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Le vittime civili di Gaza sono molte di più delle cifre ufficiali

Contare i morti e i feriti in scenari di guerra è sempre un’impresa ardua, soprattutto quando lo scenario riguarda Gaza. Il livello di distruzione in questa piccola enclave di 360 chilometri quadrati, e uno dei luoghi più densamente popolati della Terra, è tale che raggiungere le persone colpite da bombe e proiettili è incredibilmente difficile.

La Striscia è stata decimata, con le Forze di Occupazione Israeliane che a giugno di quest’anno avevano sganciato 100.000 tonnellate di esplosivo. Tra i 20.000 e i 120.000 corpi rimangono sepolti sotto 40 milioni di tonnellate di macerie. Inoltre, trasportare i feriti negli ospedali o i morti negli obitori è altrettanto difficile, dati gli incessanti attacchi ai centri medici e all’unico ospedale funzionante di Gaza.

Oltre a queste sfide logistiche, c’è la questione politica e i vari modi in cui le fazioni opposte manipolano il conteggio delle vittime per i propri scopi strategici. Chiunque abbia seguito i presunti “dibattiti” su Piers Morgan Uncensored sa cosa questo significhi in pratica: affermazioni e contro-affermazioni ad alto volume, con la verità come preoccupazione secondaria.

Il conteggio ufficiale e i suoi detrattori

Il Ministero della Sanità palestinese è da tempo considerato tra le organizzazioni di monitoraggio dei decessi più accurate nella Regione. Tuttavia, le Forze di Occupazione Israeliane e i portavoce del governo israeliano sostengono costantemente che il Ministero sia un organo di propaganda gestito da Hamas, nonostante i servizi segreti israeliani abbiano ritenuto i dati del Ministero generalmente accurati.

Inoltre, come sottolinea la giornalista dell’Associated Press Isabel Debre:

Le Nazioni Unite e altre istituzioni ed esperti internazionali, così come le autorità palestinesi in Cisgiordania, rivali di Hamas, affermano che il Ministero di Gaza si è da tempo impegnato in buona fede a rendere conto dei decessi nelle condizioni più difficili“.

Debre cita Michael Ryan, del Programma per le Emergenze Sanitarie dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo cui i dati del Ministero “riflettono ampiamente il livello di morti e feriti”.

Ryan afferma che i dati del Ministero sono stati valutati positivamente dagli investigatori indipendenti delle Nazioni Unite e sono allineati alle stime di Israele. È interessante notare che, come osserva Debre, nei passati conflitti di Gaza, l’ufficio umanitario delle Nazioni Unite ha condotto una propria ricerca sulle morti civili, che ha trovato riscontro nei dati forniti dal Ministero. Funzionari e organizzazioni israeliane, tuttavia, continuano a metterne in dubbio la veridicità.

I dati del Ministero sono stati inoltre messi in discussione da un gruppo internazionale di ricercatori epidemiologici, che ha stimato il bilancio delle vittime a Gaza a 64.260. Scrivendo sulla prestigiosa rivista medica The Lancet, i ricercatori sostengono che questa cifra è stata ottenuta attingendo a “diverse fonti di dati per stimare i decessi dovuti a lesioni traumatiche nella Striscia di Gaza tra il 7 ottobre 2023 e il 30 giugno 2024“.

I ricercatori concludono:

I nostri risultati mostrano un tasso di mortalità eccezionalmente alto nella Striscia di Gaza durante il periodo studiato“.

È importante sottolineare che sostengono che il numero effettivo di vittime sia stato probabilmente molto più alto, escludendo i decessi non traumatici derivanti dalla distruzione delle strutture sanitarie, dall’insicurezza alimentare e dalla mancanza di acqua e servizi igienici.

La privazione imposta fa impennare il numero delle vittime

Sulla base dei risultati dello studio di The Lancet sui primi nove mesi del Massacro di Gaza perpetrato da Israele, il totale delle vittime previsto entro il 25 aprile 2025 è calcolato in 136.000 morti violente dopo 15,5 mesi di uccisioni.

