1. Una noiosa premessa storica
La dottrina Monroe è uno dei testi di riferimento della politica estera americana: in quasi duecento anni di vita è stata spesso invocata a sostegno delle guerre e dei trattati, delle azioni e delle omissioni, delle promesse e delle minacce che hanno propiziato l’ascesa degli Stati Uniti da fragile repubblica a potenza regionale e, infine, a superpotenza mondiale.
Occorre partire da lì per capire le trasformazioni del rapporto tra gli Stati Uniti e il mondo, lungo quasi due secoli di storia.
I principi enunciati da James Monroe nel 1823 (la divisione del mondo in due sfere contrapposte, il veto a interferenze e tentativi di colonizzazione europea nel Nuovo Mondo, l’impegno americano a evitare analoghe interferenze nel Vecchio Continente) si sono dimostrati molto longevi soprattutto per il loro contributo alla definizione dell’identità nazionale e, conseguentemente, della definizione dell’interesse nazionale degli Stati Uniti.
Un concetto che in Europa non è così noto, ma lo è negli USA, diremmo nel DNA degli Stati Uniti, è quello di “Destino Manifesto” (in inglese Manifest destiny): un’espressione che indica la convinzione che gli Stati Uniti d’America abbiano la missione di espandersi, diffondendo la loro forma di libertà e democrazia. I sostenitori del Destino Manifesto credevano che l’espansione non fosse solo buona, ma che fosse anche ovvia (“manifesta”) e inevitabile (“destino”).
Nel corso del XIX secolo l’espressione “destino manifesto” divenne un termine storico standard, spesso usato allora come sinonimo dell’espansione degli Stati Uniti d’America attraverso il Nord America e verso l’Oceano Pacifico. Il destino manifesto fu sempre un concetto generale più che una specifica politica. Il termine combinava un credo nell’espansionismo con altre idee popolari dell’epoca, compresi l’eccezionalismo americano, il nazionalismo romantico e un credo nella naturale superiorità di quella che allora veniva chiamata la “razza anglosassone”.
Cerchiamo di farla breve, senza pretendere di scrivere un trattato di storia, ma soltanto un (già troppo lungo) articolo che parte dal 1823 per arrivare al 2022.
La prima svolta imperialista della Dottrina Monroe si ha agli inizi del ‘900, con la crescita della potenza americana: la dottrina si trasforma da isolazionista a espansionista, legittimando interventi economici e militari statunitensi in America Latina, con ad esempio il “Corollario Roosevelt”: un’aggiunta alla Dottrina Monroe, enunciata dal Presidente Theodore Roosevelt nel 1904, che autorizzava gli Stati Uniti a intervenire come “polizia internazionale” negli affari interni dei paesi latinoamericani per correggere “irregolarità croniche“, con la scusa di prevenire l’intervento europeo, trasformando la dottrina da un’esclusione delle potenze europee a una giustificazione per l’intervento statunitense, sotto la politica del “Big Stick” e del Sudamerica come “giardino di casa” degli USA.
Essa divenne un fondamento dell’identità e della politica estera americana, una estensione mondiale del “Destino Manifesto”, invocata per giustificare interventi come la guerra ispano-americana, il canale di Panama e le ingerenze in vari paesi latinoamericani, sia paradigmatico il caso del Cile anni 70.
Andiamo avanti. Coi brividi nella schiena, ma andiamo avanti. Il “Secondo Corollario Roosevelt” si origina con l’intervento in Europa nella WW2, e prende il nome dall’altro Presidente USA, Franklin Delano Roosevelt, mentre in realtà è dovuto soprattutto alla politica “di contenimento” dei suoi successori.
Dopo “aver salvato l’Europa dal Nazismo“, nel dopoguerra gli USA provvidero a “salvarla dall’Unione Sovietica e dal comunismo“. Nacque la NATO. Non c’erano quindi più confini, sfere d’influenza, se non quella de facto con l’URSS. Dopo il Latino-America, anche l’Europa Occidentale divenne “giardino di casa” per gli USA.
Il crollo dell’URSS abolì anche questo ultimo confine, portò all’estensione “a valanga” della NATO in tutta l’Europa centro orientale. Questa fase inizia dopo il 1990 ed ha Bill Clinton e Barack Obama fra i principali artefici: la possiamo denominare “Delirio Biden” per citarne l’estrema conseguenza che si è avuta con l’Ucraina dopo il 2014.
