Sono ormai migliaia i manifestanti scesi in piazza in numerose città degli Stati Uniti la scorsa notte per protestare contro le autoritarie politiche del presidente Trump e le operazioni dell’Agenzia federale per l’immigrazione e le dogane (Ice).
Le proteste, iniziate venerdì della scorsa settimana a Los Angeles, si sono estese ad altre città dopo che l’amministrazione ha disposto la mobilitazione della Guardia nazionale e dei Marine in California e imposto il coprifuoco in città. Un pò ovunque compaiono i cartelli con scritto sopra “Fuck the Ice” o “Chinga la Migra” (fotti la polizia addetta all’immigrazione, ndr).
A Seattle, nello Stato di Washington, la polizia ha arrestato otto manifestanti durante una dimostrazione contro l’Ice e nonostante che questi avessero marciato pacificamente dal Campidoglio fino al centro cittadino.
La situazione si è fatta più incandescente in serata quando alcuni individui hanno incendiato un cassonetto. La polizia ha riferito di essere stata bersagliata con bottiglie, sassi e pezzi di cemento mentre attendeva l’arrivo dei vigili del fuoco.
Anche a Spokane, sempre nello Stato di Washington, è stato dichiarato lo stato d’emergenza e imposto il coprifuoco. La polizia ha effettuato oltre 30 arresti, utilizzando gas lacrimogeni per disperdere la folla.
A Las Vegas la polizia ha dichiarato illegale un concentramento nei pressi del tribunale federale e ha ordinato lo sgombero dell’area, minacciando arresti.
A New York centinaia di manifestanti si sono radunati a Manhattan e anche qui la polizia ha effettuato alcuni fermi.
In Texas è stata mobilitata la Guardia nazionale in diverse località in vista di nuove proteste.
Nel Missouri due cortei si sono svolti a Saint Louis, mentre in Colorado il sindaco di Denver, Mike Johnson, ha dichiarato all’emittente “Cnn” che la città registra proteste quasi settimanali dall’inizio del mandato di Trump.
Altre proteste si sono verificate anche a San Francisco, Chicago, Dallas, Filadelfia, Indianapolis, Milwaukee, Boston, Atlanta e Washington.
A Los Angeles, intanto, la polizia ha dichiarato non autorizzata una manifestazione davanti al municipio prima dell’entrata in vigore del coprifuoco. La stessa “Cnn” ha riferito dell’arresto di circa 20-30 persone. Come noto le proteste sono esplose dopo le retate contro gli stranieri condotte dall’Ice nei giorni precedenti, durante i quali decine di persone sono state fermate, anche nei luoghi di lavoro.
La rivista National Review, rispondendo all’irritazione manifestata dai trumpiani, titola che “La bandiera messicana è lo stendardo confederato delle rivolte di Los Angeles”.
“Voglio che la gente capisca che sono orgoglioso di chi sono. Non mi vergogno di essere messicana, e di certo non mi vergogno dei miei genitori. E voglio che sappiano che non li rifiuterò” afferma una ragazza che partecipa alle manifestazioni. Molti dei giovani che stanno marciando sono cittadini statunitensi, sono di seconda, terza generazione, forse sono i primi ad essere nati in questo paese. Sono cittadini statunitensi per nascita.
L’amministrazione Trump ha rivendicato la decisione di mobilitare la Guardia nazionale e i Marines a Los Angeles. Il segretario alla Difesa, Pete Hegseth, ha riferito al Congresso che l’ordine firmato sabato scorso da Trump mira a creare un precedente per interventi simili in altri Stati. “Si tratta anche di prevenzione. Se altrove si dovessero verificare rivolte o minacce alle forze dell’ordine, avremo la capacità di intervenire rapidamente”, ha detto Hegseth, criticando il governatore della California, Gavin Newsom.
La procuratrice generale Pam Bondi ha confermato che l’amministrazione Trump “non ha paura di andare oltre”, lasciando intendere che il ricorso alla Legge sull’insurrezione, che consente al presidente di impiegare l’esercito per sedare rivolte interne, resta un’opzione sul tavolo.
L’amministrazione Trump sta esortando un giudice federale a respingere il tentativo del governatore della California Gavin Newsom di impedire ai militari di sostenere le attività di controllo dell’immigrazione a Los Angeles, definendo la causa una “grossolana trovata politica” e avvertendo che l’ordine restrittivo che Newsom vuole metterebbe in pericolo il personale federale.
Il giudice distrettuale di San Francisco, Charles Breyer, la cui nomina risale ai tempi di Clinton, terrà un’udienza pomeriggio sulla richiesta di Newsom.
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