Anche quest’anno come ormai da oltre 23 anni, nonostante il genocidio e la pulizia etnica in corso a Gaza e in Cisgiordania e le quotidiane aggressioni contro il Libano da parte di Israele, una delegazione dell’associazione “Per non dimenticare – odv” si trova in Libano per commemorare la strage di Sabra e Chatila e portare solidarietà ai rifugiati palestinesi che vivono negli oltre 12 campi profughi disseminati sul territorio.
La delegazione ha l’obiettivo di impedire la cancellazione dalla memoria collettiva della strage di Sabra e Chatila avvenuta nel 1982, primo serio tentativo in Libano di applicare la “soluzione finale”, ovvero lo sterminio nei confronti del popolo palestinese.
E’ fondamentale ricordare l’estrema efferatezza con cui sono state trucidate famiglie indifese e residenti nei due poverissimi campi profughi di Sabra e Shatila, alla periferia sud della capitale Beirut e quello che oggi sta avvenendo a Gaza. Un esempio che smaschera chi in malafede attribuisce ai fatti del 7 ottobre 2023 l’inizio di questa nuova Nakba del popolo palestinese”.
I palestinesi in Libano non hanno mai chiesto la naturalizzazione, ma il ritorno nella loro terra; questo li ha costretti negli anni a vivere come ospiti non graditi e senza diritti. A questo dobbiamo aggiungere che la crisi economica mondiale ha avuto effetti terribili sulle fasce più povere e sui cittadini libanesi, anche a causa delle guerre in atto, e ha trasformano il vivere quotidiano in una tragedia di portata storica.
Per questo la delegazione ha deciso, nonostante l’evidente pericolo, di esprimere con la propria presenza la solidarietà alla causa palestinese per gli oltre 500mila profughi che vivono nel piccolo Stato libanese.
Insieme alle delegazioni di altri paesi, la delegazione italiana visiterà le case dei rifugiati, incontrerà le autorità politiche e istituzionali e parteciperà agli eventi e alle manifestazioni organizzate per ricordare le vittime di allora e quelle di oggi. Una testimonianza attiva per affermare che la storia palestinese non può e non feve finire con il genocidio in corso dentro e fuori i confini di Palestina.
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