La previsione di fondo fatta da noi, e anche altri in Cile, sul risultato di questa prima tornata elettorale per l’ elezione presidenziale si è rivelata giusta. L’esito non è stato perciò una sorpresa.
Una vittoria della candidata governativa Jannette Jara di stretta misura sul Repubblicano Kast (26,8 contro 23,9). Non ha raggiunto neanche il 30% che le davano i sondaggi pre-elettorali, che in ogni caso non le avrebbe dato la vittoria al primo turno. Ci sarà quindi il ballottaggio “la segunda vuelta” il 14 dicembre.
Ma un elemento inatteso c’è stato.
La vera sorpresa, il coniglio uscito dal cappello, è stato il risultato conseguito da Franco Parisi con quasi il 20%. Questo candidato che fa campagna elettorale quasi esclusivamente online, che nel 2017 aveva avuto il 10% e nel 2021 il 13%, si è presentato come “ni facho ni comunacho” né fascio né comunista, “né di destra né di sinistra“, quello che propone la riduzione degli odiati parlamentari e dei loro stipendi destinando il risparmio a polizia e carabineros, l’imprenditore che si è “fatto da sè“, colui che garantisce la chiusura delle frontiere “perché la gente vuole questo“, disposto a governare anche senza maggioranza stabile in parlamento “come fanno Milei, Bukele, Noboa e Trump“, che vuole attivare zone franche dal segreto bancario “per avere anche in Cile la nostra Miami e Panama e attirare così investimenti stranieri“.
Forse proprio questo suo programma pseudo qualunquista – che come tutti i “né né” però alla fine è decisamente di destra – ha attirato il voto di coloro che, disillusi da tempo dai partiti e dalla politica, non sarebbero andati a votare neanche questa volta, se non fosse stato reso obbligatorio.
In mancanza di un’alternativa concreta e credibile, radicata nei territori, la gente – che, se non fosse stato per le multe, avrebbe volentieri continuato a ingrossare le file dell’astensione, schifata dai governi di finta “sinistra” che hanno continuato e anzi implementato il modello neoliberista inaugurato da Pinochet, ma non avendo però comunque lo stomaco per esprimere la propria rabbia votando per uno dei fascisti candidati – si è riversata su Parisi e il suo “Partito de la Gente”
Il prossimo 14 dicembre avremo purtroppo la triste conferma che il Cile è passato ufficialmente alle destre anche politiche, non solo quindi a quelle economiche che da sempre lo dominano.
Continuerà il suo regime di democrazia “ristretta e tutelata” – così la definiscono alcuni analisti e storici cileni – ma con qualche peggioramento ulteriore a livello sociale economico e repressivo.
Kast, infatti, durante la sua campagna elettorale ha pubblicamente minacciato di mettere in galera un altro dei candidati presidenziali che non è persona di suo gradimento. Ne vuole costruire addirittura una tutta nuova per lui… In ogni caso non si distaccherebbe affatto dal modello neoliberista così orgogliosamente inaugurato dalla dittatura.
Tutto questo fintanto che non si riesca a definire rapporti di coscienza e di forza popolare differenti. Il lavoro è lungo, faticoso e pure pericoloso, ma inevitabilmente va fatto, come dice il compagno Artes.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa
