Gli italiani ormai non si fidano più dell’Unione Europea. Nei mesi della pandemia la fiducia verso le istituzioni comunitarie è crollata al 28%, raggiungendo il livello più basso in Europa. Emerge dall’ultimo Eurobarometro della Commissione Ue.
Rispetto all’ultima rilevazione dell’autunno 2019, la fiducia degli italiani è crollata ulteriormente di quasi dieci punti percentuali. E questo nonostante tutta la grancassa suonata sul Recovery Fund e “gli sforzi straordinari” annunciati per fare fronte alla crisi. Insomma la improvvisa “generosità” di Bruxelles non è servita a rovesciare l’idea che è enuta crescendo di una Unione Europea come problema se non addirittura come nemico.
Interpellati sulla propria soddisfazione per le misure Ue contro la pandemia, il 58% degli italiani si è detto insoddisfatto, facendo segnare il quarto risultato peggiore nell’Unione. Dopo gli italiani, i livelli di fiducia più bassi si registrano in Francia (30%) e Grecia (32%). I picchi si osservano invece in Irlanda (73%) e Danimarca (63%).
Si conferma e si peggiora così il sentimento eurocontrario – definirlo euroscetticismo diventa una banalità – già rilevato a dicembre dello scorso anno e in situazione pre-pandemia.
A dicembre 2019 soltanto il 37 per cento degli intervistati in Italia riteneva infatti che l’appartenenza all’Unione europea fosse una cosa positiva. È la percentuale più bassa insieme a quella registrata in Repubblica Ceca (dove però le persone che ritengono negativa l’appartenenza all’Ue sono di meno).
L’Italia, che fino a dieci anni fa era il campione dell’europeismo acritico, negli ultimi anni ha invece virato verso quello che viene chiamato euroscetticismo. Nel 2019 è stata la prima volta che ha occupato l’ultimo posto da quando nel Parlemeter viene rilevata la popolarità dell’Unione. Nel sondaggio del 2018, quando nel resto del continente questo indicatore raggiungeva i livelli più elevati dal 1989, attestandosi al 62 per cento, Italia era risultata penultima.
Nel 2019 la percentuale di intervistati europei che ritiene positiva l’appartenenza all’Ue era scesa di 3 punti al 59 per cento. Ma in Italia era andata ancora peggio, passando dal 42 al 37 per cento. Ed oggi, nel 2020 e dentro la pandemia, questa percentuale è scesa ancora, anzi è crollata, al 28%.
La contraddizione apertasi nel 2011 – e che ha cominciato a incrinare lo stolido e suicida europeismo liberale – è diventata voragine. Il dramma è che la “sinistra” in Italia o si appiattisce su un europeismo che la gente non capisce più, anzi vede con ostilità, oppure si gingilla su un internazionalismo indefinito e indefinibile che non produce proposte alternative. Fortuna che la destra italiana è troppo stupida per approfittarne seriamente. Il che non significa lasciargli il campo aperto e facile da tracciare.
L’Unione Europea è un nemico del popolo e dei popoli, per questo va smantellata indicando, semmai, altre ipotesi di integrazione regionale fondate su parametri del tutto alternativi.
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