2. La messa in pratica.
La “vocazione speciale” degli Stati Uniti, specialmente in ambito militare, si riferisce alla loro capacità e ruolo di potenza globale attraverso le Forze Speciali (SOF), unità d’élite come i Navy SEALs e la Delta Force, e il comando unificato dell’US SOCOM, focalizzate su operazioni non convenzionali, “antiterrorismo” e intervento rapido in ambienti complessi (mare, aria, terra), riflettendo la loro proiezione di forza e l’impegno in conflitti moderni e “guerre al terrorismo”.
Gli elementi-chiave della “vocazione speciale” non sono belle parole, sono innanzitutto implementazioni pratiche militari; le Forze d’Elite (SOF – Special Operations Forces): Navy SEALs, Forze speciali della Marina, versatili in mare, aria e terra, famose per azioni anti-terrorismo e ricognizioni speciali; Delta Force (1st SFOD-D): Unità dell’Esercito per operazioni ad alto rischio, antiterrorismo e azione diretta; Green Berets (Army Special Forces), che addestrano forze locali e operano in ambienti non convenzionali, con motto “De Oppresso Liber” (da oppresso, libero).
Il tutto coordinato dal US SOCOM (United States Special Operations Command): Comando unificato che coordina le varie forze speciali (Esercito, Marina, Aeronautica, Marines) dal 1987, creato dopo il fallimento dell’Operazione Eagle Claw, per migliorare il comando e controllo.
L’implementazione è quindi militare in senso ampio e primo, ma poi passa attraverso altre azioni, come la pressione economica, l’utilizzo malevolo delle istituzioni internazionali come ONU e Corte Penale Internazionale. Ricognizione speciale, guerra non convenzionale, controguerriglia, azioni dirette, antiterrorismo, spionaggio e supporto alle forze locali, non importa quanto “presentabili”, purché includibili nell’ampia definizione di “freedom fighters”.
3. I fatti: il golpe come dottrina
Da quando gli Stati Uniti esistono come potenza mondiale, il golpe o il cambiamento di governo di paesi nemici, ostili o anche solo indipendenti, è il principale strumento della loro politica di dominio del Mondo. Questo perché la democrazia americana è la controfigura politica del capitalismo economico. Quindi non si mira soltanto al dominio diretto, ma anche al controllo indiretto di stati subalterni o di neocolonie prive di sovranità o a sovranità limitata.
Non esiste una statistica universale dei golpe Usa, accettata dagli storici, ma – tra tentativi di golpe e golpe riusciti – alcuni studiosi ne hanno contati 186 dal 1945 ad oggi. Persino il territorio degli Stati Uniti è stato a suo tempo ampliato con dei colpi di Stato: le Hawaii furono ottenute rovesciando una regina nazionalista e combattiva, mentre Panama con una secessione dalla Colombia, pilotata da Washington per farci un canale. Ora è in corso il tentativo di cambio di regime in Venezuela .
Ai vecchi tempi. lo scoprire tracce di queste cospirazioni costava dolore e molti morti . Non si contano i giornalisti e gli oppositori rimasti vittime di questi colpi di Stato statunitensi. E’ tuttora così, sebbene la rete abbia loro complicato le cose.
4. L’Ucraina, ultima frontiera.
Sin dalla loro nascita, gli USA e i suoi cittadini sono stati plasmati dal concetto di “frontiera”. Se nel nord America, “frontiera” ha voluto dire genocidio delle popolazioni native americane come atto di nascita di una Nazione, l’ultima frontiera è la guerra ora in corso in Europa.
Sul cambio di regime in Ucraina a Maidan sappiamo molto, e non a caso. I servizi russi hanno individuato i flussi di denaro sopra i 5 miliardi di dollari in Ucraina dal 1993, fino a una telefonata della Nuland che mandava a quel paese l’Europa perché era più moderata di lei nella rottura con la Russia (e per questo è stata diffusa nel mondo).
E’ poi pienamente provato che i collaboratori di Navalny, il dissidente russo, sono stati intercettati nel ricevere fondi USA per tentare una Maidan a Mosca.
