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La NATO militarizza il Baltico per difendere i cavi sottomarini

Avevamo già previsto che la NATO avrebbe proceduto ad ampliare la cortina bellica intorno alla Russia, rendendo anche il Baltico un terreno dello scontro tra l’imperialismo euroatlantico e l’emergere di un mondo multipolare. E non era una profezia molto difficile da fare, viste le dichiarazioni fatte da Mark Rutte poche settimane fa.

La riunione degli otto alleati atlantici che sono toccati dal Baltico, organizzata a Helsinki da Finlandia ed Estonia in maniera congiunta, si è conclusa con il lancio dell’operazione Baltic Sentry, ovvero “Sentinella Baltica“. Le attività saranno poste sotto l’autorità del Comando Supremo Alleato in Europa, il generale Christopher Cavoli.

L’attenzione, come detto, è rivolta soprattutto alle infrastrutture fondamentali per le linee energetiche e internet poste sul fondale marino. I timori, in questo scenario, sono stati sollevati negli ultimi mesi dal danneggiamento di alcuni cavi sottomarini, la cui responsabilità è stata affibbiata a navi cinesi o a imbarcazioni della “flotta ombra” russa.

Concretamente, si tratta dello sforzo per una maggiore integrazione dei sistemi di sorveglianza dei vari paesi che si affacciano sul Baltico, e di impegnarsi in attività di pattugliamento che coinvolgeranno mezzi sia marittimi sia aerei. Allo stesso tempo, sarà anche un laboratorio per testare nuove tecnologie, “tra cui una piccola flotta di droni navali per fornire una sorveglianza e una deterrenza migliorate“.

Baltic Sentry, infatti, si svolgerà in collegamento anche con il Critical Undersea Infrastructure Network, la rete a cui ha dato vita di recente l’alleanza atlantica che coinvolge anche il settore privato nella ricerca di nuovi metodi e strumenti per rafforzare la protezione delle infrastrutture sottomarine.

Del resto, anche nel programma di investimenti strategici del Pentagono l’industria dei robot sottomarini era indicata come un settore chiave del futuro. Come abbiamo spesso sottolineato, ci troviamo di fronte a una mobilitazione totale e pervasiva dei sistemi occidentali verso l’escalation bellica, in cui la vita civile viene sottomessa alle esigenze militari.

Sempre Rutte ha reso chiaro, pochi giorni fa, che la guerra è l’unico orizzonte che prevede l’Occidente collettivo, e di certo i porti russi sul Baltico sono nodi da tenere sotto osservazione. Intanto, Svezia e Polonia hanno già dichiarato la loro piena adesione a Baltic Sentry, e dalla Lituania arrivano dichiarazioni molto pesanti.

Dobbiamo prendere il controllo del traffico marittimo“, ha sostenuto il ministro degli Esteri di Vilnius, Kestutis Budrys, “criminalizzare le violazioni e dispiegare le forze navali della NATO per affermare il nostro dominio e la nostra sicurezza nel Mar Baltico“. Parole che dietro la tutela di infrastrutture strategiche nascondono – nemmeno troppo bene – mire di potenza.

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1 Commento


  • Giancarlo Guardigli

    perché la Nato non ha difeso anche (invece di….) le condutture che portavano il gas in Europa??? La nato , che poi è l’ america, sempre in giro a cercare di innescare guerre. Loro sono portatori di guerre non di Pace.

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