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La corsa allo spazio dell’UE contro Starlink… ma non senza problemi interni

Sul nostro giornale abbiamo reso sempre conto di come la nuova corsa allo spazio si stia intersecando con l’inasprirsi della competizione globale. E ciò vale sia che si parli della ricerca di materie prime, sia che si tratti dello sviluppo delle tecnologie dell’informazione e della loro sempre più importante applicazione a fini bellici.

Lo abbiamo visto in maniera chiara con Starlink e la guerra in Ucraina. Ma ora che l’illusione euroatlantica si è definitivamente rotta, e le classi dirigenti continentali vogliono provare a contare solo sulle proprie forze, Bruxelles deve trovare disperatamente un’alternativa ai servizi forniti dalla SpaceX, o per lo meno un percorso complementare.

Se fino a poco tempo fa si pensava che Giorgia Meloni potesse essere l’ariete degli interessi di Elon Musk nel Vecchio Continente (in un rapporto che si è però raffredato velocemente, almeno così scriveva Bloomberg un mese fa), ora i principali attori di questo settore ancora piuttosto vergine, dal punto di vista della normazione, scoprono le loro carte.

Qui rendiamo conto di due temi che sono comparsi nel dibattito pubblico degli ultimi giorni: l’attività Eutelsat e una costellazione italiana in orbita bassa (come è Starlink), annunciata dal ministro delle Imprese, Adolfo Urso. Per ora, lasciamo da parte Iris2, il sistema di satelliti geostazionari che dovrebbe entrare pienamente in funzione dal 2035.

Le caratteristiche di Iris2 lo rendono più adatto a scopi civili (trasmissione televisiva e comunicazioni mobili), mentre l’interesse è quello di rendere conto brevemente di progetti che dimostrano di avere importanti applicazioni militari. In un periodo del genere, sembra almeno necessario sapere di cosa si sta parlando, per capirne i risvolti.

Lo scorso 4 aprile Eva Berneke, amministratore delegato di Eutelsat, ha dichiarato a Reuters che la società fornisce il suo servizio internet satellitare ad alta velocità all’Ucraina da almeno un anno. Questo avviene attraverso un operatore tedesco, ed è stata proprio Berlino a finanziare il tutto, anche se Berneke si è rifiutata di commentare i costi.

Eutelsat è nata quasi mezzo secolo fa come organizzazione intergovernativa europea, poi privatizzata a inizio anni Duemila. Ha sede a Parigi, e opera in Italia attraverso la concessionaria Telespazio, società partecipata dall’italiana Leonardo (67% delle azioni) e dalla francese Thales (il restante 33%).

Ad oggi ci sono solo mille terminali che collegano Eutelsat ad utenti ucraini, ma Berneke è convinta che il numero aumenterà tra i 5 e i 10 mila nel giro di poche settimane. Annalena Baerbock, che guida il ministero degli Esteri della Germania, si è rifiutata di commentare la notizia, mentre rimangono i soliti dubbi su chi finanzierà l’espansione di iniziative future.

Non sappiamo ancora come l’UE, collettivamente o paese per paese, finanzierà gli sforzi futuri“, ha detto Joanna Darlington, portavoce di Eutelsat. Quello che è certo è che nel 2022 la società ha completato l’acquisto di OneWeb, unico attore europeo in grado di competere sulle costellazioni satellitari in orbita bassa, anche se rimane tuttora molto indietro rispetto a SpaceX.

In realtà, già dalla metà di quest’anno si prevede l’attivazione di EU GOVSATCOM, iniziativa parallela a Iris2, che vuole però garantire servizi di comunicazione satellitare alle autorità pubbliche nazionali, impegnate in attività riguardanti la sicurezza nazionale. Inizialmente si baserà sul coordinamento tra sistemi satellitari nazionali, mentre poi potrebbe svilupparsi un’infrastruttura spaziale ad hoc.

