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Gaza e Cisgiordania a metro quadro per palazzinaro Usa

L’immobiliare Trump sui cadaveri di Gaza?

I morti sono ancora a migliaia sotto le macerie di Gaza, distrutta all’80 per cento. In Cisgiordania si continua a morire. La diplomazia riesuma il sogno dei due Stati e della convivenza fra due popoli, ma la realtà disegna un futuro diverso: espansione delle colonie, espulsione progressiva dei palestinesi, sviluppo immobiliare di Gaza e addirittura ville sulla costa. Naturalmente per residenti ebrei.

Sopra i 50mila morti noti

Non sembri un cinico scenario su cinquantamila morti. (Molti di più, secondo altre fonti, fra cui la rivista britannica Lancet). È quanto si sta progettando, con miliardi di dollari pronta cassa e accordi fra società immobiliari, firmati con la benedizione degli sceicchi sauditi. Tutto documentato da fonti autorevoli come Bloomberg, Guardian, Reuters e Cnn e candidamente affermato da diretti interessati.

Insomma Gaza al metro quadro fa gola a molti, così come è interesse di Israele espandere le colonie, nonostante la dichiarazione di illegalità che ormai data da decenni.

Immobiliare ‘Casa Bianca’

E siccome parliamo di immobiliaristi, ecco il senso della sparata del presidente Donald Trump e dei piani dell’uomo chiave di questi progetti sul mattone, il genero Jared Kushner, il quale, proprio qualche giorno prima della cerimonia al Campidoglio, ha raddoppiato la sua partecipazione in una società finanziaria israeliana interessata all’espansione degli insediamenti in Palestina.

Nel frattempo, la Casa Bianca ha revocato le sanzioni decise dall’amministrazione Biden nei confronti dei coloni.

L’ala ebraica del clan Trump

Le autorità di regolamentazione finanziaria di Gerusalemme hanno dato il semaforo verde all’aumento delle quote di Kushner nella Phoenix Financial Ltd, società finanziaria e assicurativa israeliana, di cui Kushner è il maggior azionista.

Il passaggio di quote è avvenuto attraverso la Affinity Partners, società di private equity di Kushner, finanziata con un investimento di 2 miliardi di dollari dal fondo sovrano dell’Arabia Saudita. Affinity ha acquistato una quota del 4,95% della società di servizi finanziari da Centerbridge Partners e Gallatin Point Capital a 37,5 shekel (10,3 dollari) per azione, secondo quanto ha dichiarato a Bloomberg News un portavoce dell’Autorità israeliana per i mercati dei capitali, le assicurazioni e la sicurezza.

Usa su Israele senza confini

Kushner ha presentato l’accordo come un segno della fiducia della sua azienda nell’economia del Paese. «Investire in Phoenix nel luglio 2024 è stata una decisione fondata sulla mia fiducia nella capacità di ripresa di Israele e nei fondamentali dell’attività di Phoenix», ha dichiarato Kushner a Bloomberg News.

La Phoenix Financial ha fornito finanziamenti e assicurazioni per progetti di costruzione negli insediamenti israeliani in Cisgiordania e nelle alture occupate del Golan siriano. Gli investimenti della società riflettono i profitti che le aziende traggono dall’espansione degli insediamenti.

Macabro venditore senza decoro

Kushner, nel corso di una conferenza che ha tenuto all’università di Harvard qualche mese fa, ha inoltre dichiarato che «le proprietà sul lungomare di Gaza potrebbero essere molto preziose», aggiungendo: «È una situazione un po’ spiacevole, ma dal punto di vista di Israele, farei del mio meglio per spostare la gente e poi ripulire tutto». Alla vittoria di Trump, sono seguiti festeggiamenti tra i coloni e non è difficile capire perché.

Il resoconto dell’intervento è riportato dalla Harvard Gazette e altri media. Kushner ha inoltre detto che il governo di Benjamin Netanyahu è stato «intelligente nel muoversi deliberatamente» a Gaza, dopo il massacro del 7 ottobre.

Netanyahu tutore dei civili palestinesi

«Credo che Israele abbia fatto di tutto per proteggere i civili», ha aggiunto. Kushner – utile  ricordarlo -, ha ricoperto il ruolo di consigliere senior della Casa Bianca durante il suo primo mandato di Trump. E ha avuto un ruolo fondamentale negli Accordi di Abramo.

Kushner ha creato Affinity nel 2021, con il sostegno di investitori statali mediorientali, tra cui circa 2 miliardi di dollari dal Public Investment Fund dell’Arabia Saudita. L’anno scorso ha raccolto altri 1,5 miliardi di dollari dalla Qatar Investment Authority e da Lunate, con sede ad Abu Dhabi, portando il suo patrimonio in gestione a 4,6 miliardi di dollari.

Anticipazioni Bloomberg

Bloomberg aveva anticipato il 17 gennaio che Affinity potrebbe acquistare un’ulteriore quota del 4,95% della società di servizi finanziari. Il prezzo delle azioni di Phoenix è salito di oltre il 50% da metà luglio, quando la società di Kushner con sede a Miami ha annunciato l’accordo da 128,5 milioni di dollari per acquistare la sua quota iniziale del 4,95%, ha osservato Bloomberg.

Kushner e Bin Salman amiconi

Kushner ha stabilito una stretta relazione con il principe ereditario saudita Mohammad bin Salman (MbS) mentre era alla Casa Bianca. Secondo la Ong Who Profits, Phoenix possiede una quota dell’80% in un grande centro commerciale in un insediamento illegale di Gerusalemme Est e partecipazioni in varie società che operano in altri insediamenti.

Phoenix avrebbe anche contribuito a finanziare progetti eolici e solari in insediamenti israeliani illegali e ha fornito servizi finanziari ai consigli locali degli insediamenti, compresi quelli di Beitar Illit e Oranit in Cisgiordania.

Netanyahu investe nel Golan (siriano)

A dicembre, il governo di Benjamin Netanyahu ha annunciato che avrebbe investito più di 11 milioni di dollari per «incoraggiare la crescita demografica» nel Golan, che le forze israeliane hanno occupato per la prima volta nel 1967.

Israele si è mosso per espandere l’occupazione del territorio siriano nel Golan subito dopo che il governo siriano del presidente Bashar al-Assad è stato rovesciato dai militanti di Hayat Tahrir al-Sham (HTS), ex affiliato di Al-Qaeda, l’8 dicembre.

Secondo le Nazioni Unite, l’anno scorso i coloni sono stati responsabili di oltre mille attacchi contro i palestinesi – il più alto livello di violenza dei coloni israeliani mai registrato.

Esodo per la bibbia immobiliare Trump

All’evento all’università di Harvard, Kushner, secondo quanto riportato dalla Cnn, ha anche suggerito che gli 1,4 milioni di persone che si rifugiano nel sud di Gaza potrebbero essere trasferiti in Egitto o nel deserto del Negev, nel sud di Israele.

Secondo Cnn, le idee di Kushner sono fantasie, poiché gli egiziani non hanno intenzione di accettare un numero consistente di rifugiati palestinesi. Ma queste fantasie circolano, un tanto al metro quadro.

Con i palestinesi come con i ‘pellerossa’

Il ritmo di costruzione di nuovi insediamenti in Cisgiordania si è accelerato durante il mandato di Kushner, secondo dati dell’Associated Press, e l’amministrazione Trump non considera più illegali questi insediamenti. Si ricorda che la prima amministrazione Trump ha anche spostato l’ambasciata statunitense da Tel Aviv a Gerusalemme, cosa che le amministrazioni precedenti avevano evitato di fare perché anche i palestinesi considerano Gerusalemme come la loro capitale e i musulmani la considerano una città sacra.

All’Onu l’ala più aggressiva della nuova America

Come nota un’analisi di Ispi, tra le decisioni prese dal nuovo presidente eletto c’è la nomina dell’ambasciatrice all’Onu Elise Stefanik, la quale ha confermato il suo pieno sostegno alle rivendicazioni israeliane di diritti biblici sull’intera Cisgiordania. Stefanik ha criticato «il persistente pregiudizio dell’Onu contro Israele». «Gli Stati Uniti devono stare incondizionatamente con Israele all’Onu», ha affermato.

«Come ambasciatrice, lavorerò instancabilmente per contrastare gli attacchi unilaterali contro il nostro alleato più stretto e garantire che le Nazioni Unite rispettino il mandato di promuovere la pace e la sicurezza in modo equo».

Umanitario’ solo con gli amici e basta Cisgiordania

Altro elemento chiave della testimonianza di Stefanik è stato il suo impegno a rivedere e riformare l’allocazione dei finanziamenti degli Stati Uniti all’interno delle agenzie internazionali e ha criticato alcune agenzie (soprattutto Unrwa, l’agenzia per i rifugiati palestinesi, che Israele ha posto fuorilegge) per il loro sostegno ad attività che, a suo avviso, «promuovono l’antisemitismo e favoriscono il terrorismo».

L’Ispi ricorda anche che Mike Huckabee, nuovo ambasciatore di Trump in Israele, ha espresso sentimenti simili dichiarando che «non esiste una cosa chiamata Cisgiordania», dopo aver affermato, durante una visita in Israele nel 2017, che «non esiste un’identità palestinese».

Due Stati «disputa immobiliare»

Da parte sua, Kushner ha sostenuto che se alcuni Stati arabi avessero riconosciuto Israele, avrebbero investito a Gaza e in Cisgiordania, contribuendo a creare le condizioni per una soluzione a due Stati, soluzione che ha definito al Wall Street Journal una mera «disputa immobiliare».

Il Segretario al Tesoro del primo mandato di Trump, Steve Mnuchin, ha affermato che gli investimenti in Cisgiordania e Gaza «saranno come un’Ipo», sigla che indica un’offerta pubblica iniziale di azioni.

Come riportato dal Washington Post e alcuni media mediorientali, l’azienda israeliana Harey Zahav sta pubblicizzando sui social il progetto di nuove colonie nella Striscia. Sarebbero una dozzina le ville da costruire tra le macerie di Gaza. Lo slogan recita: «Svegliatevi, una casa al mare non è un sogno!». Un sogno che cancelli anche la memoria dei massacri.

Recuperare il costo della guerra anche in Ucraina

Del resto, dopo le macerie di ogni guerra, si pensa in un modo o nell’altro a ricostruire. E la ricostruzione comporta investimenti e profitti. Che poi ci guadagni anche la popolazione ferita e martoriata è tutto da dimostrare. I morti valgono al metro quadro anche in Ucraina. Da prima dell’invasione russa, sono in atto programmi di privatizzazione delle terre ucraine, di cui hanno beneficiato oligarchi ucraini e fondi d’investimento internazionali che metteranno le mani sul granaio d’Europa.

Oltre 17 milioni di ettari terreni agricoli sarebbe già sotto il controllo di Cargill, Dupont e Monsanto. Blackrock e JP Morgan hanno firmato protocolli d’intesa con Kiev per la ricostruzione dell’Ucraina, il cui costo sarà di cinquecento miliardi di dollari secondo stime della Banca Mondiale.

Da considerare inoltre che le principali aziende americane di armamenti continuano a trarre profitto dal prolungamento della guerra e ingrossare di conseguenza l’indebitamento dell’Ucraina e le spese militari dei Paesi Nato.

* da RemoContro

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