Aerei da guerra israeliani hanno lanciato attacchi aerei notturni che hanno provocato morti e feriti, nel nord di Gaza. Ciò fa seguito a una serie di massacri dopo l’annuncio di un accordo di cessate il fuoco, che dovrebbe entrare in vigore questa domenica.
Prima della mezzanotte, gli attacchi aerei israeliani contro le case di Yafa Street, a nord-est di Gaza City, hanno provocato morti e feriti tra i palestinesi.
Nel frattempo, il fuoco dell’artiglieria ha colpito anche le aree del quartiere di Zeitoun, a sud della città.
Negli ultimi due giorni, diversi quartieri di Gaza City sono stati sottoposti a pesanti bombardamenti, che hanno provocato decine di morti. Questo fa parte di una marcata escalation di attacchi israeliani in seguito all’annuncio dell’accordo di cessate il fuoco.
Nel sud di Gaza, gli attacchi aerei israeliani prima dell’alba di oggi hanno provocato morti e feriti nel campo profughi di Khan Younis e nella città di Abasan, a est della città.
Dall’annuncio del cessate il fuoco di mercoledì sera, gli attacchi aerei israeliani hanno provocato la morte di più di 80 palestinesi. In risposta agli attacchi israeliani le Brigate Al-Quds della Jihad islamica, hanno sparato alcuni colpi di mortaio contro le forze israeliane nel nord di Gaza.
Gli attacchi israeliani nonostante l’annuncio di una tregua sembrano rispondere a due input del governo Netanyahu.
Il primo è di carattere politico/vendicativo cioè impedire che l’accordo raggiunto venga festeggiato nelle strade dalla popolazione palestinese come una vittoria e che in giro per il mondo venga percepito come tale.
Il secondo è assicurare ai partiti della destra religiosa nel governo che la tregua sarà solo una sospensione temporanea del genocidio scatenato contro i palestinesi a Gaza, esattamente come richiesto dal ministro Smotrich per rimanere nella coalizione di governo.
L’accordo di tregua dovrebbe entrare in vigore domenica. Ci sono ancora 48 ore in cui tutto può accadere. E una volta rilasciati gli ostaggi israeliani il genocidio potrebbe continuare.
La domanda chiave che molti si pongono è se la tregua potrà durare. Sarà solo una pausa temporanea o porterà al cessate il fuoco permanente che i mediatori, i palestinesi e i paesi del Medio Oriente desiderano disperatamente? Su questo scenario come sulla questione cruciale di chi governerà la Striscia di Gaza una volta terminato il conflitto, non ci sono certezze. Né Israele, né gli Stati Uniti, né gli stati arabi vogliono che Hamas riprenda il controllo della Striscia, ma difficilmente potrà essere solo l’ANP a gestire Gaza. Un accordo tra Hamas e Anp appare inevitabile ma si scontra con il diktat contrario di Israele e USA e gli scontri crescenti tra le organizzazioni palestinesi e ANP.
Dalle petromonarchie del Golfo rispunta periodicamente il nome di Mohammad Dahlan come figura per un governo-fantoccio palestinese a Gaza, ma il personaggio è inviso a tutte le forze palestinesi.
Con l’arrivo al potere di Trump, Netanyahu e i suoi alleati di estrema destra è più probabile puntino ad annettere la Cisgiordania o ad alzare il livello della tensione con un Iran ormai indebolito, piuttosto che fare concessioni ai palestinesi.
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