Menu

“Shitstorm Epstein” sulla Casa Bianca

Lungi da noi volerci occupare dell’ennesimo “scandalo” che colpisce il vertice statunitense, ossia le mail rese note solo ora con cui Jeffrey Epstein – finanziere e organizzatore di festini tra potenti e minorenni – affermava di aver avuto tra i propri “clienti” anche Donand Trump.

Epstein è morto in un carcere federale nel 2019, ufficialmente  “suicida”, come spesso capita a chi detiene così tanti segreti da perderne il controllo e venirne travolto.

Il dettaglio – Trump che si intrattiene “per ore”, in casa Epstein, con una ragazza minorenne poi a sua volta morta suicida (ma il padre ne dubita) – è comunque importante per tutt’altro motivo.

E’ leggenda ben poco segreta che il finanziere-puttaniere fosse anche un “agente operativo” del Mossad. Lui stesso – racconta Michael Robotham in un libro dedicato a lui e alla sua compagna di avventure, Ghislaine Maxwell, anche lei ora detenuta – metteva in circolazione le storie più incontrollabili:

«Una storia scandalosa lo collega alla CIA e al Mossad. Un’altra racconta che Epstein fosse un pianista concertista. Un’altra ancora che fosse un insegnante di matematica in un’esclusiva scuola femminile… “Mi disse che era una spia assunta da alcune società per ritrovare ingenti somme di denaro che erano state sottratte”, racconta. “Lo faceva sembrare molto eccitante e affascinante…”»

Niente di nuovo sotto il cielo dello spionaggio… Martin Wolf, “l’uomo senza volto” fondatore e direttore della Stasi nella Ddr, ha spiegato bene come i letti siano uno degli strumenti migliori per carpire segreti.

La sua appartenenza al “noto servizio” è stata ad una certo punto così data per certa da costringere un premier israeliano – Naftali Bennet – a smentirla nervosamente. L’attendibilità dei governanti di Tel Aviv è però da sempre decisamente al di sotto di qualsiasi soglia umanamente accettabile.

Tanto più che un altro premier – Ehud Barak – ha intrattenuto con Epstein lunghissimi e documentati rapporti di collaborazione miranti, tra l’altro, a stabilire un rapporto semi-segreto con Putin nel tentativo di convincerlo a scaricare Bashar El Assad tra il 2013 e il 2016. Un incontro diretto, al Cremlino, alla fine ci fu, ma non ebbe il risultato sperato.

Ehud Barak, teoricamente “laburista”, era stato peraltro il comandante del nucleo di “teste di cuoio” israeliane che nel 1972 fu autore del massacro all’aeroporto di Lod (26 morti e 80 feriti), per metter fine ad un dirottamento aereo filo-palestinese. Nel nucleo delle forze speciali c’era anche un tale Benjamin Netanyahu, che rimase ferito ad un braccio da “fuoco amico”. Che ambientino “civile” dev’essere il vertice dello Stato sionista, vero?

L’appartenenza di Epstein al Mossad – con grandissima libertà d’azione, vista la sua ricchezza e le sue entrature – è testimoniata però da Ari Ben-Menashe, ex agente dell’intelligence israeliana, che nel 2020, in un’intervista ha dichiarato che sia Epstein sia Robert Maxwell, padre di Ghislaine Maxwell, erano agenti.

La “tecnica” preferita di Epstein con i potenti che entravano nel giro stretto dei suoi “amici” era appunto quella di organizzare incontri sessuali con ragazze, anche minorenni, nelle sue numerose case. Ovviamente ricche di telecamere e registratori nascosti. Anche il fratello dell’attuale re d’Inghilterra, l’ex “principe” Andrea – ora privato del titolo proprio per questo – si è ritrovato tra i ricattati eccellenti.

Quando ci si chiede il perché dell’”alleanza d’acciaio” tra Stati Uniti e Israele bisognerebbe forse  mettere in conto anche queste tresche. Che contano certo meno dei soldi e degli affari, ma non tanto di meno. La credibilità politica dei leader è infatti molto volatile e risente inevitabilmente anche degli scandali.

Trump non cadrà per questo, ma un altro consistente pezzo del suo piedistallo sta saltando via…

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

1 Commento


  • Kolektanto

    I soliti screzi di facciata tra lato A e lato B dell’imperialismo statunitense che, appena accordatisi per mettere fine al government shutdown, hanno bisogno di inscenare un nuovo presunto contrasto che proroghi e alimenti la diceria di una qualche differenza tra democratici e repubblicani.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *