Francia tra storia, geografia e illusioni
«A marzo – scrive il Financial Times – Macron ha chiesto a Bayrou di elaborare delle opzioni per aumentare la spesa militare, mantenendo nel contempo le promesse di riduzione del deficit. Bayrou non lo ha fatto, affermando che sta ancora lavorando al bilancio 2026, un ritardo che ha irritato Macron, hanno affermato persone vicine al Presidente. Macron – aggiunge FT – ha escluso l’aumento delle tasse, affermando invece che sono necessarie ‘scelte difficili e coraggiose’, per consentire una maggiore spesa militare».
Chiaro che Macron sta solo facendo uno sfacciato gioco di prestidigitazione politica. O, detto in modo meno raffinato, un pacchiano gioco delle tre carte. Non dice infatti (né dà alcuna traccia) al povero Bayrou, dove caspita andare a reperire le ‘risorse finanziarie monstre’, previste nei suoi napoleonici piani di riarmo.
Piani che, evidentemente, nei sogni di Macron sono un ricordo dei fasti del tempo che fu, quando la Grand Armèe aveva alle spalle risorse, marescialli e teste pensanti. Ma oggi, il quadro è brutalmente diverso e il Paese, semplicemente, non si può permettere di finanziare allegramente le sbruffonate macroniane. E questo il Presidente lo sa, da lunga pezza.
Allarme della storia internazionale
Glielo hanno fatto notare alleati e avversari ma, soprattutto, ha lanciato l’allarme la stampa specializzata internazionale. Ecco ciò che ha scritto l’Economist qualche mese fa: «La Francia rischia danni irreversibili a causa della spesa eccessiva, avverte il Primo Ministro François Bayrou, che sollecita il risanamento delle finanze pubbliche.
Il Paese si trova di fronte a un abisso di bilancio ‘colossale’ e un nuovo governo fragile dovrà cercare di tappare il buco. Velocemente. D’altro canto, quando entrano in ballo i numeri, tutti i politici, anche quelli più supponenti e convinti della loro ‘illuminazione’, devono tacere e ascoltare.
«Macron ha chiesto che il bilancio militare annuale aumenti dal 2% circa della Produzione nazionale al 3-3,5%, – riporta il Financial Times – il che implica un raddoppio della spesa annuale rispetto ai livelli dell’anno scorso, arrivando a 100 miliardi di euro nel 2030… Ma i legislatori e gli analisti si chiedono se la Francia riuscirà a mantenere le promesse, dato che il governo di minoranza sta faticando a mettere insieme e ad approvare un pacchetto fiscale per ridurre i deficit tra i peggiori della regione. Clément Beaune, ex ministro e alleato di Macron, attualmente a capo di un think tank governativo, ha condotto un’analisi da cui emerge che sarebbe necessaria una spinta radicale per reperire i fondi per la difesa».
‘All’armi’, ma chi paga? Sempre Pantalone?
E qui casca l’asino, come in tutti gli altri Paesi europei che si stanno legando, a filo doppio, all’ormai invincibile complesso militare-industriale.
«Dato il nostro punto di partenza peggiore in termini di debito, dovremo impegnarci di più rispetto ad altri Paesi», ha scritto Beaune. «In Francia, e questo è probabilmente diverso che altrove, non possiamo tornare indietro sui nostri obiettivi di riduzione del deficit, né possiamo aumentare le tasse perché sono già molto alte».
Questo significa che le risorse per le armi, stante la crescita minima, potranno arrivare solo da tagli ad altri settori della spesa pubblica (già ridotta all’osso nelle prestazioni sociali) e da prestiti. Ma questo non farà altro che far lievitare la spesa per interessi, come un cane che si morde la coda.
«La Francia ha accumulato un debito pubblico enorme – sostiene il FT – raggiungendo un rapporto debito/Pil del 113% lo scorso anno, dietro solo a Grecia e Italia. Anche il deficit di bilancio era tra i più alti, attestandosi al 5,8% del PIL alla fine del 2024, ben al di sopra del limite UE del 3%. La situazione mette Macron in difficoltà…
Secondo i piani di riarmo, la spesa annua, escluse le pensioni, dovrebbeaumentare da 36 miliardi di euro nel 2019 a 67,4 miliardi di euro previsti nel 2030, ovvero di quasi il 90%. Gli esperti hanno avvertito che i guadagni derivanti da questa spesa saranno almeno in parte erosi dall’inflazione».
Francia atomica in offerta speciale
«La Francia – aggiunge il Financial Times – deve investire per mantenere le sue testate nucleari, i sottomarini, i caccia, una portaerei e circa 200 mila effettivi. Vuole anche reclutare più riservisti. La capacità nucleare rappresenta circa il 13% del budget complessivo per le attrezzature».
Tuttavia, questo sforzo, nonostante il costo esorbitante e pressoché insostenibile per le casse dello Stato, ha sollevato molte critiche per la sua effettiva utilità.
«Le forze di difesa francesi, su una scala ridotta rispetto ad altre, sono incapaci di sostenere una guerra prolungata», ha affermato Élie Tenenbaum, esperto di difesa presso il think tank Ifri di Parigi.
Ma le critiche non si fermano qui. Qualche analista ritiene assurdo impegnarsi a spendere di più ‘senza una strategia’. Macron, intanto, spinge a Bruxelles affinché vengano adottati provvedimenti per un riarmo accelerato.
Ha chiesto meccanismi comuni di prestito, utilizzati durante la pandemia di Covid-19, ovvero programmi e acquisti di armi congiunti. È uno dei ‘testimonial’ più zelanti della militarizzazione europea e ritiene che le nuove politiche annunciate dalla Commissione europea a marzo siano troppo limitate.
«Si basano in gran parte sull’aumento del debito nazionale – spiega il Financial Times – e questo non gli va». Innanzitutto, perché è una strategia che non aiuterà i Paesi che hanno già un debito elevato» e poi, aggiungiamo noi, perché non permette di avere a disposizione molte risorse per massimizzare la spesa.
Armarsi è diventato virtuoso
Certo, secondo il piano UE, i Paesi possono ottenere deroghe temporanee ai limiti posti all’indebitamento per la difesa. Armarsi, nella civilissima Europa è cosa buona e giusta, che va premiata. Magari anche a costo di grattare i fondi desinati ad ammalati, bambini, pensionati e invalidi. Ma nel caso di Macron esiste anche qualche motivo di ‘orgoglio nazionale’.
«C’è il rischio significativo che la Francia venga superata dai Paesi vicini, come Germania e Polonia, che stanno lavorando duramente per aumentare rapidamente la spesa militare», ha affermato Tenenbaum.
Dunque, una macabra corsa della morte. Una gara blasfema, in cui la maturità e l’efficienza di un Paese si misurano dal numero e dalla qualità degli strumenti prodotti, che ammazzeranno altri esseri umani.
* da RemoContro
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