Aerei da guerra israeliani hanno lanciato una serie di attacchi aerei martedì notte, prendendo di mira la città di Kisweh, situata a soli 20 chilometri a sud di Damasco, e altri siti nella provincia di Daraa.
I raid, riportati dai residenti locali, dai media siriani e dall’agenzia Reuters, hanno colpito installazioni militari, anche se i dettagli rimangono scarsi. Gli attacchi hanno fatto seguito a giorni di tensione, durante i quali la Siria ha condannato le azioni israeliane nella regione e ha chiesto il ritiro delle forze straniere. Resta da vedere se questi attacchi segnaleranno un’intensificazione del coinvolgimento di Israele in Siria.
Israele ha preso di mira al-Kiswah nella campagna di Damasco e nelle vicinanze della città di Izraa nella campagna di Daraa, nel sud della Siria, e le forze israeliane sono penetrate nel villaggio di Ain al-Bayda nella campagna di Quneitra, nel sud della Siria, secondo quanto hanno confermato fonti ad Al Jazeera.
I raid israeliani hanno preso di mira un sito militare appartenente al Ministero della Difesa siriano a Tal al-Hara, nella campagna occidentale di Daraa e un sito militare appartenente al Ministero della Difesa siriano. Le fonti hanno indicato ad Al Jazeera che le forze israeliane sono penetrate fino al confine amministrativo tra le province di Daraa e Quneitra nel sud della Siria e nell’area di Ain al-Bayda nella campagna di Quneitra nel sud della Siria. I bombardamenti israeliani sono avvenute mentre a Damasco si era conclusa martedi la prima conferenza di dialogo nazionale.
I siriani sono scesi in piazza lunedi nel sud della Siria per protestare contro l’espansione di Israele nel paese e le dichiarazioni del suo primo ministro secondo cui le forze armate siriane non possono muoversi a sud della capitale.
In un discorso tenuto domenica, Benjamin Netanyahu ha detto che non permetterà alle forze dei nuovi governanti siriani di “entrare nell’area a sud di Damasco”. “Prendete nota: non permetteremo alle forze di HTS o al nuovo esercito siriano di entrare nell’area a sud di Damasco”, ha detto, riferendosi al nuovo governo siriano e a Hay’at Tahrir al-Sham, il principale ex gruppo ribelle oggi al potere a Damasco.
Riunendosi nelle piazze delle province citate da Netanyahu, i siriani hanno espresso lunedì il loro fermo rifiuto di qualsiasi smilitarizzazione. “Netanyahu, porco, la Siria non è per la divisione”, hanno cantato a Daraa, insieme a “La Siria è libera, Israele vattene!”.
Nel frattempo, anche i manifestanti drusi del Golan hanno tenuto una manifestazione a Sweida, portando striscioni che respingevano l’invasione di Israele nella loro regione. “Il popolo di Sweida fa parte della Siria e non accetterà altro che lo Stato siriano. La legge siriana è la loro protettrice e garante dei loro diritti”, si legge su un cartello.
A Quneitra la gente ha esposto cartelli che sottolineavano la loro appartenenza alla Siria e il rifiuto di qualsiasi occupazione israeliana. La maggior parte della provincia di Quneitra è occupata da Israele dal 1967.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa