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La Croazia sale sul carro della guerra

La Croazia continuerà ad aiutare l’Ucraina nell’acquisto di armi e armamenti prodotti negli Stati Uniti.

La notizia è giunta alla stampa dopo una conversazione telefonica tenuta tra il primo ministro croato Andrej Plenković e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Zagabria ha riferito di voler continuare a sostenere Kiev nell’acquisizione di armi statunitensi, avvalendosi anche dell’attivazione del meccanismo europeo di finanziamento dedicato al riarmo a europeo Safe (Security Action for Europe), che permette a determinati requisiti fiscali di operare in deficit rispetto al bilancio nazionale, andando anche oltre il rapporto del 3% rispetto al Pil stabilito dal Patto di stabilità.

Abbiamo parlato di un nuovo strumento per l’acquisto di armi americane, che già funziona efficacemente“, ha scritto Zelensky sui social. Con Plenković, “abbiamo discusso anche del meccanismo Safe e delle opportunità che questo strumento offre per rafforzare le capacità difensive, compresa l’Ucraina. La Croazia destinerà la sua quota per sostenere i nostri combattenti“.

La chiamata è avvenuta in occasione del 30° anniversario della pulizia etnica compiuta dalle forze armate croate nella Krajina, zona a maggioranza serba della Croazia, dal 4 al 7 agosto del 1995. L’Operazione Oluja (Tempesta) causò l’assassinio di circa 1.000-2.000 civili serbi, a seconda delle fonti, e l’espulsione forzata di altre 200.000 persone.

Con poca sorpresa, il capo della junta golpista di Kiev ha fatto gli auguri al primo ministro Plenković per la «giornata della vittoria e dei difensori croati». La Serbia infatti mantiene un solido rapporto politico e diplomatico con la Federazione russa, nonostante l’isolamento all’interno dei Balcani ne stia indebolendo il legame commerciale, anche nel settore della Difesa.

Ma è tutta la penisola balcanica ad essere attraversata da continue frizioni, sovente alimentate ad arte dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti, per una regione che dallo smembramento della Jugoslavia e dall’intervento occidentale non ha più “trovato pace” – come accaduto per Iraq, Libia, Afghanistan e oggi la Siria.

Come riporta il Coordinamento nazionale per la Jugoslavia, giovedì nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu si sono tenute consultazioni a porte chiuse sulla situazione in Bosnia ed Erzegovina in relazione alla sentenza del Tribunale di Sarajevo che aveva destituito il presidente della Repubblica Srpska Milorad Dodik, sentenza poi revocata a inizio luglio dalla Procura generale della Bosnia.

In sede di discussione, il vice rappresentante permanente della Russia presso l’Onu Dmitrij Poljanskij ha sottolineato ancora una volta che la causa della crisi sono le decisioni dell’Alto rappresentante per la Bosnia ed Erzegovina, autorità istituita in seno agli accordi di Dayton del 1995, il democristiano tedesco Christian Schmidt.

Non è riconosciuto dalla Repubblica Serba e non è stato approvato dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu. È un problema con una certa storia. Avevamo avvertito che alcune sue azioni potevano potenzialmente portare a gravi problemi. Ed è proprio quello che sta accadendo“, ha dichiarato Poljanskij, rappresentando bene come ancora nei Balcani si soffia sullo scontro a tutti i livelli tra gli imperialismi occidentali riuniti nella Nato e il resto della “giungla”, nella famigerata definizione di Joseph Borrell.

Per festeggiare l’anniversario della pulizia etnica di Krajina, il Relatore ufficiale del Parlamento europeo per le questioni relative alla Serbia, il croato Tonino Picula, ha pubblicato su X una suo foto mentre imbraccia un fucile automatico su uno sfondo a tema bellico.

In questo quadro, fa “sorridere” la visita della premier Meloni a Belgrado al presidente della Repubblica di Serbia Aleksandar Vučić con l’obiettivo di spingere la Serbia nel percorso di adesione all’Ue e di cambiare postura rispetto al conflitto in Ucraina.

Saremmo curiosi di sapere se Vučić abbia chiesto lumi alla premier sulla visita di Mattarella all’omologo croato lo scorso 5 luglio, mentre mezzo milione di croati si radunavano a Zagabria per il concerto dell’ex militare Marko Thompson in mezzo a simboli ustascia, fascisti e nazisti, nel silenzio complice delle democratiche istituzioni italiane ed europee…

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1 Commento


  • Rita

    Stiamo attraversando, momenti molto pericolosi, i paesi balcanici storicamente sono stati spesso la miccia incendiaria che ha portato conflitti in Europa.
    poi con questa Europa guerrafondaia.
    non c’è da stare tranquilli.
    La Signora ingessata eletta con i voti del PD … parlamentari europei, la signora Picierno non vi dice nulla

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