Migliaia di manifestanti hanno marciato mercoledi nelle strade di Bucarest, per chiedere salari più alti, misure per frenare l’inflazione e riduzioni fiscali per i lavoratori, mentre il governo romeno continua a perseguire l’austerità per affrontare l’ampio deficit di bilancio del Paese e mantenere i vincoli di bilancio con l’Unione Europea.
Il Blocco Nazionale Sindacale richiede invece misure urgenti per fermare la diminuzione del potere d’acquisto e per migliorare le condizioni di lavoro. Tra le principali rivendicazioni ci sono l’aumento del salario minimo, il fermo dei tagli salariali nel settore pubblico, la riduzione della tassazione sul lavoro e la lotta all’evasione fiscale.
I manifestanti si sono radunati davanti alla sede del governo nella capitale romena, poi hanno marciato verso il Palazzo del Parlamento.
Nel 2024 il deficit di bilancio era superiore al nove per cento, uno dei più alti dell’Unione europea. La Romania ha concordato con l’Ue di ridurre il deficit all’8,4 per cento quest’anno.
Le misure di austerità del governo comprendono l’aumento delle tasse, il blocco dei salari e delle pensioni nel settore pubblico e il taglio della spesa pubblica e dei posti di lavoro nella pubblica amministrazione.
“I lavoratori vengono ancora una volta sacrificati per il loro posto di lavoro: anche se lavoriamo di più, diventiamo sempre più poveri”, ha dichiarato il Blocco Sindacale in un comunicato. “L’impoverimento della popolazione è diventato una politica di Stato”.
I manifestanti chiedono anche la fine dei tagli ai posti di lavoro nel settore pubblico e l’intensificazione degli sforzi per combattere l’evasione fiscale.
“L’imposta sul reddito ha superato ogni immaginazione, raggiungendo il 43 per cento dei nostri stipendi. Quasi la metà va allo Stato”, ha dichiarato uno dei manifestanti. I prezzi sono impazziti, l’inflazione è aumentata e il potere d’acquisto è diminuito.
Quando la coalizione di governo romena filo-europeista ha vinto le elezioni all’inizio di quest’anno – con delle elezioni molto contrastate, con forti dubbi di brogli e l’annullamento della vittoria del candidato anti-Ue – si era impegnata con Bruxelles a fare della riduzione del deficit di bilancio e della riforma delle istituzioni statali una priorità assoluta.
I sindacati in Romania sono stati colpiti molto duramente, tanto che la Commissione Europea ha avvertito il governo rumeno che la sua legge sul lavoro era così sbilanciata a favore dei datori di lavoro da rischiare di causare danni permanenti alla coesione sociale e che esisteva un alto rischio di disordini negli anni a venire. Pertanto, la Ue aveva subordinato l’accesso ai Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza all’approvazione di una nuova legge sul Dialogo Sociale, la 367/2022, appena un po’ meno severa contro i sindacati.
Viene infatti mantenuto il concetto di sciopero illegale, ma si dà ai sindacati una finestra di 24 ore per risolvere eventuali problemi amministrativi e garantire che il loro sciopero sia legale. Permette inoltre scioperi di solidarietà e ha abbassato la soglia di rappresentatività al 35% per negoziare un contratto collettivo nazionale e per indire uno sciopero. Consente anche la formazione di nuovi sindacati nelle aziende con più di 10 dipendenti o da parte di 10 o più dipendenti di aziende diverse ma appartenenti allo stesso settore economico.
Oggi, stiamo assistendo a nuova politica di austerità in Romania. Lamentando che il deficit pubblico è troppo alto (9,7% del PIL), il governo ha avviato un’altra ondata di lacrime e sangue. Il primo pacchetto di misure è stato approvato nell’estate del 2025, ed ha visto il congelamento dei salari del settore pubblico e di tutte le pensioni di vecchiaia fino alla fine del 2026 (sostanzialmente un taglio retributivo dato che l’inflazione continua a salire); un blocco di tutte le assunzioni nel settore pubblico; un aumento dell’IVA; e la rimozione dell’accesso all’assicurazione sanitaria pubblica per i familiari a carico (madri casalinghe, genitori anziani senza pensione, persone con disabilità, ecc.). Il pacchetto includeva anche un raddoppio delle tasse sul capitale, che tuttavia erano molto basse per cominciare: le tasse sui dividendi sono passate dall’8% al 16%, mentre le tasse sugli utili bancari sono passate da un minuscolo 2% a un esiguo 4%.
Un secondo pacchetto di misure si concentra sull'”aumentare l’efficienza della pubblica amministrazione” licenziando il 10-30% dei dipendenti pubblici in alcuni servizi, nonché aumentando le capacità di riscossione delle tasse e riducendo le spese nel settore sanitario pubblico. Il pacchetto non è stato però adottato per intero eliminando le misure contro i privilegiati. Tra queste le disposizioni per innalzare l’età pensionabile per i magistrati (attualmente a 48 anni) a 65 anni, come il resto della popolazione, nonché per abbassare le loro pensioni speciali (attualmente in media 4000 euro al mese, mentre la pensione pubblica media è di 370 euro al mese).
Finora, i sindacati non avevano indetto scioperi significativi. C’erano state solo assemblee durante l’estate, che hanno raggiunto il picco l’8 settembre quando si è tenuta una protesta di 10.000 persone a Bucarest. Le confederazioni sindacali hanno organizzato una grande protesta già lo scorso 29 ottobre, con la partecipazione di quattro confederazioni su cinque.
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Kolektanto
Ve lo ricordate il governo Monti appoggiato dal PD e suoi complici vari, CGIL in testa?
Redazione Contropiano
se sfogli il giornale vedrai che che l’avevamo “battezzato” già allora… ribadire l’ovvio non è utile a nessuno…
Kolektanto
“Ve lo ricordate…” non era diretto alla redazione, era una domanda rivolta in modo generico.
Kolektanto
…una domanda dovuta al fatto che in Italia la memoria storica è pressoché sconosciuta, non ci si ricorda neppure delle porcherie appena subite da parte del potere. E anche questo “non ci si ricorda” è rivolto genericamente.
massimo mariotti
Pare parecchio Pisa