“La Germania è tornata!“, aveva affermato trionfante Fridrich Merz, a marzo, dopo l’accordo sulla riforma costituzionale, ottenuta facendo votare un Parlamento già sciolto (le elezioni si erano tenute il 23 febbraio, ma nel nuovo non avrebbe ottenuto la maggioranza dei due terzi).
Ma pochi – noi fra questi – avevano còlto in quelle sue parole una minaccia implicita al resto d’Europa, nonché ovviamente alla Russia.
Neanche due mesi dopo, varando il maxi-piano di riarmo tedesco, ha promesso una svolta, per rilanciare la stanca economia tedesca e per fare dell’esercito «la più potente forza armata convenzionale d’Europa», la Bundeswehr avrà «tutte le risorse finanziare di cui avrà bisogno».
Anche in questo caso pochi hanno fatto caso alla non piccola differenza tra “fare un grande esercito europeo” (che è per ora la linea ufficiale della UE secondo la dottrina Draghi-von der Leyen) e “fare l’esercito più potente d’Europa”, come direbbe un camerata di Orbàn o Le Pen. Quasi un addio alle pratiche sovranazionali che passano da Bruxelles per progettare un futuro da nuovo Reich dominante su un continente. Con nemico principale la Russia, come sempre, ma dopo aver ridotto all’obbedienza i partner perditempo e indebitati (che insomma non possono fare investimenti in armi così colossali come prevede Berlino).
E non sembra un dettaglio che questo “potente riarmo tedesco” sarà di fatto operativo – le armi vanno costruite o comprate, ci vogliono tempi non brevi – quando probabilmente il primo partito di Germania sarà la neonazista Afd, che va conquistando consensi proprio grazie ai bassi salari, i diritti del lavoro in ritirata, il welfare tagliato, ecc (se spendi per la armi, dice pure quel poco di buono di Mark Rutte – neosegretario della Nato – “devi tagliare la spesa sociale”).
Un risultato davvero molto “democratico”: una Germania nuovamente nazista e debitamente riarmata…
Per portarsi aventi col lavoro, Merz ha deciso anche di superare i vecchi limiti di utilizzo dei missili tedeschi Taurus da parte dell’Ucraina. Poi ha fatto marcia indietro nella retorica (dalla Russia erano filtrate le parole “Oreshnik” – i nuovi missili ipersonici non ancora intercettabili – e “Berlino”, insieme e con intenti non esattamente benevoli), ma è andato avanti nella pratica.
Nella sua prima visita ufficiale in Germania dopo le elezioni, Zelenskij ha infatti incassato la promessa di 5 miliardi di ulteriori aiuti e la costruzione in Ucraina della prima fabbrica d’armi tedesca, anche per assemblare i Taurus a più lunga gittata, esplicitamente mirati a «indebolire la macchina di guerra di Mosca».
«D’ora in poi non ci sarà più alcuna restrizione di gittata per le armi tedesche. In questo modo l’Ucraina sarà in grado di difendersi completamente, anche contro obiettivi militari situati al di fuori del suo territorio», riassume il cancelliere.
Non ci vuole un genio per capire che anche soltanto dire una cosa del genere – per tre anni evitata persino da Biden, che questo conflitto l’aveva voluto – significa dichiarare guerra, sia pure per interposto esercito. Anche perché tutti gli esperti di cose militari sanno che per indirizzare missili confezionati da altri – i tedeschi, nel caso dei Taurus – serve personale tecnico militare del “fabbricante”. Ossia la Germania.
Cosa peraltro ammessa dallo stesso comandante della Luftwaffe, il tenente generale Ingo Gerhartz, quando ha confermato che i dati di puntamento per i missili Taurus avrebbero dovuto essere programmati direttamente dallo staff tedesco.
Auguri per la fabbrica, dunque, visto come stanno andando le cose sul terreno. Appare molto probabile che non sfornerà mai il missile “numero uno”, diventando assai prima un bersaglio privilegiato dei migliori missili che i russi hanno a disposizione.
La reazione ufficiale di Mosca, affidata al ministro degli esteri Lavrov, è stata infatti secca: «Azione irresponsabile. Non è altro che un tentativo per costringere gli ucraini a continuare a combattere. Così la Germania affossa gli sforzi per trovare una soluzione diplomatica al conflitto».
Quella non ufficiale, come sempre, è stata affidata a figure meno note, ma non proprio di secondo piano.
Il presidente russo del Comitato di difesa della Duma di Stato, Andrey Kartapolov, ha osservato che la Russia potrebbe potenzialmente colpire non solo le postazioni di lancio dei Taurus, ma persino “qualunque sia il luogo da cui i Taurus vengono portati“. Vago, ma proprio perciò molto ruvido…
Resta perciò la domanda: quanto può essere stupido un governante che si muove in questo modo – praticamente da solo in Europa, visto che anche i “volenterosi” stanno per ora “marcando visita”, e proprio quando la superpotenza Usa si va sfilando, se non altro, da un incremento di forniture per Kiev – contro una potenza nucleare dotata di quasi 6.000 testate?
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Ta
Quos vult Iuppiter perdere dementat prius…
Molko
Ci auguriamo siano solo minacce del colonnello Merz alias Eichmann se così non fosse la retaliation russa potrebbe colpire il suolo germanico con esiti imprevedibili
kh beyer
In Deutschland gibt es nur eine Verfassung. Die der DDR. Die wurde zwei Jahre im Volk und in allen Kollektiven diskutiert und verabschiedet.
C”è solo una costituzione in Germania. Quella della DDR. È stato discusso e adottato dal popolo e da tutti i collettivi per due anni.