Sul campo la situazione militare sul territorio siriano appare ancora estremamente confusa. Secondo quanto riferito dall’emittente saudita “Al Arabiya”, 40 veicoli russi sono stati dispiegati nelle aree di combattimento, tra gli appelli dei civili sfollati intrappolati nelle campagne meridionali e orientali di Aleppo. In precedenza, il ministero della Difesa russo ha annunciato che le proprie forze hanno lanciato attacchi congiunti con le forze di Al Assad contro le posizioni delle fazioni armate a Idlib, Hama e Aleppo.
Fonti militari siriane hanno detto a Reuters che milizie sciite stavano entrando in Siria dall’Iraq per aiutare le forze siriane a combattere i jihadisti. Vengono segnalati però raid aerei americani che hanno colpito basi delle milizie sciite che sostengono Asad ad al-Mayadin, un nodo strategico per i collegamenti con l’Iraq.
Le milizie jihadiste anti-Assad hanno annunciato di aver preso il controllo di altri 12 villaggi nella campagna settentrionale di Aleppo dopo le battaglie contro le Unità di protezione popolare curde (YPG).
Da una parte, le Forze Democratiche Siriane (SDF), sostenute dagli Stati Uniti, continuano le operazioni per evacuare i curdi assediati dalle milizie filo-turche ad Aleppo, mentre nel nord-est del Paese si cerca di garantire corridoi umanitari sicuri.
Anche su questo la situazione sul campo rimane confusa. Da un lato le SDF stanno affrontando pressioni crescenti sia da parte delle milizie filo-turche sia da altre fazioni armate, tra cui il movimento sunnita Syrian National Army, dall’altro le truppe governative siriane e le milizie loro alleate stanno respingendo un attacco lanciato dalle unità affiliate alle Forze democratiche siriane (Fds, coalizione di milizie a maggioranza curda sostenuta dagli Stati Uniti) nella campagna settentrionale del governatorato di Deir ez Zor, nell’est della Siria.
Sul fronte nord-occidentale, il gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham ha proposto alle milizie curde una tregua per concentrare gli sforzi contro il regime siriano. Tuttavia, le tensioni tra le diverse parti rendono difficile immaginare una pacificazione a breve termine.
Il piano diplomatico vede intensificarsi il dialogo tra Iran e Turchia
Il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araqchi ha fatto sapere di aver avuto consultazioni di buon livello con il ministro degli Esteri turco e di essere d’accordo con la Turchia sul completamento del processo di Astana. Il ministro degli esteri iraniano Araqchi ritiene che “Il sionismo abbia qualcosa a che fare con l’attività delle organizzazioni terroristiche e tutti non dovrebbero ignorare il ruolo sionista nella guerra civile in Siria”. Ribadendo il sostegno dell’Iran al governo e al popolo siriano, per Araqchi “le organizzazioni takfiri sono state ancora una volta attive nel nord della Siria e minacciano la sicurezza e la stabilità della Siria. Le organizzazioni terroristiche creano insicurezza e instabilità e portano alla morte di civili siriani”.
Dal canto suo il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan, annunciano che presto si incontrerà con il suo omologo iraniano nel quadro degli accordi di Astana, afferma che è sbagliato spiegare i recenti sviluppi in Siria con l’intervento straniero. “I recenti sviluppi in Siria sono causati dai problemi irrisolti negli ultimi 13 anni. L’incapacità di risolvere i problemi interni della Siria ha portato ai recenti scontri e il regime non ha ascoltato i nostri avvertimenti”.
Sulle relazioni nell’area, Fidan ha detto che “Siamo pronti a mettere in pratica tutto ciò che ci viene richiesto nell’ambito del processo di Astana”. Il ministro degli Esteri turco ha anche sottolineato che c’è una convergenza di vedute turco-iraniane sulla liquidazione dei gruppi terroristici. “Continueremo a cooperare con l’Iran nella lotta contro il terrorismo. Non permetteremo alle organizzazioni terroristiche di approfittare del clima di instabilità nella regione”. Ovviamente, tra queste, per Ankara il problema principale continua a essere il Pkk.
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