Sabato le strade di Londra sono state riempite da manifestanti razzisti, suprematisti, omofobi, che vogliono un Regno Unito – ancor più – chiuso ai migranti e governato con politiche securitarie. Se a organizzare il raduno, che ha visto partecipanti anche dal resto del Vecchio Continente, è stata l’estrema destra britannica, a preparare il terreno è stato il primo ministro ‘di sinistra’ Keir Starmer.
L’enorme marea nera contava 110 mila persone secondo le autorità, anche 150 mila secondo chi era presente, unite sotto lo slogan su cui è stata chiamata questa iniziativa: “Unire il Regno“. Non a caso, oltre a centinaia e centinaia di Union Jacks, anche le bandiere della Scozia e dell’Irlanda del Nord hanno sventolato a Londra.
I manifestanti hanno trovato il proprio catalizzatore nell’odio che è stato diffuso sapientemente contro i migranti nell’opinione pubblica, e che era sfociato in violenze lo scorso anno e alla fine di questa estate – eventi di cui abbiamo reso conto una decina di giorni fa. Eppure, la piazza di Londra esprime un gioco diplomatico più grande di una ‘semplice’ ondata reazionaria circoscritta alla Gran Bretagna.
Il volto dietro il corteo dell’estrema destra è quello di Tommy Robinson, alias di Stephen Christopher Yaxley-Lennon. Fascista britannico che è solito frequentare le prigioni del Regno, nel 2013 aveva fondato l’organizzazione English Defence League. Negli ultimi anni, è stato sostanzialmente vicino a Nigel Farage e le sue battaglie sono state enfatizzate dall’UKIP.
La marcia su Londra serve evidentemente a capitalizzare politicamente un clima razzista alimentato ad arte nel paese, e a raccogliere più consensi per una nuova classe dirigente che si candida a reindirizzare la politica estera britannica verso i desiderata statunitensi, e quella interna verso un autoritarismo non più celato, come quello di Starmer.
Non è un caso che tra gli interventi fossero previsti anche quelli di Steve Bannon e Elon Musk. Due personaggi che sono oggi rotto col presidente degli USA Donal Trump, ma che comunque hanno espresso sempre linee nette, ad esempio, su come la guerra in Ucraina sia un affare europeo, e che gli europei debbano risolverselo. Le ultime dichiarazioni del tycoon vanno proprio in questa direzione.
C’è poi un’altra questione di politica estera che Robinson rappresenta: quella del sostegno a Israele. Il governo di Starmer ha tenuto una linea solidamente sionista, sostenendo e finanziando il genocidio dei palestinesi, dichiarando organizzazione terroristica Palestine Action, e procedendo all’arresto di centinaia di attivisti. Ma, a parole, si è opposto alla condotta di Tel Aviv.
Già questo è troppo per Robinson e la galassia della lobby sionista che lo sostiene. Il fascista britannico non ha mai nascosto il fatto che considera Israele come l’avanguardia occidentale nella lotta contro l’Islam, sia come religione sia come fenomeno politico. La marcia di Londra, dunque, è stata una prova riuscita di un’internazionale fascista che vuole far gettare la maschera all’establishment europeo.
Si parla di una classe dirigente fintamente democratica, completamente coinvolta nel genocidio dei palestinesi e dedita alla guerra, interna ed esterna, come unica via d’uscita dalla crisi economica e d’egemonia che vive. Starmer ne è un esempio lampante: invece di combattere il fascismo ne ha sposato le ragioni, e ora invece di recuperare consensi si ritrova 150 mila manifestanti alle porte di Downing Street.
Ad opporsi a questa marea nera c’era solo una manifestazione di 5 mila partecipanti, organizzata da Stand Up to Racism e guidata da Diane Abbott e Zarah Sultana. È solo ciò che si muove al di fuori del Labour che può esprimere una linea coerentemente antifascista, mentre il governo è completamente coinvolto in questa ondata reazionaria.
Se non vengono messi in dubbio contemporaneamente i progetti di riarmo, il sostegno a Israele e le politiche securitarie è evidente che il Regno Unito è destinato a scivolare ulteriormente verso l’estrema destra. E a preparargli il terreno sarà stato Starmer.
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