Le parti sociali – dai sindacati alle imprese – garantiscono sostegno al governo Monti. «È l’ultima chance per tornare ad essere credibili» avverte il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. Che esclude categoricamente un suo incarico nella nuova squadra. Le parole d’ordine sono rigore ed equità, la strada da seguire è quella di «un patto sociale», dice il leader della Cisl, Raffaele Bonanni. Parla di un «nuovo patto di cittadinanza», il numero uno della Cgil, Susanna Camusso. Tutte, al termine delle consultazioni a Palazzo Giustiniani, apprezzano la concertazione messa sul tavolo dal premier incaricato di formare il nuovo esecutivo, Mario Monti, che a sua volta riconosce la «disponibilità» offerta dalle organizzazioni anche con «contributi concreti» e «possibili sacrifici parziali» delle parti. È «un gesto non dovuto ma una scelta di relazione con le parti sociali» che «apprezziamo», dice Camusso. Cauta, invece, sul merito: l’agenda del neo-premier «ancora non la conosciamo, non esistono deleghe in bianco», aveva affermato in mattinata, prima dell’incontro, a conclusione del quale evidenzia: «Aspettiamo gli annunci concreti» ma un passo fondamentale è già nel «metodo di confronto». Punto su cui il giudizio è unanime. «Ha sottolineato il ruolo importante delle parti sociali e della coesione sociale», evidenzia Marcegaglia. Intanto le imprese, che a Monti hanno portato il ‘Manifestò con le 5 proposte del 30 settembre, assicurano il supporto «forte e convinto» al nuovo governo che sta per nascere. Sui sacrifici da sopportare si dicono pronte. «Abbiamo detto che siamo disposti ad assumerci le nostre responsabilità, in termini anche economici e, quindi, di sacrifici», ha spiegato il presidente di Rete imprese Italia (che riunisce Confcommercio, Confesercenti, Cna, Casartigiani e Confartigianato), Ivan Malavasi, parlando anche a nome di Confindustria, Abi, Ania e Alleanza nazionale delle cooperative. Le loro richieste vanno dalla riforma fiscale (anche con una patrimoniale se finalizzata a ridurre la pressione del fisco su imprese e lavoro) alla riforma delle pensioni, privatizzazioni, liberalizzazioni, e investimenti in infrastrutture, ricerca e sviluppo. Sulle pensioni non chiudono alla possibilità di discuterne la Cisl e la Uil così come l’Ugl. Ma in primis, spiega Bonanni, «a nome della Cisl ho chiesto al premier incaricato Monti un patto sociale tra le parti sociali ed il governo, quale elemento per definire bene itinerario ed azione». La Cgil «ha rappresentato la necessità che si parta da un nuovo patto di cittadinanza, dalla scelta di un patto fiscale tra cittadini e Paese messo in discussione in questi mesi», afferma Camusso. Ciò «vuol dire equità, introduzione della patrimoniale e lavoro, con l’abbassamento della precarietà e l’introduzione di politiche industriali». Il leader della Uil, Luigi Angeletti, sottolinea come per Monti «la questione più importante è quella della crescita e quindi non solo il risanamento» dei conti. E per raggiungere questo obiettivo «non abbiamo posto alcun veto, abbiamo dato la nostra disponibilità a discutere ogni riforma».
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