Che la strada della guerra dei vertici euroatlantici contro la Russia sia a senso unico, ovvero verso il suo inasprimento, lo diciamo da tempo, nonostante il tentennamento sui missili a lungo raggio. Ora i guerrafondai del fronte Est della NATO hanno chiesto più fondi europei per rafforzare i confini con Mosca.
Infatti, Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia vogliono ottenere una quota maggiore di finanziamenti UE per costruire una rete di bunker, barriere, linee di distribuzione e magazzini militari lungo il confine con Russia e Bielorussia. Questo progetto si tratta dell’incontro di due programmi separati.
I paesi baltici avevano annunciato il piano per una ‘Linea di difesa baltica’ lo scorso gennaio, mentre a maggio la Polonia aveva lanciato un’iniziativa simile, chiamata ‘Scudo orientale’. Per questo venerdì scorso, nella città lettone di Daugavpils, i ministri della Difesa dei quattro governi si sono incontrati per discutere concretamente il da farsi.
Il rappresentante di Tallin, Hanno Pevkur, ha affermato che “una linea di difesa baltica deriva dalla situazione di sicurezza e supporta il nuovo concetto di difesa avanzata della Nato“, aggiungendo che “è estremamente importante coordinare le nostre attività con la Polonia“. Ma anche con Bruxelles, soprattutto quando si parla di soldi.
L’unione delle due proposte, “allo stesso tempo, rafforza la sicurezza dell’Unione Europea e la difesa militare dei suoi confini, ed è per questo che vediamo chiaramente che l’UE potrebbe anche sostenere finanziariamente il progetto“, ha continuato il ministro della Difesa estone.
Nella dichiarazione congiunta dell’incontro a Daugavpils si legge: “la guerra della Russia contro l’Ucraina ha dimostrato che la creazione di ostacoli fisici su un terreno aperto senza copertura difensiva naturale è fondamentale anche in una guerra tecnologicamente avanzata“.
Per questo il rafforzamento dei confini “rimane un’alta priorità che contribuisce al nostro impegno a difendere ogni centimetro del territorio della NATO“. I progetti dovrebbero partire nell’arco di qualche mese, e la Polonia conta di rendere operativa la linea difensiva già nel 2028, a dimostrazione di come la guerra non viene vista come un’ipotesi lontana.
I costi non sono ancora chiari, ma le previsioni parlano di 60 milioni per l’Estonia, 300 milioni per la Lituania e, mentre per la Lettonia non ci sono dati, la Polonia ha stimato un costo di ben 2,3 miliardi di euro. Non è stato reso pubblico il contributo che verrà richiesto a Bruxelles, che però continua a ribadire la necessità di fare la propria parte nell’Alleanza Atlantica.
Mark Rutte è appena subentrato a Jens Stoltenberg alla guida della NATO, e nel suo discorso di insediamento ha ribadito come “il legame transatlantico sia alla base della Nato“. Ha anche aggiunto che serve “fare di più in termini di difesa collettiva e deterrenza, dobbiamo investire di più e colmare le lacune di capacità e cercare di raggiungere tutti gli obiettivi“.
Se su alcuni temi USA e UE possono essere in competizione, con Rutte si cementifica l’intesa euroatlantica sulla guerra al multipolarismo. I progetti baltici e polacchi si inseriscono perfettamente in questa cornice.
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Salvatore
considerato tutto il desiderio dei moscerini dei paesi baltici di volersi misurare in una guerra con la Russia, è necessario che se la paghino. Auguri