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Dopo Hamas il nemico di Israele è l’Onu. In piazza il 28 ottobre e 4 novembre

Dopo le dichiarazioni di Guterres Israele va allo scontro aperto anche con l’ONU. Il segretario generale dell’ONU Guterres aveva infatti dichiarato che gli attacchi di Hamas “non possono giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese e le chiare violazioni del diritto internazionale”.

Una presa di posizione arrivata in ogni caso a valle della condanna alle azioni dell’insurrezione palestinese iniziata il 7 ottobre ma che sembravano almeno invocare la necessità di una mediazione.

Com’era prevedibile, le dichiarazioni hanno scatenato l’ira del governo israeliano, già in rottura con l’ONU sulla questione degli aiuti umanitari a Gaza, con il ministro degli esteri Cohen che ha disertato l’incontro con Guterres previsto a New York e quello del rappresentante israeliano Erdan che ne ha subito chiesto le dimissioni.

È noto che Israele, con il supporto dell’Occidente, porta avanti da decenni un genocidio e un’occupazione militare passando sopra diverse risoluzioni ONU e le minime “regole” del diritto internazionale, ma quest’ultima rottura anche sul piano formale, oltre che con la negazione dei visti ai funzionari ONU, è il segno che siamo davanti a un governo che non conosce limiti e non si fermerà davanti a nulla.

D’altronde lo vediamo già “sul campo” con gli oltre settecento palestinesi ammazzati solamente nelle ultime 24 ore e gli oltre 5’800 in totale di cui almeno 2360 minori, mentre l’intera striscia di Gaza viene affamata e privata di qualsiasi tipo di risorsa.

Fra le vittime, proprio alcuni rappresentanti ONU (35, finora), colpiti anche loro nei bombardamenti a tappeto israeliani su GAZA.

E’ evidente ormai che le dichiarazioni del ministro della difesa israeliano che due settimane fa definiva i Palestinesi come “animali”, con le minacce di un comportamento conseguente, non erano il delirio di un folle ma un programma politico.

Anche sul piano della propaganda, arrivando ormai a dare del nazista a qualsiasi avversario politico, Israele ha superato ogni limite tanto da rendere sempre più farsesche le mistificazioni che porta avanti.

Sarebbe una narrazione assolutamente ingiustificata, se non fosse che tutti gli apparati mediatici occidentali – con i media del nostro paese in prima fila – stanno rilanciando le ricostruzioni e le narrazioni israeliana qualsiasi cosa dicano, che siano fake news o accuse assolutamente fuori luogo che offendono la memoria stessa del popolo ebraico.

Proprio nel caso dell’ONU, i media occidentali stanno per assurdo attaccando l’istituzione internazionale, rafforzando ancora una volta le dichiarazioni e gli attacchi israeliani.

Ma più che l’evidente imbarazzo davanti ai crimini di Israele sono i rapporti di forza nel nuovo mondo multipolare che in queste ultime ore sembrano far scricchiolare, almeno a parole, le sicurezze del blocco euro-atlantico sulla prosecuzione del massacro, dove per un Macron che spinge sull’acceleratore della guerra cominciano ad affacciarsi qua e là dichiarazioni dai vertici occidentali che invitano, invece, alla prudenza.

Segno in ogni caso di debolezza più che di una reale volontà di ricercare una mediazione, visto che ai fatti, dagli Stati Uniti all’Unione Europea, continua senza tentennamenti il sostegno a Israele, armi comprese, quali che siano le prossime mosse, invasione terrestre della striscia di Gaza compresa.

Mentre fuori dal “giardino” euroatlantico continuano le prese di posizione contro Israele – pensiamo, su tutti, alla Colombia di Petro – e soprattutto le mobilitazioni di massa a sostegno della causa palestinese nei paesi arabi, sta a noi che agiamo all’interno dell’Occidente, dove pure da New York a Parigi fino all’Italia continuano sempre più partecipate manifestazioni e proteste, mobilitarci a sostegno della Resistenza palestinese e contro una classe dirigente guerrafondaia che dall’Ucraina al Medio-Oriente rischia di trascinarci nel baratro di una terza guerra mondiale.

Per questo sarà fondamentale la riuscita delle prossime due importanti date di mobilitazione nazionale a Roma del 28 in solidarietà al popolo palestinese e del 4, dove il sostegno alla Resistenza palestinese passerà per un’opposizione a tutto campo alla guerra, a questo governo e alla NATO, al rinnovo dell’invio di armi in Ucraina e alla complicità coi crimini di Israele, alle politiche, materiali e ideologiche, di guerra portate avanti da un sistema fallimentare e da una classe dirigente sempre più pericolosi.

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