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La responsabilità globale della Cina del XV Piano Quinquennale in un mondo in subbuglio

Il testo, traduzione rimaneggiata di un articolo della rivista Zhongguo Jingji Baogao ‘Rapporto sull’economia cinese’ (2025 n. 16), è significativo tanto per quello che dice quanto per quello che tace.

A essere sottaciuta (sotto la dizione anodina: ‘ostacoli lungo il percorso’) è evidentemente tutta l’esperienza maoista, gli strappi e le accelerazioni del Grande Balzo in Avanti e della Rivoluzione Culturale (scatenati dal sospetto che in uno sviluppo pianificato dalle alte sfere della tecnocrazia alle masse popolari non rimanesse che un ruolo da formiche operaie), ad essere esaltata è un’economia mista pubblica e privata ma interamente sottoposta alla direzione centralizzata statale e con un accesso al benessere ‘graduato’, prima i ceti urbani poi quelli contadini, in un rovesciamento del primo decennio delle riforme; il modello è quello dell’imborghesimento graduato di tutto il popolo anziché la sua proletarizzazione in senso maoista, il mito è quello del consumismo, a fondamento dello sconfinato mercato interno, confortato da redditi sufficienti a sorreggerlo.

Ad essere esaltata è insomma la concezione olistica della società ben diretta dall’alto, preoccupata di assicurare in parallelo con lo sviluppo economico una crescita sociale che lo sostenga e se ne compiaccia. Difficile non sentire riecheggiare in sottofondo l’antica formula di Giovenale: ‘panem et circensens’.

Impressionante l’ammissione di essere un ‘paese ritardatario’, qualifica data dal grande capitalismo internazionale, solo per la certezza di potersene liberare presto, quando la Cina si sentiva all’avanguardia proprio perché non faceva parte né si commisurava ai due blocchi del capitalismo statunitense e europeo e del revisionismo sovietico. Ora si ambisce a sconfiggere il nemico sul suo stesso terreno invece che a imporre un terreno diverso.

Ciò detto, è pur sempre confortante assistere alla crescita di un paese che concede alla propria popolazione un ruolo essenziale in piani sostenibili per pura razionalità, piuttosto che con gli sconci richiami suprematisti, razzisti ed eccezionalisti di troppa parte del resto del mondo, e che ripudia (finora) la guerra (per citare l’art. 11 della Costituzione italiana) e l’espansionismo militare.

In sostanza, la chiave del ‘miracolo cinese’ è un capitalismo imbrigliato dai piani quinquennali e un’autorità politica sufficientemente forte da farli rispettare. Il successo del capitale pubblico nella concorrenza con quello privato, pur assai forte, è dato dal geloso monopolio del potere di pianificare, dal comando della forza pubblica, dal primato giudiziario e legislativo. Nella concorrenza intercapitalistica, la componente statale prevale su quella privata anche per questo monopolio: Xi Jinping può far finire in galera Jackie Ma quando alza troppo la testa, il contrario non può avvenire.

G.C.

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Il periodo del XIV Piano Quinquennale sta per concludersi e il XV Piano Quinquennale è pronto a partire, nuovo punto di partenza di rilevanza storica per lo sviluppo della Cina. Come missione e compito della nuova era e del nuovo cammino, la Cina, attraverso i piani quinquennali XIV, XV e XVI, punta a completare per l’essenziale la modernizza-zione socialista entro il 2035. Come si svilupperanno nei prossimi cinque anni l’economia e la società cinese? La risposta verrà dalle prossime proposte del CC del PCC per la formulazione del XV Piano Quinquennale di sviluppo economico e sociale, che indicherà la direzione e il percorso da seguire.

1. La “vera chiave” del miracolo cinese

Il leader di una grande potenza occidentale una volta chiese: “Perché la Cina ha sempre un piano quinquennale e riesce sempre a realizzarlo?” La risposta che ricevette fu: “Voi siete come una bandiera che cambia al vento, mentre noi abbiamo un progetto che portiamo avanti senza sosta, un passo dopo l’altro.” Questo fa ricordare che, quando si stava preparando il XIII Piano Quinquennale”, un noto studioso di un paese in via di svi-luppo disse: “Se il nostro paese avesse anch’esso un piano quinquennale come questo, il nostro sviluppo non ristagnerebbe come invece fa adesso”.

Un diplomatico cinese riferì le parole di un suo collega di un altro paese in via di sviluppo, il quale, osservando la Cina di oggi, disse pensosamente: “Vedere la Cina di oggi mi fa provare sentimenti contrastanti. Decine di anni fa, il mio paese e la Cina erano allo stesso livello di sviluppo, o forse era-vamo noi quelli più avanti. Ma ora, la differenza è enorme, e continua ad aumentare.” So-no storie che hanno un certo valore simbolico.

Oggi, l’esperienza cinese che sta dietro al “miracolo cinese” è dibattuta a livello globale. In pochi decenni, la Cina ha compiuto uno sviluppo che altri paesi sviluppati hanno impiegato secoli a realizzare. Perché la costruzione della modernizzazione in Cina è stata un rapido successo? Le esperienze sono molteplici, ma si possono riassumere tutte efficacemente sotto la dizione di “percorso unificato”. Dacché prese il potere, l’obiettivo costante del Partito Comunista Cinese è stato la costruzione di uno Stato moderno. Ci sono stati vari ostacoli lungo il percorso, ma la traiettoria è sempre stata quella di “un percorso unico da seguire fino alla fine”.

Il primo Piano Quinquennale fu varato nei primi anni cinquanta, poco dopo la fondazione della Nuova Cina; ad eccezione di alcune interruzioni, il sistema è rimasto in vigore per i successivi 70 anni, con l’adozione in successione di 14 piani quinquennali.

La funzione centrale di questi piani è sempre stata quella di fissare la direzione della modernizzazione, in un ciclo di cinque anni adatto a bilanciare gli obiettivi a lungo termine con gli interventi a breve termine, e a fare una pianificazione sistematica, garantendo la continuità e l’efficacia nel tempo, evitando deviazioni o interruzioni. Il primo piano quinquennale si concentrò sullo sviluppo dell’industria pesante, e i piani successivi continuarono a perseguire l’obiettivo della modernizzazione, curando con continuità l’aggiornamento e il miglioramento del sistema industriale.

Oggi, secondo le statistiche ONU, la Cina è il paese con la più ampia gamma al mondo di settori industriali e il valore aggiunto della sua manifattura si colloca da lunghi anni a livello mondiale.

La Cina è passata da nazione agricola povera a seconda economia mondiale, compiendo l’industrializzazione più vasta della storia umana; ha creato un sistema industriale organico e una solida economia nazionale, sollecitando uno sviluppo economico a pro-prietà mista, pur mantenendo la centralità della proprietà pubblica. La modernizzazione cinese non ha alcun ” segreto”, ma è completamente trasparente, anche se si tratta di un’e-sperienza difficile da replicare. Dietro al miracolo della rapidità dello sviluppo e della stabilità sociale duratura si trova un fattore istituzionale riassumibile come “logica economica superiore”, ovvero la pianificazione.

La pratica ha dimostrato che la pianificazione a medio e lungo termine non solo permette di sfruttare appieno il ruolo decisivo del mercato nella distribuzione delle risorse, ma consente anche una migliore azione di governo. La formulazione scientifica e l’attuazione continua dei piani quinquennali rappresentano per il Partito Comunista Cinese un’esperienza di governo cruciale e un primato politico socialista fondamentale.

Dal primo piano quinquennale del 1953 al XV che s’inizierà nel 2026, il filo conduttore di ogni piano è stato quello di costruire in Cina un socialismo moderno. Nonostante gli ostacoli e difficoltà impreviste, la volontà e la determinazione di raggiungere la modernizzazione sono rimaste incrollabili, e la strada tracciata è rimasta la stessa, di generazione in generazione.

2. Il “punto critico” in prospettiva

Dagli anni ’60 del XX secolo, tra oltre 100 economie a reddito medio in tutto il mondo, solo una decina è riuscita a entrare nel novero dei paesi ad alto reddito. I paesi che hanno avuto successo in questo salto non sono mai stati altri che quelli che, dopo una fase di rapida crescita economica, sono riusciti a trasformare l’espansione quantitativa in un miglioramento qualitativo dello sviluppo economico. Al contrario, coloro che sono rimasti stagnanti o sono retrocessi, non sono riusciti a compiere il salto. Nel processo di sviluppo economico a spirale, il progresso o la crescita non sono lineari. Quando l’accumulo quantitativo raggiunge una certa fase, è necessario orientarsi verso il miglioramento qualitativo. Ed è certo che il periodo del XV Piano sarà una fase cruciale di trasformazione da cambiamenti quantitativi a cambiamenti qualitativi.

“La nostra economia è passata dalla forte crescita all’alta qualità.” Il passaggio dal XIV Piano al XV Piano è un nodo cruciale che evidenzia il significato profondo della dichiarazione del presidente Xi Jinping. Le esigenze interne e le tendenze inevitabili dello sviluppo economico e sociale della Cina emergeranno sempre di più nei prossimi cinque anni.

Da un lato, lo sviluppo qualitativo, come compito principale per la costruzione di un paese socialista moderno, è la logica guida per lo sviluppo economico e sociale futuro. Attualmente, il PIL pro capite della Cina ha superato i 10.000 dollari, il tasso di urbanizzazione ha superato il 60%, il ceto a reddito medio conta più di 400 milioni di persone e il principale conflitto sociale è rappresentato dalla contraddizione tra la crescente aspira-zione della popolazione a una vita sempre migliore e uno sviluppo squilibrato e insufficiente.

In particolare, di fronte alla domanda interna insufficiente, alla debole leva del consumo e alle ansie popolari più pressanti, nel risolvere la contraddizione principale non si può ignorare la crescita quantitativa, ma è altrettanto necessario concentrarsi sul miglioramento qualitativo.

Una crescita quantitativa robusta si potrà ottenere solo tramite un significativo miglioramento qualitativo: ecco l’integrazione organica tra il miglioramento della qualità della vita e la crescita economica, la via a un nuovo modello di sviluppo guidato dalla domanda interna. Senza dubbio, lo sviluppo di alta qualità è fondamentale per la realizzazione della modernizzazione socialista e rappresenta un’esigenza sentita sotto tutti gli aspetti dello sviluppo socioeconomico.

Il XIV Piano sta per concludersi e il XV Piano sta per iniziare, segnando l’inizio di questa nuova fase storica nello sviluppo cinese.

È vero che lo sviluppo di nuove forze produttive di qualità è una necessità inevitabile per promuovere lo sviluppo di alta qualità, e accelerare l’autosufficienza tecnologica è la via obbligata per questo. Ecco la logica fondamentale che sottende al salto dalla quantità alla qualità. Secondo le disposizioni centrali, durante il periodo del XV Piano si dovrà porre maggior enfasi sullo sviluppo di nuove forze produttive di qualità, con l’innovazione tecnologica a fare da guida sulla base dell’economia reale. Si dovrà promuovere la trasformazione e l’aggiornamento delle industrie tradizionali e accelerare l’instaurazione di un sistema industriale moderno.

Allo stesso tempo, si dovrà perfezionare il sistema na-zionale di innovazione, stimolare l’energia di vari soggetti innovativi, e mirare alle frontiere della scienza e della tecnologia mondiali, continuando a concentrarsi sulla ricerca di base e sul miglioramento della capacità d’innovazione originale. Si dovrà rafforzare la ri-cerca sulle tecnologie chiave, comprese quelle emergenti, e promuovere lo sviluppo integrato di educazione, scienza e tecnologia, e di persone competenti.

Attualmente, si stanno sviluppando a fondo la rivoluzione tecnologica e la ristrutturazione industriale. La ricerca scientifica si sta espandendo verso il macro e il micro, verso ambiti estremi e inter-disciplinari, con continui progressi oltre i confini della conoscenza umana. L’innovazione tecnologica sta entrando in un periodo di attività intensa e concentrata, con tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale, la tecnologia quantistica, la biotecnologia e altre che emergono rapidamente, innescando trasformazioni a catena”

Il Presidente Xi Jinping ha sintetizzato perfettamente le tendenze dello sviluppo delle frontiere della ricerca scientifica globale. Come sfruttare al meglio le opportunità della “fase intensa” dell’innovazione tecnologica nel quadro delle “quattro dimensioni” è la chiave per realizzare l’autosufficienza tecnologica, sviluppare nuove forze produttive di qualità e promuovere lo sviluppo di alta qualità durante il XV Piano.

