300mila manifestanti hanno sfilato ieri in 260 piazze di Francia in occasione del primo maggio, dietro le parole d’ordine di “paix, liberté, solidarité”, con 100mila manifestanti solo a Parigi, più del doppio delle cifre attese dal ministero degli Interni.
Nella mattinata, l’attenzione si è rivolta su Dunkerque, dove i dipendenti dello stabilimento ArcelorMittal hanno manifestato contro il piano del gruppo di tagliare circa 600 posti di lavoro in Francia, di cui la metà a Dunkerque. Presenti all’appello diversi leader politici della sinistra del Front Populaire, tra cui Marine Tondelier (Les Écologistes), Fabien Roussel (PCF) e François Ruffin (ex-Insoumis) e Olivier Faure (segretario partito socialista).
A Parigi, invece, tra i vari preconcentramenti rituali, da quelli più di “movimento” a Place de Fête a quelli delle organizzazioni studentesche, spicca il presidio lanciato alle 12 in place de la République dalla famiglia di Aboubakar Cissé, brutalmente ucciso il 25 aprile in un’aggressione islamofoba nella moschea di Grand-Combe, all’età di soli 22 anni.
Il presidio, rilanciato da varie personalità della France Insoumise e dall’attivista Assa Traoré, ha seguito la commemorazione, tenutasi a Pont du Carrousel, dei 30 anni dall’omicidio razzista di Brahim Bouarram e Ibrahim Ali, quest’ultimo gettato nella Senna per mano di militanti del Front National mentre partecipava al corteo del primo maggio nel 1995.
Alle 14 in Place d’Italie si sono ritrovate tutte le sigle e le migliaia di persone che hanno risalito Parigi da sud a nord, arrivando fino a place de la Nation. In testa alla manifestazione, come di consueto, i vari spezzoni della CGT, divisi per dipartimento, per prima la CGT Île-de-France.
La piattaforma di rivendicazioni comune della CGT metteva in primo piano la questione della guerra e delle pensioni, ma anche l’aumento salariale e la lotta contro l’estrema destra, internamente e esternamente, con riferimenti alle politiche economiche trumpiane, in nome di solidarietà e cooperazione tra lavoratori a livello internazionale.
Tra gli slogan più ripetuti, “la retraite à 60 ans, on s’est battu pour la gagner, on se battera pour la garder”: nonostante il fallimento della conclave retraite, con la chiusura di Bayrou sul riabbassamento dell’età pensionabile, la questione delle pensioni rimane un nervo scoperto per lavoratori e sindacati, e rivendicazione comune delle forze di sinistra all’opposizione del governo. Dal tract comune della CGT:
«Quasi il 70% della popolazione, come la CGT, è favorevole all’abrogazione della controriforma delle pensioni, approvata nel 2023. Il governo è fragile: il precedente è stato rovesciato da una mozione di sfiducia. (…) Di fronte alla loro volontà di privatizzare le nostre pensioni giocandole in borsa attraverso la capitalizzazione, difendiamo il nostro solido e solidale sistema a ripartizione!»
Tra i vari spezzoni della CGT, quello dell’Union Départamentale 94 (che fa parte della Federazione Sindacale Mondiale, FSM) – partecipato da numerosi lavoratori e delegati immigrati e di seconde generazioni – ha messo al centro la questione della guerra imperialista e del ReArm Europe. Abbiamo avuto modo di parlare con Raphael Da Silva, delegato dell’UD CGT 94:
«per noi la questione della guerra è intimamente legata a tutte le altre questioni, perché vediamo bene come si trovano sempre i soldi per la guerra e per i padroni ma mai per rispondere ai bisogni, e quelli che alla fine pagano la guerra sono per primi i lavoratori, che sia per le condizioni di lavoro o addirittura per il fatto di andare a morire sul campo di battaglia. E oggi sentivamo l’esigenza di rimarcarlo, con uno striscione che mettesse in connessione la questione della guerra e dell’austerità, per dire che ci sono dei sindacati che si oppongono a questa corsa agli armamenti.»
Rispetto all’opinione dei lavoratori sulla guerra ha aggiunto: «la propaganda di guerra non è ancora al suo massimo, le persone sono naturalmente contro la guerra, quindi bisogna appoggiarsi su questo sentimento, per costruire dei rapporti di forza affinché l’intuizione della gente “non voglio la guerra” si trasformi in organizzazione e in azione antibellicista.»
A proposito della recentissima notizia delle notifiche di dissoluzione arrivate a due movimenti propalestina e antifascisti che hanno animato le recenti piazze francesi, Urgence Palestine e la Jeune Garde, Da Silva ha parlato della piega repressiva assunta dal governo Bayrou, un governo centrista che idealmente avrebbe dovuto contenere le spinte sociali e progressive in seno alla società francese:
“c’è una tendenza del governo a cancellare tutto, e in questo quadro si situano gli attacchi contro il movimento di solidarietà per la Palestina, che non erano ancora arrivati fino a questo livello di repressione, con addirittura una minaccia di dissoluzione.
Noi abbiamo un compagno delle industrie chimiche che si chiama Timothée Esprit, che è stato ingiustamente licenziato dal suo datore di lavoro, e vediamo come non è solo la questione di Timothée, di Urgence Palestine, o della Jeune Garde, è una questione che ci riguarda e riguarderà tutti, e in questo senso a mio avviso la CGT ha tutto l’interesse a fare fronte comune per opporsi a questa tendenza.”
Proseguendo lungo il corteo, numerosi cartelli contro guerra e molte bandiere della Palestina. Assenti all’appello bandiere ucraine, nonostante la piattaforma di lancio della piazza della CGT avesse “democraticamente” parlato in maniera equidistante di Ucraina e Palestina.
Tra le forze sindacali in piazza la CGT, la CFDT, Force Ouvrière, l’Union syndical solidaires, con una proporzione di numeri nettamente a favore della CGT. Tra i partiti, come sempre in fondo al corteo, tutte le forze politiche che compongono il Front Populaire, dagli insoumis, ai comunisti fino ai socialisti.
Non tutti però hanno avuto la stessa fortuna: se il discorso di Mélenchon ha infiammato la piazza a inizio corteo, i socialisti non se la sono passata benissimo, con varie contestazioni che hanno portato all’intervento delle forze dell’ordine, irrotte nel corteo a difesa del deputato Jérôme Guedj e degli altri rappresentanti socialisti (nella foto).
Molti giovani migranti in piazza, insieme ai collettivi che si sono mobilitati in questi mesi nel quadro della lotta per i diritti dei migranti, in particolare con la battaglia dei Jeunes de Belleville, “sans papiers” per lo più minori, sfrattati dall’occupazione alla Gaite Lyrique poco più di un mese fa. Partecipato anche lo spezzone del Collectif DES SANS Papiers DU 17ÈME.
Degna di nota la presenza in piazza dell’Union pour la Reconstruction Communiste (URC), nata in questi mesi dalla fusione di due organizzazioni comuniste strutturate a livello nazionale, l’ANC (Association national des Communistes) e il RC (Rassemblement Communiste), e particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Georges Abdallah.
L’URC ha rilanciato sulla giornata di dibattiti su decolonizzazione e imperialismo questa domenica, in occasione del 70esimo anniversario dalla conferenza di Bandung, con la partecipazione di varie organizzazioni internazionali, tra cui Solidarité Indonésie, Dynamique Unitaire Panafricaine (DUP), Ka Ubuntu e il Comité de Soutien à la Révolution aux Philippines (CSRP).
Anche Potere al Popolo! era presente in piazza con una delegazione, che ha marciato con il resto del corteo da Place d’Italie fino a Nation.
Alcuni momenti di tensione e cariche sui manifestanti, quando il corteo di testa formatosi davanti ai sindacati si è trovato bloccato dalla polizia a metà del percorso stabilito. Diverse intimidazioni poliziesche su militanti e partecipanti spuri anche a inizio e fine corteo.
Nonostante l’ombra del ricordo delle mobilitazioni del 2023 per le pensioni, complessivamente una giornata pienamente riuscita, che oltre a riconfermare la profonda coscienza “sociale” dei lavoratori e delle lavoratrici francesi, ha visto scendere in piazza una massiccia opposizione alla guerra e al riarmo, forse il primo significativo “no” popolare alla guerra dall’annuncio del piano ReArm Europe, che ricordiamo aver coinciso in Francia con il “no” di Bayrou sulla questione pensioni…
Prossimi appuntamenti sull’agenda sindacale: la CGT rilancia sul 5 giugno, ancora in piazza per le pensioni.
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