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La “stangata”. Per le famiglie la manovra costerà più di 3.000 euro

Secondo Adusbef e Federconsumatori, che adottano ovviamente un criterio interclassista,  la voce che inciderà di più sui bilanci già prosciugati della famiglie è quella relativa all’aumento dell’imposta di bollo sui 22 milioni di deposito titoli (per le ormai poche famiglie che possiedono titoli). Questa imposta – a nostro avviso non certo scandalosa – frutterà alle casse dello stato 8 miliardi, ma comporterà una spesa singola di 333 euro. Assai più pesante sul piano sociale sarà l’effetto dei tagli sulla sanità: il risparmio per lo Stato sarà di 7,5 miliardi (a cui vanno sommati altri 4,5 miliardi dei tagli precedenti) ma l’effetto sulle spese delle famiglie sarà di almeno 315 euro in più all’anno. Anche i carburanti (grazie all’aumento delle accise) costeranno di più: 60 euro l’anno. E il conto per la mancata indicizzazione delle pensioni si tradurrà mediamente in una perdita di 102 euro. Aggiungendo poi i tagli agli enti locali che ricadrebbero sui cittadini sotto forma di addizionali, si arriva a 1.106 euro. Ma non basteranno per richiudere il portafoglio. La manovra sposta infatti al 2013 e 2014 una cifra consistente che arriverebbe dal taglio lineare degli sconti fiscali. E non si salverebbero quelli destinati alla famiglia. Così, incluso anche questo ulteriore taglio (che riguarderebbe detrazioni familiari, deduzioni contributi previdenziali e detrazioni sanitarie) il conto aumenta di altri 666 euro arrivando a complessivi 1.772 euro.
«La convergenza di questi due fattori (manovra + aumento di prezzi e tariffe) comporta una drastica riduzione del potere di acquisto, che, per di più, si inserisce in una situazione di forte contrazione dei consumi. Alla luce di queste ricadute, infatti, si può profilare un crollo dei consumi del -7/8%».
«Tutto ciò è estremamente grave – affermano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, Presidenti di Federconsumatori e Adusbef – ed imporrebbe una radicale modifica della manovra per una maggiore equità e, nello stesso tempo, per impedire un’ulteriore contrazione del mercato che produrrebbe effetti molto negativi sulla produzione industriale e dei servizi nel nostro Paese, con conseguenze del tutto immaginabili»

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