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Roma Capitale destruttura servizi sociali e i diritti dei lavoratori

L’Unione Sindacale di Base ha indirizzato al sindaco Alemanno e agli amministratori di Roma Capitale una lettera aperta denunciando il progressivo ridimensionamento del numero di dipendenti in servizio, che determina un ridotto funzionamento della macchina amministrativa e dunque la difficoltà a garantire anche le prestazioni minime. Infatti, alle cessazioni di personale che non viene rimpiazzato, si aggiungono la vicenda del personale obbligato ad accettare un’assunzione part-time per rispettare gli obblighi normativi imposti dal legislatore nazionale, le mancate assunzioni del personale scolastico ed educativo dalle graduatorie vigenti e la mancata copertura di alcuni posti legati ai servizi di prevenzione e protezione dei luoghi di lavoro. L’USB ritiene che, allo stato attuale, sia possibile dare corso allo scorrimento delle graduatorie delle progressioni verticali, sulla base delle cessazioni verificatesi negli ultimi due anni, che hanno portato una riduzione di oltre 2.000 unità. Ritiene inoltre necessaria l’adozione di un preciso provvedimento legislativo, magari in occasione di un prossimo decreto su Roma Capitale, che consenta alla Capitale della Repubblica, in virtù della sua caratteristica di ente speciale, la completa autonomia organizzativa e la possibilità di utilizzo integrale delle graduatorie vigenti, anche al fine della stabilizzazione dei lavoratori rapporti precari.
Sugli effetti devastanti del patto di stabilità verso i servizi sociali del welfare comunale, intervengono con un appello anche gli operatori sociali che hanno convocato per il 29 novembre un presidio sotto l’Assessorato ai Servizi Sociali e per sabato 3 dicembre una assemblea cittadina in piazza Sempione. Gli operatori sociali spiegano nell-appello che si stanno mobilitando già da diverso tempo per far fronte alla situazione disastrosa in cui sono stati gettati i Servizi Sociali, l’assistenza domiciliare e quella scolastica e contro le condizioni di forte precariato e di lavoro non riconosciuto adeguatamente, che soffriamo come lavoratori e lavoratrici  del settore. Dei  tagli ai  Servizi Sociali ed a tutto il Welfare contenuti nelle varie manovre finanziarie, chi ne sta  pagando il conto  sono chiaramente le famiglie in difficoltà, ma anche i lavoratori e le lavoratrici  che sono al vostro fianco tutti i giorni.
In quattro anni di governo sono stati tagliati per l’80 % i finanziamenti al fondo nazionale delle politiche sociali, che nell’ultimo anno significano 2 miliardi di euro e si prevedono ulteriori tagli nel settore con le nuove manovre finanziarie di aggiustamento del bilancio statale, richieste dalla Banca della Comunità Europea: questo si traduce nella distruzione del Welfare, delle politiche di assistenza ai disabili, agli anziani, ai minori in difficoltà, ai senza casa, ai tossicodipendenti, agli stranieri e tutti quei soggetti che vivono situazioni di forte disagio sociale.
Sono stati tagliati i fondi all’assistenza scolastica per i ragazzi , ed anche se le scuole e gli operatori si mobilitano e si attrezzano come meglio possono per tamponare il più possibile la situazione, sono sempre di più i ragazzi ed i bambini con disabilità che sono costretti a ridurre la loro frequenza a scuola ed a restare a casa perché non si sono stanziati  i fondi necessari per gli AEC ed gli insegnanti di sostegno.
Come se non bastasse / affermano ancora gli operatori sociali / a Roma il sindaco Alemanno ha dato il  via ad una  Riforma del Servizio di Assistenza Domiciliare che, fra le altre cose,  prevede grossi tagli sull’orario di assistenza ( per esempio gli utenti con grave disabilità potranno usufruire al massimo di 14 ore di assistenza domiciliare settimanale) oppure l’accorpamento di più utenti insieme con un rapporto di 1 operatore su 5 utenti, che si traduce per noi lavoratori in interventi difficilissimi in cui non sarà possibile lavorare sul singolo , sul suo personale progetto di autonomia, di socializzazione, di crescita. E’ colpa della crisi? Ma questa crisi non l’abbiamo provocata noi e non la vogliamo pagare, non vanno certo tagliati i nostri stipendi, che come sapete sono “da fame”, né i servizi alle persone in difficoltà ,  che come voi sapete sulla vostra pelle ,  sono sempre meno.
Gli operatori sociali chiedono, pertanto, di aderire al loro appello e di rispondere a tutte le iniziative che da fare, insieme, per difendere i diritti e la dignità di tutti.

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