numerose violazioni dei diritti dei prigionieri politici baschi e dei loro familiari la Spagna è da anni sotto accusa da parte di numerosi organismi internazionali e agenzie dell’ONU, e da parte di associazioni come Amnesty International e Human Rights Watch.
Come più volte denunciato e ribadito ancora ieri in aula, Lander Fernandez è stato accusato sulla base di una dichiarazione estorta sotto tortura, dalla polizia, ad un suo conoscente, Aingeru Cardano, che però poi avrebbe ritrattato la confessione denunciando anzi gli abusi alla fine dei cinque giorni di isolamento totale che la legge concede agli inquirenti. E che rappresenta un innegabile limbo giuridico all’interno del quale la legislazione spagnola di fatto incita le forze dell’ordine alla tortura, per ottenere dichiarazioni di colpevolezza che hanno poi valore probatorio durante il procedimento penale nonostante le ritrattazioni degli imputati.
Sulla base di questi elementi che inficiano la validità dell’accusa rivolta dalla magistratura spagnola nei confronti di Lander i giudici italiani hanno la possibilità – e il dovere, dal punto di vista del rispetto del dato costituzionale – di rigettare la pretesa di Madrid, negando l’estradizione. Occorrerà vedere se prevarrà la legge o se invece le pressioni politiche e i pregiudizi avranno la meglio.

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