L’amministrazione Biden ha autorizzato l’invio di mine antiuomo all’Ucraina. Non si tratta di una scelta che può trasformare il conflitto nell’Est Europa nella prossima guerra mondiale, come è quella sui missili di pochi giorni fa, ma dimostra l’avvitamente della guerra: si tratta di armi proibite in oltre 160 paesi, persino dall’Ucraina.
La notizia è stata rilanciata dal Washington Post, sulla base delle informazioni ottenute da due ufficiali statunitensi rimasti anonimi. Uno di questi ha sottolineato come la tipologia delle mine che verrà trasferita è del tipo “non persistente“: mine che si autodistruggono o perdono la batteria rendendole inattive.
Sempre secondo le fonti, i politici ucraini hanno assicurato che eviteranno di utilizzare queste armi in aree densamente popolate (che tra l’altro, ricordiamo, sarebbe densamente popolate da ucraini). Ma vari esperti hanno evidenziato come anche questo tipo di mine rimangano un pericolo per i civili.
“È uno sviluppo scioccante e devastante“, ha affermato Mary Wareham, vicedirettrice della divisione crisi, conflitti e armi di Human Rights Watch. L’esponente dell’organizzazione non governativa che si occupa di diritti umani ha appunto ricordato che queste mine non sempre si disattivano in maniera affidabile, e i terreni dove sono poste richiedono complicati sforzi di bonifica.
Sia chiaro, quando si parla di convenzioni sulle armi (in questo caso, la Convenzione di Ottawa) ci deve essere l’accordo a non usarle. Questo tipo di mine è stato criticato in tutti i modi per gli effetti devastanti che hanno sui territori dove sono usate e per i possibili danni ai civili, ma se non si firma nessun trattato, usarle non è illegale, dal punto di vista del diritto internazionale.
Questo è il caso degli Stati Uniti, e anche della Russia, della Cina, di Israele, dell’India, dell’Iran: di una lunga lista di paesi, nonostante tutto. Certo, Biden era arrivato alla Casa Bianca affermando proprio che una politica lassista sulle mine e sulla fornitura a paesi terzi era pericolosa per i civili e inutile dal punto di vista militare.
Ma che non ci si possa fidare di cosa dice un candidato alla presidenza statunitense è cosa nota. Un po’ diversa è però la situazione di Kiev, che è difficile immaginare non usi materiale bellico che gli è stato specificatamente inviato, anche se teoricamente ciò sarebbe vietato secondo le proprie stesse normative.
Il tema è che chi sta stracciando un accordo facendone cadere tutta la legittimità è l’Ucraina, su spinta di Washington. E non ci sono rassicurazioni o limiti di utilizzo che possano in un qualche modo salvare, tanto meno giustificare, lo smantellamento di qualsiasi legalità internazionale operato dalla NATO e dai suoi alleati negli ultimi due anni.
Difatti, già all’inizio del 2024 i paesi baltici, avanguardia dello spirito guerrafondaio euroatlantico, avevano accarezzato l’idea di ritirarsi dalla Convenzione di Ottawa. Ora hanno anche il precedente, ammantato di ragioni propagandistiche di difesa della democrazia, fino alla guerra mondiale.
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