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Militarizzazione dello spazio. Gli Stati Uniti preoccupati di perdere l’egemonia nel settore

A fine ottobre il generale statunitense Chance Saltzman ha svolto una breve missione di qualche giorno in Europa, visitando Belgio, Svezia e Norvegia. Il militare è a capo della Forza Spaziale degli USA, istituita nel 2019 sotto la presidenza Trump.

Questa nuova sezione delle forze armate rappresenta un orizzonte ormai strategico per Washington. Anche se, a detta di Saltzman stesso, hanno “sottovalutato ciò che sarebbe stato necessario per costruire un’organizzazione di livello”.

Questo errore di valutazione ha accresciuto fortemente le preoccupazioni intorno a come si stanno muovendo Russia e Cina nel settore spaziale. La seconda, in particolare, ha raggiunto un livello di sviluppo e di competitività che ha spinto il generale statunitense a sbottonarsi sul tema.

Al quotidiano statunitense Politico, Saltzman ha detto che di certo la notizia dello sviluppo di una possibile arma nucleare spaziale da parte di Mosca, diffusa a maggio, suscita preoccupazione (soprattutto tra i vicini europei). Ma il pericolo più concreto rimane il Dragone.

La quantità di categorie di armi spaziali che la Cina ha creato e la velocità con cui sta avanzando sono estremamente preoccupanti”, ha affermato. E inoltre, dal 2015 a oggi, anche Pechino ha ristrutturato il proprio settore spaziale ponendolo sotto la direzione dell’apparato militare.

Cina e Russia hanno già testato dei satelliti capaci, attraverso dispositivi di aggancio, di rimuovere altri satelliti dal loro percorso, oppure altri veicoli per distruggere apparecchiature orbitanti. A settembre, un terzo test per un velivolo senza pilota è stato effettuato dai cinesi.

Pechino sta inoltre lanciando centinaia di satelliti per costituire un sistema di puntamento che andrà a supportare le operazioni nella sfera terrestre. Allo stesso tempo, insieme a Mosca sta lavorando a una stazione lunare, coinvolgendo anche Egitto, Sudafrica, Thailandia e Pakistan.

Ovviamente, quello dello spazio è un campo nuovo – e anche poco normato a livello internazionale –, aperto alla penetrazione di vari attori. I privati stanno giocando un ruolo centrale, tra cui la Starshield di Elon Musk.

Ma mentre con SpaceX si possono fare affari (ha da poco chiuso un contratto da 734 milioni di dollari per servizi di lancio spaziale), gli USA vedono invece la competizione cinese come una minaccia diretta alla loro egemonia, e stanno perciò precipitando la militarizzazione della sfera celeste.

Anche per questo Saltzman è venuto in Europa: i fondi stelle-e-strisce sono i principali, ma un ruolo importante può essere svolto dai paesi del Vecchio Continente. La logica è sempre quella di richiedere una maggiore spesa e una maggiore integrazione di tutta la filiera euroatlantica.

Il vettore principale è sempre la NATO. Il generale statunitense si è recato al quartier generale dell’alleanza a Bruxelles, e accanto a lui c’era anche Paul Godfrey, ex capo dello Space Command del Regno Unito da qualche mese passato direttamente dentro il Pentagono.

Lì la sua funzione è quella di sviluppare piattaforme per la cooperazione internazionale nel settore, e una delle principali è la Combined Space Operations (CSpO).

Saltzman è arrivato fino in Norvegia nel suo viaggio proprio per questo motivo. La CSpO coinvolge Australia, Canada, Francia, Germania, Nuova Zelanda, Regno Unito, Stati Uniti e, dal 2024, appunto Norvegia, ma anche Giappone e Italia.

Non a caso, all’audizione svoltasi qualche giorno fa in Senato per la presentazione del Documento Programmatico Pluriennale della Difesa, il ministro Crosetto ha ribadito l’importanza dello sviluppo del settore aerospaziale.

Intanto, il 31 ottobre la Commissione Europea ha dato il via libera al contratto col consorzio SpaceRise per il dispiegamento della costellazione satellitare Iris2, che ha lo scopo di assicurare le connessioni, in particolare per uso militare.

È chiaro che si sta rafforzando la corsa al riarmo euroatlantica anche nello spazio, in una logica contrappositiva con il mondo al di fuori dall’Occidente, che continua a crescere. NATO e alleati si preparano a tentare ogni strada per mantenere l’egemonia che vanno perdendo, anche quella militare.

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