Il primo agosto, nel giorno dell’anniversario dell’Insurrezione di Varsavia, il vice primo ministro e capo del Ministero della Difesa Władysław Kosiniak-Kamysz è volato a Seul per mettere la firma su un contratto da 6,5 miliardi di dollari nel settore della Difesa.
La Polonia aumenta l’acquisto di carri armati sudcoreani
“Stiamo ripristinando la produzione di carri armati in Polonia!”, ha scritto sul suo profilo X il ministro. “Abbiamo firmato uno dei contratti più grandi, che rafforzerà significativamente il nostro esercito”, ha continuato Kosiniak-Kamysz, che in Corea del Sud ha ufficializzato l’acquisto da parte di Varsavia di 180 carri armati K2PL (versione del K2 personalizzata per la Polonia).
Questo accordo segue e amplia quello già firmato nel 2022, del valore di circa 3,4 miliardi di dollari, nell’ambito di un più ampio programma di modernizzazione delle forze armate polacche, noto come “Programma Tank”.
Più carri armati di Francia, Germania, Gran Bretagna e Italia messi insieme
Grazie a questa collaborazione con la Corea del Sud, entro pochi anni la Polonia avrà più carri armati di quelli a disposizione diFrancia, Germania, Gran Bretagna e Italiasommati insieme, i quali hanno all’appello un totale di circa 950 tank.
Oggi solo due membri Nato in Europa, ossia Grecia e Turchia, hanno più carri armati della Polonia: la Turchia con circa 2.200 esemplari e la Grecia attesta a 1.200 (di cui molti obsoleti). Tra il 2030 e il 2035, Varsavia potrà contare su circa 1.500-1.600 tank rispetto agli 800 stimati attuali.
Una partnership a tutto tondo
“Oltre ai carri armati, stiamo ordinando 81 veicoli di trasporto truppe e li stiamo includendo nel lavoro di progettazione della società Polish Armaments Group”, ha dichiarato il ministro. “Il contratto comprende anche il trasferimento di tecnologia, un pacchetto di formazione e logistica e la consegna di una fornitura significativa di munizioni”.
Un “alleato modello” per la Nato
Non è passato inosservato come a inizio 2025, il segretario alla Difesa degli Stati Uniti Pete Hegseth abbia definito la Polonia come un “alleato modello della Nato”.
Gli Stati Uniti non a caso sono un partner commerciale di prim’ordine della Polonia, che negli ultimi anni ha acquistato dagli States 250 carri armati Abrams nella versione avanzata per un valore di 6 miliardi di dollari, 4 batterie Patriot antimissile e antiaereo per $4,75 mld, 32 caccia F-35A per $4,6 mld, 96 elicotteri Apache per $12 mld, 20 sistemi Himars per lancio di artiglieria per $400 mln, e poi droni, veicoli da trasporto e munizionamento vario per circa altri $2 mld.
Il ruolo dell’Ue nel riarmo della Polonia
Pochi giorni fa 18 paesi europei hanno presentato le loro richieste di prestiti emessi dalla Commissione europea per finanziare i progetti di riarmo. Ebbene, dei €150 miliardi che la Commissione intende racimolare sui mercati, la Polonia ha presentato piani di finanziamento per ben 45 miliardi, praticamente un terzo del totale.
Ovviamente, lo Strumento di azione per la sicurezza in Europa (Safe) non è che una parte degli €800 miliardi totali previsti dal piano ReArmEu, valore attivabile con l’uso della clausola di salvaguardia che permette ai membri Ue la spesa in deficit per la Difesa andando anche oltre il rapporto del 3% del Pil fissato dal Patto di Stabilità, come sta facendo la Germania.
L’obiettivo è la Russia
“Vogliamo che i fondi di questo programma servano a rafforzare le capacità chiave delle Forze armate polacche e i nostri programmi di sicurezza, compreso, tra gli altri, il programma Scudo orientale”, aveva dichiarato riguardo il Safe Kosiniak-Kamysz, facendo esplicito riferimento al programma militare lanciato nel 2023 e alimentando la retorica contro la crescente “minaccia russa”.
La Polonia assume sempre più il ruolo di baluardo yankee sul fronte orientale europeo, grazie anche ai 300.000 effettivi a disposizione delle forza armate polacche (di cui 215.000 in servizio attivo con 100.000 fanti), il secondo esercito più grande d’Europa dietro la Turchia, il più grande dell’Unione Europea davanti a Francia e Italia, e il quarto in ambito Nato dopo gli Stati Uniti.
Se la Ue diventa a trazione orientale
La debolezza dell’Ue e del suo assise storico Parigi-Berlino in questa fase di profondi cambiamenti, dimostrata anche nell’ultima contrattazione sui dazi con gli Stati Uniti, rafforza le ambizioni polacche di spostare il baricentro europeo sempre più a est.
Ambizioni peraltro già raggiunte almeno in ambito militare, visto che la Polonia ha più volte partecipato a riunioni a livello di ministri della Difesa tenute dai rappresentanti di Italia, Francia, Germania, Regno Unito e appunto Polonia sulla questione ucraina.
Ma una Ue a trazione orientale è una Ue sostanzialmente guerrafondaia, con i Paesi baltici e tutta la nuova cortina di ferro che dalla Polonia raggiunge la Bulgaria, passando per Cechia, Slovacchia, Romania e Bulgaria, aizzata contro “l’orso russo”.
La “iena d’Europa” è ancora un nostro problema
“Una pietra miliare importante per la sicurezza della nostra patria e per la nostra industria bellica”, ha dichiarato il primo agosto Kosiniak-Kamysz a margine della firma dell’accordo con l’omologo sudcoreano.
Anche se in Polonia l’atteggiamento contro la Russia presenta più sfaccettature, quando i concetti di patria, sicurezza e industria bellica trovano sintesi in una volontà politica, il domani si fa più incerto.
Alla luce di questo ingente piano di riarmo, la “iena d’Europa”, come Wiston Churchill ebbe a definire la Polonia, è ancora un nostro problema…
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