Nei colloqui tra Netanyahu e il segretario di stato USA Rubio, secondo indiscrezioni dei media Usa, si è discusso dell’escalation a Gaza e della potenziale annessione di parti della Cisgiordania da parte di Israele proprio mentre la comunità internazionale faceva un passo avanti sul riconoscimento dello stato palestinese.
Il segretario di stato Usa, che in Israele vedrà anche il presidente Isaac Herzog e l’omologo Gideon Sa’ar, “ha fatto capire che non si oppone alle annessioni e che l’amministrazione Trump non si metterà di traverso”, ha riferito Axios prima della sua partenza da Washington.
Allo stesso tempo, funzionari della Casa Bianca temono però che l’annessione della Cisgiordania “porterebbe al crollo degli Accordi di Abramo” tra Israele e paesi arabi, fortemente voluti da Donald Trump come riferimento della normalizzazione del Medio Oriente.
Lo stesso Trump ha bofonchiato qualche parola sul fatto che il Qatar non andava bombardato da Israele essendo un “alleato strategico”. Come noto il Qatar ospita la più grande base militari USA in Medio Oriente anche se in politica estera svolge il doppio ruolo di mediatore di Gaza e di finanziatore principale del network della Fratellanza Musulmana a cui fa riferimento Hamas.
In Qatar non sembrano fidarsi molto di Trump – di cui non è chiaro quale sia stata la parte di Trump nel raid israeliano su Doha – anzi guardano al presidente USA come a un attore coinvolto nella vicenda” scrive Axios. Del resto proprio il Qatar ospita la grande base militare statunitense, ed è difficile credere che i sistemi di intercettazione Usa non abbiano rilevato degli aerei militari – israeliani – in volo sull’area.
Il primo ministro del Qatar Mohammed al-Thani ha usato parole di fuoco contro Israele accusandolo di “aver condotto un attacco sconsiderato e spregevole, mentre Doha ospitava negoziati ufficiali”. Lo sceicco ha definito il raid come “terrorismo di Stato” e ha invitato la comunità internazionale a sanzionare Israele. “Basta con i due pesi e le due misure. E’ un grave precedente. Occorrono misure concrete”, ha detto al-Thani sottolineando però come l’accaduto non impedirà al Qatar di proseguire la mediazione per porre fine alla guerra nella Striscia di Gaza.
Nella riunione di emergenza dei Paesi arabi tenutasi a Doha non si è parlato di risposte militari contro Israele, ma di una condanna politica che potrebbe indebolire gli Accordi di Abramo.
Intanto, secondo valutazioni della difesa israeliana, il Qatar cercherà di “capitalizzare l’offesa”, chiedendo di spingere Israele a porre fine all’escalation genocida nella Striscia.
Sono già oltre 300mila i palestinesi che hanno dovuto lasciare Gaza City a causa dell’offensiva israeliana volta ad assumere il pieno controllo della città principale della Striscia.
L’agenzia israeliana Ynet riporta che le unità di fanteria regolari guideranno l’incursione, con il supporto delle brigate già presenti intorno alla città. La manovra ‘Carri di Gedeone 2’ si svilupperà gradualmente. I generali prevedono almeno 3 o 4 mesi di combattimenti e ritengono che Hamas non si arrenderà.
L‘esercito israeliano ha già distrutto e danneggiato oltre 1800 edifici sia all’interno che nella periferia della città. A riportarlo è la Cnn, che mostra immagini satellitari, scattate da Planet Labs il 5 settembre. Nelle foto si vede una demolizione su larga scala di edifici, per lo più residenziali, che certificano gli attacchi confrontandole con quelle scattate il 9 agosto, un giorno dopo che Israele aveva approvato la nuova offensiva.
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