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L’Aja. Confermato il mandato di cattura per Netanyahu

Lunedì 15 dicembre, la Camera d’Appello della Corte Penale Internazionale (CPI) ha respinto ufficialmente il tentativo di Israele di bloccare l’indagine sui crimini di guerra commessi a Gaza, confermando la validità dei mandati di arresto emessi nel 2024 contro il primo ministro Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant.

La sentenza, emessa oggi, respinge l’appello presentato da Israele contro una decisione procedurale basata sull’Articolo 18(1) dello Statuto di Roma. Secondo la difesa israeliana, la CPI non avrebbe giurisdizione sul caso e avrebbe omesso di notificare correttamente l’avvio di una nuova indagine in relazione agli eventi successivi al 7 ottobre .

I giudici d’appello hanno però respinto questa argomentazione, stabilendo che tali eventi rientrano nell’ambito dell’indagine già notificata nel 2021 e che, di conseguenza, non era necessaria alcuna nuova notifica.

La decisione rappresenta un passaggio cruciale nell’indagine che ha portato, nel novembre dello scorso anno, all’emissione dei mandati di arresto contro Netanyahu e Gallant.

Negli ultimi mesi, Israele ha presentato diversi ricorsi per cercare di invalidarli, tra cui un tentativo di squalificare il procuratore capo Karim Khan per presunta mancanza di imparzialità e una contestazione della giurisdizione della corte in Palestina.

Se uno di questi ricorsi fosse stato accolto, i mandati di arresto sarebbero stati dichiarati nulli.

* da InsideOver

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