Menu

Gaza vivrà, nonostante il silenzio e le complicità

Ciò che sta accadendo a Gaza dal 7 ottobre 2023 a fine aprile 2025 è un’aggressione imperialista colonialista di insediamento, non è una “guerra” tradizionale ma è un genocidio. Si tratta piuttosto di un piano sionista sistematico di genocidio e di sradicamento, messo in atto da Israele con la complicità degli Stati Uniti contro un popolo indifeso, sotto lo sguardo attento della comunità internazionale silenziosa e complice.

Oltre diciotto mesi di bombardamenti quotidiani, fame e distruzione sistematica hanno causato la morte di oltre settantamila palestinesi, tra cui decine di migliaia di bambini e donne, migliaia di dispersi sotto le macerie e più di centoventimila feriti, molti con ferite permanenti, in un contesto di completo collasso del sistema sanitario.

Ma i numeri da soli non bastano a esprimere la portata della tragedia. Oggi Gaza è senza vita, senza acqua, senza elettricità, senza carburante, senza cibo, senza medicine. Il mostro della fame, della povertà e delle malattie sta devastando i corpi di oltre due milioni di palestinesi, intrappolati in una piccola area che viene bombardata, affamata e assediata senza pietà.

Scuole e ospedali vennero trasformati in rifugi e poi in tombe o macerie e i mezzi di sussistenza fondamentali vennero deliberatamente distrutti, per imporre un’equazione tra resa e sfollamento.

Tutto questo non è una “risposta a Hamas”, ma piuttosto un attacco esplicito alla presenza/ esistenza palestinese, da una politica coloniale di insediamento, di sottomissione basata sullo sfollamento forzato e sulla pulizia etnica.

Le dichiarazioni dei leader dell’occupazione israeliana non nascondono più questa intenzione: “Non c’è futuro per i palestinesi a Gaza” e le richieste di deportazione nel Sinai o nella diaspora vengono ripetute in termini diretti e chiari. Alla luce di questa situazione, le posizioni delle istituzioni internazionali e nazionali appaiono impotenti e forse complici. Le dichiarazioni di preoccupazione non fermano i massacri, né restituiscono la vita a un bambino morto di fame o a una famiglia annientata sotto le macerie.

Ciò che sta accadendo oggi a Gaza è uno sterminio, un nuovo capitolo di una catastrofe in corso che non colpisce solo Gaza, ma l’intero popolo palestinese e ciò che resta della dignità palestinese e umana in questo mondo. Malgrado tutto, noi siamo qua, contro questo genocidio, insieme a lottare, dal fiume al mare contro il sionismo e l’apartheid, e la Palestina libera sarà. IL SILENZIO E’ COMPLICITA’.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

4 Commenti


  • Giorgio

    Innanzitutto, fin dalla mia giovinezza, ho sempre simpatizzato pienamente per la causa palestinese. All’epoca avevo come riferimento la corrente marxista di George Abbas all’interno dell’OLP di Arafat. All’epoca l’OLP era un’organizzazione prevalentemente laica, con tendenze di sinistra e poca tolleranza per gli atteggiamenti contrari all’emancipazione femminile da parte dei fondamentalisti musulmani. Ora, di fronte al genocidio subito dai palestinesi e alla connivenza e al sostegno delle potenze occidentali, mi sento disorientato dalla mancanza di risposta da parte delle organizzazioni progressiste e di sinistra occidentali. Non fraintendetemi: io stesso tendo a rimuginare in privato e a gridare parole arrabbiate alla televisione o a scrivere messaggi provocatori sui social media, ma tutto questo non basta. Anni fa, avrei marciato e manifestato senza sosta per porre fine a un simile orrore. Allora cosa sta succedendo che ci fa guardare dall’altra parte?


  • Giorgio

    seconda parte:
    In primo luogo, pur ammirando la tenacia di Hamas e la sua volontà di lottare fino alla fine, non posso identificarmi con la sua rigida interpretazione musulmana del ruolo e del posto delle donne nella società palestinese. Devo ammettere che se fossi una donna e fossi COSTRETTA ( e sottolineo costretta) a scegliere, preferirei vivere nell’Israele di Netanyahu piuttosto che nella Palestina di Hamas. É duro da ammettere ma nessuna donna con un minimo di autorispetto accetterebbe vivere dietro un velo o chiusa in casa senza autonomía e sotto stretta vigilancia del marito e degli altri uomini della famiglia. Per benévola che sia
    Questo, ovviamente, è il risultato della strategia israeliana di mettere i palestinesi gli uni contro gli altri. Hanno sostenuto segretamente Hamas a Gaza per aiutarlo a prendere potere e indebolire l’OLP. Tuttavia, questo non rende le opinioni di Hamas più accettabili ai miei occhi o a quelli di qualsiasi donna occidentale che sostenga la lotta palestinese. Lo stesso vale in gran parte per Ezbollah. L’indebolimento, l’addomesticamento e la corruzione della resistenza palestinese originaria, l’OLP, e l’ascesa di una forza combattente musulmana fortemente fondamentalista mi hanno reso meno propenso ad agire con la forza e la determinazione che questo inaccettabile massacro di innocenti richiede. È triste, ma non so come afrontare questa contraddizzione. Ogni aiuto e benvenuto


    • Redazione Roma

      La nostra solidarietà è verso il popolo e la resistenza palestinese non con questa o quella organizzazione, incluse quelle meno simili ai nostri progetti. Sulle caratteristiche del loro progetto di liberazione decideranno i palestinesi nei tempi e nei modi che vorranno e potranno adottare.


  • Enrico

    Nell”’israele di Netthanyahu non c’è spazio per i palestinesi, uomini o donne che siano! e, direi, anche nell’israele senza Nethanyahu!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *