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Roma. Tensione alla Stazione Tiburtina blindata per le contestazioni

ore 11.30: i familiari delle vittime di Viareggio, che chiedono di essere ascoltati, sono tornati a spingere sui cordoni della polizia che chiudono la strada tra Largo Mazzoni e la Stazione Tiburtina. Tra loro anche la senatrice del Pd Granaiola che però non è stata fatta passare neanche lei.  I lavoratori degli appalti FS che verranno licenziati a dicembre si sono intanto attestati sul ponte di Portonaccio che sovrasta la stazione. Decine di blindati e centinaia di poliziotti ovunque.

ore 10.30. La polizia blocca in Largo Mazzoni (da cui sono stati rimossi temporaneamente i capolinea degli autobus) i manifestanti che vorrebbero dirigersi verso la stazione. Spintonamenti ad esatico, ma nessuna carica, per ora.

ore 10.10: I comitati No Tav, i ferrovieri, i familiari della strage di Viareggio si sono concentrati nel vicino largo Mazzoni ma sono circondati da un muro fatto di blindati della polizia e pannelli. Lanciano slogan chiedendo “Giustizia”. Esibiscono le carte di identità, chiedono di essere identificati e accompagnati da Napolitano e chiedergli conto del perchè ha nominato l’a.d Moretti cavaliere del lavoro.

 

Oggi viene inaugurata in pompa magna a Roma l’ala della stazione Tiburtina che ospiterà il principale scalo romano dell’Alta Velocità. Particolare curioso: la stazione Tiburtina era già stata inauguarata il 9 dicembre dello scorso anno da Berlusconi, Moretti, Matteoli. Una inaugurazione a favore di telecamere ma all’insegna del caos e della blindatura di un intero quartiere, visto che è stato deciso il trasferimento dei capolinea di alcuni autobus e almeno due ore di blocco del traffico tra Nomentana e Pietralata ed è stata chiusa la stazione Tiburtina della Metropolitana.

Tutto in nome della sicurezza per i vip chiamati a tagliare il nastro della nuova grande opera. All’inaugurazione della stazione intitolata a Cavour e ai 150 anni dall’Unità D’Italia dovrebbero presenziare il presidente della Repubblica Napolitano, il Ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera, il presidente del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane Lamberto Cardia, e l’amministratore Delegato, Mauro Moretti.

Un enorme apparato di sicurezza è stato allestito e disposto già da ieri affinché le autorità non siano disturbate. Ma al grande evento si annuncia anche la partecipazione di soggetti che contestano la grande opera e chi la inaugurerà, a partire dall’ad di Trenitalia Moretti.

I No Tav e chi li sostiene si sono erano appuntamento all’interno della città universitaria della Sapienza, con l’intenzione poi di muoversi verso lo scalo blindato. “Il 28 Novembre verrà inaugurato il progetto partito da quando il sindaco di Roma era ancora Walter Veltroni. Una speculazione che riempie le tasche dei soliti noti: Montezemolo, Della Valle, Intesa-San Paolo e il gruppo Ferrovie dello Stato, solo per dirne alcuni” scrivono i No Tav che contestano l’utilità di quella che ormai in molti definiscono una nuova ‘cattedrale nel deserto’ costata la bellezza di 330 milioni di euro (e non ancora completata). “Interi territori sono stati devastati dalle linee ferroviarie destinate all’alta velocità. Sulle vite delle persone si fanno pagare i veleni e le nocività che questo progetto porta. I profitti da garantire alle grandi imprese e gli interessi politici nel tutelarli rivelano l’altra faccia dell’esclusione e dell’oppressione. Quanto costa prendere un TAV? Quanti possono permetterselo? Quanti treni accessibili a tutti cancellati o soppressi? Quanti operai morti nei cantieri dell’alta velocità?”
Domande alle quali né i politici né gli imprenditori vogliono rispondere, e quindi il dispositivo di sicurezza tenterà di tenere alla larga i contestatori, la cui lista però negli ultimi giorni si è allungata.

A disturbare la festa ci saranno sicuramente i lavoratori delle società Servirail e Rete Ferroviaria Italiana da giorni arrampicati su un palazzo in via Prenestina per cercare di bloccare il licenziamento di quasi mille dipendenti degli appalti ferroviari regalati da Moretti alla multinazionale francese Veolia. Ieri alcuni di loro hanno partecipato alla manifestazione contro la privatizzazione dei beni comuni, e poi hanno spiegato le loro ragioni agli abitanti dei quartieri Prenestino e Pigneto. Domani hanno intenzione di consegnare una petizione al presidente Giorgio Napolitano proprio durante l’inaugurazione della stazione Tiburtina. Il grado residuo di democrazia esistente in questo paese lo permetterà?

A fargli compagnia dovrebbero esserci le reti di lavoratori che contestano i licenziamenti politici di ferrovieri rei di aver anteposto la sicurezza sul lavoro ai profitti dell’azienda, e anche i familiari delle vittime della strage di Viareggio, che non si sono persi nessun appuntamento pubblico con Mauro Moretti e che anche a Roma potrebbero ribadire la loro richiesta di verità e giustizia per i loro cari scomparsi quel maledetto giorno in cui un convoglio carico di gas esplose distruggendo un intero quartiere della città toscana.

A protestare contro “una inaugurazione che non inaugura proprio niente” erano stati già sabato un centinaio di abitanti dei quartieri limitrofi alla Stazione Tiburtina, riuniti nell’Associazione Radici e nel comitato Rinascita Tiburtina. Ieri mattina hanno manifestato a due passi dai cantieri chiedendo che insieme allo scalo per l’alta velocità si forniscano ai cittadini anche quei servizi e quelle compensazioni di cui non c’è proprio traccia. Una ventina di manifestanti sono entrati nell’ex istituto ittiogenico, accanto alla stazione, “una struttura di proprietà della regione, ma completamente abbandonata e devastata. Fatiscente e mal ridotta” hanno denunciato.

Niente da festeggiare, dunque, spiega Andrea Mosetti dell’Associazione Radici: “i romani avranno ancora davanti agli occhi la sopraelevata che doveva essere abbattuta, vedranno ancora, davanti allo scalo, il capolinea dei pullman delle linee internazionali con relativo caos (…). Non ci saranno neanche la sistemazione di largo Mazzoni, il verde pubblico promesso insieme ai parcheggi nel tratto di tangenziale che dalla stazione porta a ponte Lanciani”.

Le telecamere tenteranno accuratamente di non inquadrare ciò che non è stato rimesso a lucido e a maggior ragione chi cercherà di rovinare l’idilliaco quanto irreale quadretto dell’inaugurazione. Basterà?

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