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La Cina paciera del Sud del mondo

Venerdì 30 maggio è stata firmata a Hong Kong la convenzione che ha istituito l’Organizzazione internazionale per la mediazione (IOMed), il primo organismo inter-governativo che si occupa di risolvere le controversie internazionali unicamente attraverso la mediazione, evitando cause e arbitrati.

Il trattato che ha dato vita alla IOMed è stato sottoscritto da 33 paesi fondatori, mentre hanno partecipato alla cerimonia inaugurale rappresentanti di altri 52 stati, oltre a una ventina di organizzazioni internazionali. Nata su iniziativa di Pechino, la IOMed si propone di risolvere in “armonia” e grazie a soluzioni “win win” le controversie tra statitra stati e investitori internazionali, e i conflitti commerciali internazionali.

Con l’Organizzazione internazionale per la mediazione, che avrà sede nell’ex colonia britannica – che ha un sistema giudiziario basato sulla common law, indipendente da quello della Repubblica popolare cinese – Pechino prova ad aggiungere un altro mattone all’edificio della sua nuova governance globale. Infatti, se è vero che – così come la Asian Infrastructure Investment Bank con la Banca mondiale – la IOMed ufficilmente si “affiancherà” alla Corte internazionale di giustizia (Icj) e all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), è altrettanto vero (basta scorrere la lista dei paesi fondatori e leggere i princìpi ispiratori) che, di fatto, essa si pone come “alternativa” alle istituzioni similari più consolidate.

A testimonianza dell’importanza che Pechino dà alla neonata organizzazione, alla cerimonia di presentazione ad Hong Kong ha partecipato Wang Yi, ministro degli esteri e influente membro dell’ufficio politico del Partito comunista cinese. Wang ha invitato a:

sostenere l’imparzialità, la giustizia e l’equità, sottolineando il vero spirito dello stato di diritto, garantendo sia la giustizia procedurale che quella del risultato, migliorando la partecipazione dei paesi in via di sviluppo, rendendo i meccanismi internazionali di risoluzione delle controversie più equi e vantaggiosi per tutti e migliorando la rappresentanza e la voce del Sud del mondo nella governance internazionale.

Così come con altre iniziative degli ultimi anni – la Belt and Road Initiative, la Shanghai Cooperation Organization, i BRICS, la Aiib, la New Development Bank, etc. – la Cina mira ad attrarre il cosiddetto “Sud globale”, fornendogli strumenti in grado, nel medio periodo, di soppiantare lo scricchiolante ordine liberale a guida statunitense con un nuovo ordine multipolare nel quale gli interessi commerciali ed economici della Cina siano meglio tutelati.

L’influenza e l’efficacia della IOMed saranno tutte da verificare. Tuttavia il suo lancio – dopo tre anni di trattative – coincide con l’offensiva protezionistica di Donald Trump: per Pechino la fase è decisamente propizia per rilanciare il suo “appeal” internazionale, soprattutto tra i paesi emergenti.

Secondo Daryl Ng, vicepresidente del Sino Group e presidente fondatore della Hong Kong-Asean Foundation:

Grazie alla IOMed, Hong Kong potrà fungere meglio da centro di riferimento per la mediazione nel Sud del mondo, dove governi e aziende necessitano da tempo di una piattaforma neutrale e credibile per affrontare le controversie legali transfrontaliere. Sebbene inizialmente l’istituzione sarà probabilmente orientata alla tutela e al rafforzamento degli investimenti internazionali, in futuro potrà affrontare anche aree più complesse di controversie internazionali.

La IOMed dovrà favorire l’avanzata globale delle compagnie cinesi (e gli investimenti stranieri in Cina), nonché il commercio bilaterale con paesi che hanno contesti giuridici e norme spesso molto diverse da quelle cinesi. In caso di contenziosi con questi stati, l’Organizzazione internazionale per la mediazione potrà permettere di risparmiare tempo e denaro, risolvendo le dispute in via amicale, dopo che le due parti abbiano consensualmente avviato il percorso di mediazione.

Tutti gli occhi sono puntati sulla possibilità che il nuovo organismo globale rafforzi la posizione di Hong Kong nei confronti di Singapore, che – senza “appoggiarsi” a un organismo internazionale ad hoc – alla Cina è servita soprattutto per mediare le controversie coon il Sud-est asiatico e l’India, attraverso la Convenzione di Singapore sulla mediazione, entrata in vigore nel settembre 2020 e alla quale hanno aderito 58 paesi, tra cui anche la Cina e gli Stati Uniti.

La nuova Organizzazione internazionale per la mediazione invece dovrebbe avere da Pechino un mandato a 360 gradi, proponendosi come alternativa alla Wto e alla Icj.

* da Rassegna Cina

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1 Commento


  • Luca Spinelli

    Iniziativa interessante, soprattutto in un contesto in cui gli attuali organismi internazionali sembrano sempre più delegittimati. Ma riuscirà la IOMed a essere davvero percepita come “neutrale” dai paesi coinvolti? Curioso di leggere opinioni diverse su questo.

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