Sempre il 4 aprile il ministro Urso ha annunciato che il governo italiano sta valutando un proprio sistema satellitare per rispondere alle esigenze istituzionali riguardanti difesa e sicurezza. “Lo scorso anno – ha detto – abbiamo dato mandato all’Agenzia spaziale italiana di realizzare un primo studio di fattibilità sui tempi, le modalità e i costi, studio di fattibilità che ci è stato consegnato ed è incoraggiante“.

L’Agenzia spaziale italiana (ASI) ora dovrà verificare la capacità della filiera nazionale di raggiungere questo obiettivo. Tuttavia, Roma deve mantenere aperte varie interlocuzioni: non solo i costi di un’impresa del genere sarebbero nell’ordine dei miliardi di euro, ma i tempi per completarla sono tutt’altro che brevi.

Allo stesso tempo, non sono mancate le scintille tra l’ASI e Leonardo. Infatti, a fine marzo Leonardo, Thales e Airbus hanno presentato alla Commissione Europea un piano preliminare per riunire le loro risorse spaziali in un’unica società. Ipotesi di cui avevamo già reso conto sul nostro giornale alla fine dello scorso anno.

Sarebbe un’opportunità straordinaria per creare un ‘campione europeo’ che, attraverso la sinergia tra competenze complementari e le economie di scala, riesca per lo meno a stare a galla in questo settore fondamentale dell’innovazione. Un passo verso la centralizzazione ulteriore dei capitali a livello del Vecchio Continente.

Vedremo cosa risponderà l’Antitrust UE, date anche le resistenze già esposte dalla tedesca OHB, altro player del settore. Ma intanto, anche Marco Lisi Turriziani, inviato speciale per lo Spazio del ministero degli Esteri e membro del consiglio di amministrazione dell’ASI, ha espresso preoccupazioni al riguarda di un’operazione di tala portata.

Secondo Turriziani, sono innanzitutto tutte le Piccole e Medie Imprese (PMI) europee del settore le prime a subire un contraccolpo. Una filiera che comprende 400 imprese e vale 3 miliardi di fatturato nel nostro paese. Una filiera magari anche tecnologicamente avanzata, ma che di fronte al nuovo colosso Leonardo-Thales-Airbus non potrebbe nulla.

Alessandro Sannini, esperto di politiche economiche spaziali, riguardo questo nuovo soggetto ha detto: “sarebbe capace di dettare unilateralmente le condizioni di mercato, chiudere l’accesso ai grandi programmi e concentrare il know-how“. In sostanza, sarebbe quel ‘campione europeo’ che trasformerebbe davvero il mercato spaziale in senso monopolistico, o quasi.

Possiamo dire che, dunque, nel pieno della crisi delle prospettive dell’imperialismo UE, nel settore spaziale si va delineando in maniera chiara lo scontro tipico che contrappone il capitale multinazionale e la borghesia nazionale. Aspettiamo di vedere se questo si concluderà in favore del primo, oppure se l’azione congiunta di interessi nazionali e di altri grandi attori come OHB fermerà il tutto.

La tendenza, il tentativo di salto di qualità è però incontrovertibile. E a perdere saranno ad ogni modo i lavoratori.

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2 Commenti


  • Luca Bartolozzi

    per competere con Starlink ci vorrebbero dei geni capaci come Elon Musk, e nel momento in cui l’iniziativa parte da una decerebrata come la ministra degli esteri tedesca o altri funzionari euroinomani sappiamo già che sono destinati al fallimento come è stato per quei sbruffoni viziati di ArianeSpace. I discorsi sui satelliti europei fanno pena, anche in virtù della mancanza totale di lanciatori competitivi con SpaceX, a meno che il gioco sia sempre il solito: buttare miliardi in programmi europei inutili che portano a nulla e sprecano le nostre tasse, esattamente quello che è successo finora CON TUTTI I PROGRAMMI degli euroinomani, da Green New Deal a Next Generation EU


    • Redazione Contropiano

      oddio, pure i missili (i “lanciatori”…) di Musk spesso esplodono sulla pista…

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