Tornando all’Ucraina, a fronte a questa grande quantità di prove fattuali, viene da riflettere come esse non servissero, in realtà: due giorni dopo Maidan, infatti, i servizi e le forze armate Ucraine sono passate sotto controllo diretto Nato ed in particolare Usa. Esiste ancora, nonostante le prove schiaccianti, uno zoccolo duro che nega queste evidenze, spiegando che “la paura del vero socialismo” Ucraino ha impedito al governo di Yanucovich di reprimere i criminali di Maidan, mentre la mano degli USA inopinatamente, stavolta, non avrebbe agito secondo la loro dottrina costituente, ed anni ed anni di preparazione: a noi pare che tutto ciò sia pacificamente impossibile, anche solo continuare a discuterne insulta la nostra intelligenza.
Il delirio Biden porta al potere in Ucraina un individuo indefinibile, a capo di una congrega di criminali rappattumati fra i peggiori oligarchi privi di scrupoli, in un clima di corruzione e di mancanza di principi diremmo “fondante”. Fra il 2014 e il 2022, le province russofone vengo sottoposte ad un genocidio, nel silenzio generale dell’occidente. Si arriva ad inizio 2022 con truppe ammassate ai confini delle due repubbliche indipendentiste, pronte alla spallata finale. Accordi di Minsk carta straccia, esistono in rete i filmati di Zelensky che ridacchia divertito – ammiccando ai propri alleati europei e americani – quando Putin invoca il loro rispetto.
Intervento militare russo. Il resto è cronaca: il secondo Trump cerca di smarcarsi dal conflitto del “Delirio Biden”, ma vi è il tentativo della UE e della UK di intestarsi l’operazione, continuarla, non capendo che senza gli USA è impensabile sostenerla Purtroppo vi è la contingente presenza ai vertici della Unione Europea e nel suo Parlamento di una congerie di trombati alle elezioni nazionali, mandati in UE per farli pascolare inoffensivi, più una pattuglia di politici di destra estrema, provenienti dall’aristocrazia più retriva di centro Europa, oppure da staterelli baltici fino a quel momento anonimi, che influenzano l’intera politica dell’Unione Europea per soddisfare le loro ataviche avversioni antisovietiche.
La Russia intanto procede, con calma, a smantellare quel disgraziato Paese, oramai in agonia.
5. Conclusione
Viene un momento in cui occorre per un attimo deporre i toni moderati, e chiamare il tradimento come tradimento, la miseria morale di una certa pseudosinistra occidentale, che da spettatrice noncurante si è resa complice, come miseria morale.
Non esiste alcun dubbio sulla responsabilità principale dell’Occidente nel golpe di Maidan e nella guerra in corso.
La Russofobia è una ideologia di guerra che viene inoculata, in modo artificiale, nei popoli europei occidentali. Alcuni di essi ne sono permeabilissimi, come ad esempio i tedeschi, altri, come gli italiani, assai meno. Ma il popolo italiano viene continuamente bombardato attraverso mille fonti, di cui le principali sono i mass-media.
Seguiti a ruota dai guardiani dell’ortodossia occidentale e antirussa, politici, vassali, valvassori e valvassini, tesi a dimostrarsi più realisti del re per meri scopi di convenienza carrierista e di prebende, fino all’ultimo politicante locale che alza il telefono e convince – ancora non sappiamo come – i salesiani a negare la sala per una conferenza di Barbero e D’Orsi.
E non dimentichiamoci la diffusa corruzione. Gli Stati Uniti hanno corrotto i principali vertici delle nostre forze armate, dei servizi e i giornalisti. Lo fanno quasi apertamente, come se fosse un loro diritto, riconosciuto dall’implementazione della loro “dottrina”.
Occorre allora che non sia dato quartiere agli avvelenatori di pozzi e ai guerrafondai di casa nostra, dell’Italia e della UE+UK, per poter sottrarre l’Ucraina al suo destino di “ultima frontiera”: il terreno martoriato dove Russia e Occidente si scontrano e mostrano i rispettivi muscoli. Mentre l’Ucraina muore.
Non è una invettiva biblica, ma una semplice deduzione logica che deriva dalla descrizione dei fatti in corso nel Mondo.
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Anna M.
Bentornato, prof. Zucchetti. Sentivo la mancanza delle Sue analisi
Massimo Zucchetti
Grazie! Sono stati mesi impegnativi per i miei corsi universitari, quindi ho dovuto diradare…
Aurora Capitani
Grazie professore.
Condivido la sua lettura dei fatti.La sua ricostruzione.
Vittoria Grimaldi
sempre molto lucido e coraggioso il prof. Zucchetti, che con una sintesi luminosa riesce a offrire una lettura avvincente dei fatti storici,, animata com’ e’ dalla ricerca della verità.