Nel 2024, The Lancet ha riportato una “stima prudente di quattro decessi indiretti per un decesso diretto“. Supponendo che i decessi per privazione siano quattro volte superiori alle morti violente, una stima al limite inferiore delle proiezioni, allora le 136.000 morti violente dopo 15,5 mesi di uccisioni (25 aprile 2025) implicherebbero 544.000 morti a Gaza per privazione imposta. Ciò significherebbe che il bilancio totale delle vittime a Gaza sarebbe di 136.000 morti violente più 544.000 per privazione imposta, portando a un totale impressionante di 680.000 morti entro il 25 aprile 2025.

La maggior parte di queste vittime, come indicato nei precedenti conteggi del Ministero della Sanità, sono donne e bambini.

Sconvolgente nella sua enormità, la cifra di 680.000 deriva da calcoli basati su altri conflitti in tutto il mondo. La banca dati Diritto e Politica Globale di Refworld dell’UNHCR registra che il rapporto tra morti indirette (morti non violente dovute a privazioni imposte) e morti dirette (morti violente) varia da circa 2 a 16 in diverse guerre degli ultimi decenni.

La stima di 680.000 morti a Gaza è quindi circa 11 volte superiore all’ultimo bilancio delle vittime di circa 60.000 attualmente riportato dai principali media occidentali.

Con l’intensificarsi dell’attenzione globale, il silenzio sulle azioni di Israele a Gaza si sta rompendo, rivelando un’impunità decennale ormai impossibile da ignorare.

I neonati sono i più a rischio. Un’analisi esaustiva delle morti evitabili dovute a privazioni in tutti i Paesi dal 1950 in poi rivela che le morti infantili sotto i cinque anni rappresentano circa il 70% delle morti evitabili nei Paesi poveri. All’inizio di maggio 2024, uno studio congiunto del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo e della Commissione Economica e Sociale per l’Asia Occidentale (ESCWA) ha riportato che il tasso di povertà a Gaza, già cronico, è salito al 58,4% dal 7 ottobre 2023.

Da allora, le condizioni sono peggiorate. I neonati sono estremamente vulnerabili. Ad esempio, l’allattamento al seno sarebbe estremamente problematico per le madri di Gaza, profondamente traumatizzate, a cui vengono sostanzialmente negati acqua, cibo, riparo, igiene, biberon, latte in polvere, elettricità, servizi igienici, medicinali, assistenza medica e altri requisiti vitali richiesti alla Potenza Occupante dagli articoli 55 e 56 della Quarta Convenzione di Ginevra relativa alla protezione delle persone civili in tempo di guerra.

In conclusione, l’intera portata dei decessi a Gaza dal 7 ottobre 2023 non può essere attribuita semplicemente alle morti violente causate dalle azioni dell’IDF. I decessi dovuti a privazioni imposte devono essere considerati nell’analisi. In tal modo, il bilancio effettivo di 680.000 morti per violenza e privazioni imposte entro il 25 aprile 2025 delinea un quadro straordinario di una carneficina incessante, in cui bambini e donne sono i più colpiti.

I dati forniti dal Ministero della Sanità di Gaza sono solo la punta di un enorme iceberg che riflette l’inimmaginabile sofferenza umana vissuta dal popolo palestinese. Questa, ovviamente, è solo una parte di una storia molto più ampia e straziante di difficoltà fisiche e psicologiche quasi incomprensibili.

 * Il Dottor Richard Hil è professore associato presso la Facoltà di Scienze della Salute e Assistenza Sociale dell’Università Griffith, Gold Coast; professore associato presso la Facoltà di Giurisprudenza, Economia e Arti dell’Università Southern Cross.

Il Dottor Gideon Polya è un biochimico, scrittore, attivista umanitario e artista residente a Melbourne.

traduzione: La Zona Grigia – Articolo originale al link: https://independentaustralia.net/…/gaza-death-toll-far…

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