È incoraggiante notare che, per quanto sia un paese “ritardatario”, la Cina si stia mostrando assai attiva nell’innovazione. In primo luogo, adattandosi all’evoluzione tecnologica e alla trasformazione industriale, si sta concentrando su esperimenti su larga scala con applicazioni di mercato, cercando di trovare la scorciatoia per l’innovazione. In secondo luogo, a dispetto della stasi globale della ricerca di base, la Cina sta aumentando costantemente gli investimenti nel settore.

Nel 2024, la spesa per la ricerca e lo sviluppo a livello sociale crescerà del 50% rispetto alla fine del XIII Piano e la percentuale degli investimenti nella ricerca salirà al 2,68%, avvicinandosi al livello medio dell’OCSE, il riflesso di una strategia a lungo termine. I “picchi d’innovazione tecnologica” cinese, sotto i riflettori internazionali, confermano che essa compirà passi decisivi verso l’obiettivo di diventare una nazione innovativa nel corso del XV Piano. L’innovazione tecnologica sta guidando l’industria verso una trasformazione e un aggiornamento di medio-alto livello, con un evidente passaggio da una crescita quantitativa a una qualitativa, da una posizione di inseguitore a quella di leader in vari settori.

III. La “seconda metà” della potenza nazionale

In un certo senso, il passaggio dal XIV al XV Piano segna l’inizio della seconda tappa nello sviluppo dell’hard power e del soft power cinesi.

C’è comune accordo sul fatto che dal 2024 al 2025 l’economia cinese è entrata nella se-conda fase. Il cambiamento è legato a doppio filo al passaggio a uno sviluppo economico d’alta qualità, in particolare a nuove forze produttive. A conclusione della prima fase, caratterizzata da una crescita estensiva, s’è subito avviata questa seconda fase, incentrata su una gestione più raffinata e mirata. Allo stesso tempo, la cultura cinese sta vivendo an-ch’essa una nuova fase, con nuove forme d’espressione culturale (come la narrativa online, i cosiddetti drama e i giochi), che sta rapidamente conquistando il mondo, una seconda fase culturale che fa il paio con quella economica.

Nel febbraio del 2025, la società britannica Brand Finance ha pubblicato l’Indice del Soft Power Globale 2025, dove la Cina è transitata al secondo posto, superando il Regno Unito. Nel 2025, la Cina ha visto un notevole aumento nella sua presenza tra i competitori globali più forti, in particolare nei settori delle telecomunicazioni 5G, degli smartphone e delle auto elettriche. Essa sta consolidando la sua posizione come potenza innovativa, e nel maggio 2025, The Economist ha pubblicato un articolo dal titolo “Come la Cina è diventata cool”, evidenziando la perfetta combinazione di innovazione tecnologica (hard power) e cultura (soft power) come fattore chiave.

La forza globale della Cina, sia hard che soft, sta entrando in un ciclo positivo di rafforzamento reciproco. È prevedibile che col XV Piano Quinquennale la Cina si troverà in una nuova fase di potenza globale, in una sinergia fra potenza economica, tecnologica e culturale.

IV. Un’ancora di stabilità nel mondo turbolento

Nei prossimi cinque anni, il globo attraverserà un mutamento inarrestabile, con un futuro incerto per la crescita economica mondiale. Tuttavia, la Cina, di fronte a un ambiente esterno complesso, continuerà a mantenere la sua posizione di dirigenza strategica, diventando un “ancora di stabilità in un mondo sempre più turbolento”.

Il primo obiettivo della Cina sarà continuare a svolgere un ruolo centrale nella crescita globale, mostrando la sua resilienza economica e contribuendo per circa il 30% alla crescita globale.

Il secondo obiettivo sarà promuovere ulteriormente lo sviluppo pacifico, in un periodo in cui il mondo affronta carenze di pace, sviluppo, sicurezza e governance, dove albergano nazionalismi e protezionismi. La Cina si posizionerà come costruttore di pace, contributore allo sviluppo globale e difensore dell’ordine internazionale.

Infine, la Cina continuerà a promuovere la cooperazione internazionale e l’apertura, contrastando l’isolazionismo e lo ‘sganciamento’ tecnologico, e cercando di costruire un’economia globale più aperta e inclusiva.

V. Il “nuovo paradigma” delle forme di civiltà

Il XIV Piano Quinquennale ha segnato il successo per la Cina nel realizzare una modernizzazione in stile cinese e nel creare una nuova forma di civiltà. Il XV vedrà una continua evoluzione di nuove prassi di modernizzazione, svolgendo sempre più un ruolo chiave nella storia del progresso della civiltà umana. Con una modernizzazione mai vista prima, la Cina sta cambiando il corso della storia, non solo per i suoi enormi risultati, ma anche riscrivendo la narrativa della modernizzazione globale.

Dai tempi del “Primo Piano Quinquennale” fino al “Quattordicesimo Piano Quinquenna-le”, e da una popolazione di oltre 600 milioni di persone all’epoca a più di 1,4 miliardi oggi, la modernizzazione della Cina ha sempre affrontato e cercato di risolvere la sfida globale dello “sviluppo su larga scala”.

La modernizzazione della Gran Bretagna del XVIII e XIX secolo avvenne nell’ordine delle “decine di milioni”, quella degli Stati Uniti del XX secolo raggiunse la “scala superiore al centinaio di milioni”; la modernizzazione cinese, invece, con la sua “scala di un miliardo”, non solo ha contribuito per oltre il 70% alla riduzione globale della povertà, ma raddoppierà più che abbondantemente la popolazione mondiale “modernizzata”.

Allo stesso tempo, sebbene la Cina disponga di una quantità pro capite di principali risorse non rinnovabili molto inferiore alla media mondiale, essa realizzerà, nel più breve periodo della storia globale, il passaggio dal “picco delle emissioni di carbonio” alla “neutralità carbonica”. In quanto pratica sociale senza precedenti, il processo di modernizzazione della Cina può essere definito un’impresa epica svolta nel “più grande laboratorio al mondo di trasformazioni economiche e sociali”.

Dall’Europa al Nord America, la storia della modernizzazione mondiale degli ultimi secoli è stata una storia di espansione violenta, dominata dalla logica del “forte che divora il debole”. Tanto il genocidio dei nativi americani quanto la “tratta degli schiavi neri” tra Africa e Americhe portano impresso il marchio del peccato originale della modernizzazione occidentale.

La modernizzazione dei Paesi “pionieri” si è in larga misura fondata sul saccheggio di ricchezze e risorse delle nazioni e dei popoli arretrati, dando origine a una crudele epoca di colonialismo, sulla quale si è poi costruito il sistema mondiale egemonico del capitalismo occidentale. Come primo grande Paese a realizzare la modernizzazione attraverso uno sviluppo pacifico, la Cina nei prossimi cinque anni continuerà a scrivere il miracolo dell’“ascesa pacifica di una nazione in armonia con lo sviluppo pacifico del mondo”.

Dal Manifesto del Partito Comunista alla “Rivoluzione d’Ottobre”, la domanda se i “Paesi orientali economicamente e culturalmente arretrati” potessero ereditare i risultati dell’era capitalistica scampando alle sofferenze del capitalismo — cioè passare per le “forche caudine” dello sviluppo capitalistico — ovvero realizzando la modernizzazione tramite l’edificazione del socialismo, è ancora un dilemma per l’umanità.

Come forma di “esistenza sincronica” diversa dal capitalismo, la costruzione della modernizzazione socialista della Cina ha sempre affrontato pressioni e resistenze. Oggi, poiché “la realizzazione del grande ringiovanimento della nazione cinese è entrata in un processo storico irreversibile”, la Cina — primo Paese ad aver intrapreso con successo un percorso di modernizzazione socialista — nei prossimi cinque anni si avvicinerà ulteriormente allo stato ideale immaginato dai classici del marxismo.

La modernizzazione cinese trae ispirazione da tutte le conquiste della civiltà umana, risponde meglio alle esigenze dello sviluppo della produzione sociale moderna su larga scala, guadagna punti rispetto al capitalismo e mantiene e indica una via ideale allo sviluppo umano. Nei prossimi cinque anni, in quanto nuova forma di civiltà umana, la pratica della modernizzazione cinese metterà ulteriormente in evidenza il carattere progressivo e la giustezza di valore della “modernizzazione che trascende i modelli precedenti”, rivelando costantemente nuove prospettive per il progresso dello sviluppo umano.

*L’autore è membro del XIII Comitato Nazionale della Conferenza Politica Consultiva del Popolo Cinese (CPPCC) e ricercatore senior presso l’Istituto di Studi sull’Attualità della Cina e del Mondo. Questo articolo è stato pubblicato sul n. 16 (2025) della rivista “China Economic Report” (Zhongguo Jingji Baogao).

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