Contrariamente alle aspettative, nel primo colloquio tra le delegazioni ad alto livello di Stati Uniti e Russia a Riad, non è stata l’Ucraina il tema centrale delle discussioni che preparano il terreno ad un vertice presidenziale bilaterale vero e proprio.
Secondo l’agenzia Bloomberg in ballo c’è il ritorno di Mosca nel mondo che conta, la centralità di Washington che ormai passa sopra ad amici e parenti, i volumi d’affari reciproci che si possono costruire quando la guerra sarà indirizzata verso una conclusione che sì, certo, “dovrà essere accettabile da tutte le parti coinvolte” e sì, certo, “ci sarà un impegno costante con l’Ucraina e con i partner europei”, ma sono parole di circostanza che leniscono appena la ferita inflitta all’Ucraina e all’Europa – che i sauditi avevano invitato ma che Usa e Russia hanno rifiutato espressamente. La stessa visita di Zelenski in Arabia Saudita prevista per oggi è stata rinviata al 10 marzo.
Nei colloqui di Riad si tratta di “Gettare le basi per una futura cooperazione tra i due Paesi su questioni di reciproco interesse geopolitico e sulle storiche opportunità economiche e di investimento dopo la conclusione della guerra”.
“Tutte le parti devono fare concessioni”, ha detto il segretario di Stato Marco Rubio dopo quello che ha definito un ‘pre-negoziato’, nelle quattro ore e mezzo di faccia a faccia nella capitale saudita. “Ho ragione di credere che la parte americana abbia iniziato a comprendere meglio la nostra posizione”, ha detto Lavrov.
All’incontro erano presenti il ministro esteri e il consigliere della sicurezza nazionale sauditi in qualità di mediatori. Per gli Stati Uniti c’era il segretario di stato Rubio, il consigliere per la Sicurezza nazionale Waltz e l’inviato per il Medio Oriente Witkoff. Per la Russia il ministro degli Esteri russo Lavrov e il consigliere del Cremlino Ushakov. “Ottimismo sui mercati dell’energia. E’ come se la tregua a Kyev ci fosse già” titola oggi il quotidiano economico Il Sole 24 Ore.
Infatti, ma un po’ defilati, a Riad c’erano anche Kirill Dmitriev, il capo del fondo di investimento sovrano russo e l’immobiliarista statunitense Witkoff, fedelissimo di Trump.
A Riad statunitensi e russi hanno sostanzialmente concordato di “stabilire un meccanismo di consultazione per affrontare gli elementi irritanti per le nostre relazioni bilaterali con l’obiettivo di adottare le misure necessarie per normalizzare il funzionamento delle nostre rispettive missioni diplomatiche”.
Pare gli USA abbiano chiesto alla Russia di approvare Richard Norland per l’incarico di ambasciatore statunitense a Mosca. Si tratta di un diplomatico con 35 anni di esperienza, ha diretto le ambasciate statunitensi in Libia, Georgia e Uzbekistan e alla fine degli anni ’80 ha lavorato presso l’ambasciata americana in URSS.
Stati Uniti e Russia hanno concordato di ripristinare la quantità di personale delle ambasciate nei rispettivi paesi, che era stata limitata dalle sanzioni reciproche.
Il quadro che ne emerge apre contraddizioni a tutto campo. Appare evidente che gli USA di Trump guardino con interesse ad un rapporto con la Russia destabilizzante per l’Unione Europea ma soprattutto verso la Cina ritenuta il principale rivale strategico. E’ legittimo domandarsi se la Russia, dopo le ripetute trappole in cui è caduta nella “strada verso occidente”, rimetta in discussione le nuove relazioni internazionali costruite in questi anni di scontro frontale proprio contro quello che viene definito l’Occidente collettivo.
I governi europei ormai corrono come formiche impazzite per cercare di non rimanere tagliati fuori dal resto del mondo – hanno rotto con la Russia, adottano sanzioni contro la Cina, sostengono Israele tenendo a distanza il mondo arabo-islamico – e da una nuova possibile relazione speciale tra Usa e Russia.
Macròn, dopo il vertice a ranghi ridotti convocato a Parigi lunedi ne ha convocato un altro oggi – ma in video – con i paesi baltici e quelli rimasti fuori dall’incontro di lunedi. Ma, oltre a convergere sull’aumento delle spese militari, non si intravede una strategia.
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STEFANO MARATTA
aumento spese militari nel 2025, mentre lo stato sociale e welfare languono, possibilità di sforare il vincolo economico , ma solo per le armi. Questi nazi liberaldemocratici, NANI ridicoli, perchè è quello che sono hanno la faccia come il C….!!!!!!!!!!
Salomone
Chiamare alla piazza per la Pace e il disarmo europeo !!!!!!!!!!!
Salvatore
purtroppo con la classe dirigente di serie C che oggi governa l’Europa non possiamo fare altro che geopoliticamente essere considerati di serie C. Lo dimostra il fatto che nonostante quello che succede, la posizione Europea è sempre quella di voler sconfiggere la Russia, inseguendo continuamente i latrati dei paesi insignificanti baltici e della Von der leyen.
Mara
Io vorrei sapere che tipo di concessioni potrebbero fare gli Usa visto che formalmente ma solo formalmente non è coinvolta nel conflitto ucraino russo. quello che vedo è che potrebbe non dare armi a Zell. Ma questo riguarda il rapporto che gli Usa hanno con l’Ucraina.Invece chi ha tutto da concedere è la Russia che ha conquistato territori sul campo.. Mi sembra un rapporto asimmetrico. La Russia può fare concessioni, gli Usa astenersi solo dalle minacce.