Meno male che il sindacato c’è. Anzi: meno male che c’è il sindacato di classe. Un vero e proprio bagno (salutare) di realtà: è questa la sensazione che in molti avranno avvertito ieri a Roma, assistendo alla prima giornata (la seconda sarà oggi, sempre all’Hotel ‘Metropole’ alle 9,30) della 1° Conferenza europea dei sindacati del pubblico impiego organizzata dalla TUI – PS & Allied, il sindacato di categoria della Federazione Sindacale Mondiale, FSM/WFTU. Si: perché la realtà è sempre sfaccettata e non sempre si offre nuda in tutta le sue articolazioni. Un’iniziativa che, come rilevato da molti degli intervenuti, deve inorgoglire l’Usb, il sindacato italiano che ha lanciato la sfida di una confederalità nuova e radicale. Così, pur rimanendo all’interno della necessaria distinzione tra il piano politico e quello strettamente sindacale della difesa dei diritti e degli interessi materiali dei lavoratori, lo sforzo (riuscito) di tutti è stato quello di uscire da un orizzonte ‘economicistico’ per analizzare le cause dell’attuale livello di pericolosità della crisi ma anche per indicare prospettive nuove e condivise di fuoriuscita dalla crisi. Un tentativo di ricerca apparso molto più serio di quanto spesso non avvenga altrove. Tanto più interessante perché avviene al centro del gigantesco processo di destrutturazione sociale, economico e democratico in corso nei paesi aderenti all’Unione Europea. E così si è parlato pure del peso che ha avuto la caduta dei paesi socialisti nell’espansione della globalizzazione capitalistica come anche degli aspetti alimentari e ambientali della crisi. Sarà che l’attuale crisi è sistemica è costringe quindi a trovare soluzioni che ribaltino il tavolo, fatto sta, comunque, che l’impressione generale che si è potuta ricavare oggi è quella di un considerevole avanzamento nella consapevolezza della propria funzione fatto proprio dalla classe e dalle sue organizzazioni. Così, mentre la pratica e il pensiero delle classi dominanti vorrebbero ridurre il conflitto sociale a uno scontro fittizio tra incappucciati da una parte e militanti ossequiosi delle compatibilità dall’altra, il movimento di classe europeo dialoga invece con gli intellettuali a essa organici (come nel caso dell’intervento del Centro studi Cestes-Proteo) e fa tesoro delle esperienze di lotta che a vario livello e in diversi paesi si sono realizzate. S’inizia col saluto portato dall’Usb e col sentito ricordo di Demetres Kotzarides – sindacalista del Pame (la cui capacità di mobilitazione, è stato sottolineato, dà fiducia a tutti) morto ad Atene durante lo sciopero che ha paralizzato la Grecia per quarantotto ore – e si finisce con l’intervento del comparto scuola che ha richiamato l’importanza della formazione, di un sapere libero e laico in una scuola di qualità. Dodici interventi, tra cui di estremo interesse quello del delegato del Pame sulle lotte e gli scioperi in corso in Grecia che danno l’idea della estrema resistenza contro le misure antisociali imposte dall’Unione Europea, e l’intervento del sindacalista portoghese che annuncia tra l’altro che in Portogallo il prossimo 24 novembre ci sarò lo sciopero generale o l’intervento del sindacato francese “Solidaire” che per la prima volta partecipa ad una conferenza della Federazione Sindacale Mondiale.
Molti gli interventi che hanno portato, attraverso la voce della FSM (oltre ad alcuni saluti come quelli di Jesus Pulido, economista cubano), un convincimento e un auspicio: la necessità di rafforzare l’organizzazione di classe e un nuovo internazionalismo. Perché la crisi offre anche opportunità. In serata sui delegati e i sindacalisti arriva la preventivata doccia fredda del documento presentato da Berlusconi per rispettare gli obblighi dettati dall’Unione Europea: un massacro sociale, anche contro i lavoratori pubblici.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa