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Marchionne ed Elkan si preparano alla kermesse per la nuova Panda

Riapre, quindi, lo stabilimento di Pomigliano d’Arco per avviare la produzione di tremilacinquecento nuove Panda da parte della neonata newco Fiat, Fabbrica Italia Pomigliano. Le nuove vetture saranno provate e presentate alla stampa internazionale nel corso di una kermesse spettacolare che si snoderà non solo nello stabilimento di Pomigliano ma anche nella più centrale Piazza del Plebiscito dove il nuovo modello d’auto sarà illustrato ad un parterre di esponenti della finanza, dello spettacolo e del mondo politico ed economico italiano ed internazionale.

Al momento, per l’avvio di questa produzione, sono impegnati circa 350 lavoratori assunti dal marzo scorso ad oggi e che lavorano sulle catene di montaggio su un unico turno, dalle 8 alle 17. Questo contingente di lavoratori è il prodotto di una accurata selezione e differenziazione operata dalla direzione aziendale la quale – in maniera esplicita – fino ad ora ha evitato di assumere, nella newco, operai iscritti alla Fiom o al Sindacalismo di Base o, comunque, persone ritenute “poco compatibili con le nuove configurazioni produttive”.

Ancora fuori, invece, oltre 4mila lavoratori, che sono in cassa integrazione straordinaria, e che dovrebbero essere assunti nella newco entro il prossimo anno e mezzo. La Cassa Integrazione  Straordinaria per cessazione attività, infatti, resterà in vigore fino a luglio 2013, data entro la quale la Fiat ha annunciato che assorbirà tutto il personale in forza al Giambattista Vico, dove, fino a qualche settimana fa, era prodotto il modello Alfa 159.

Queste le notizie rese note pubblicamente le quali –ancora una volta – confermano lo stile autoritario e blindato della Fiat la quale non rilascia informazioni e notizie neanche su avvenimenti ed eventi in programma tra pochi giorni.

Il lancio della nuova Panda e la ripresa della produzione a Pomigliano (in una condizione sicuramente più pesante per i lavoratori di questo stabilimento che, occorre ricordarlo, prima dell’ultima cura Marchionne occupava circa 5000 addetti) rappresenta comunque un passaggio di fase importante e significativo nell’azione della multinazionale Fiat nel nostro paese.

Dagli avvenimenti afferenti il Referendum a Pomigliano in poi sulla classe operaia Fiat, sul sistema di relazioni sindacali e sull’intera organizzazione dei cicli produttivi si è abbattuto un autentico ciclone che ha sconvolto e modificato il profilo della più importante azienda del capitalismo tricolore la quale è sempre più impegnata in una spasmodica lotta per la sua sopravvivenza nell’ambito della accresciuta competizione globale internazionale.

Un ciclone che ha modificato in peggio la qualità del lavoro aumentandone smisuratamente la svalorizzazione e il suo portato antisociale. Un ciclone che condiziona, da circa due anni, la politica dei governi italiani, della Confindustria e il dibattito dell’intero mondo imprenditoriale italiano. Un ciclone che ha trovato simpatie e consensi non solo nelle fila del sindacalismo collaborazionista ma anche in parti consistenti una sinistra sempre più subalterna ed integrata negli interessi generali dell’Azienda/Italia e del capitalismo nazionale.

A questo punto è evidente che questo evento napoletano travalica il contesto locale ed assume oggettivamente, anche sul piano simbolico, un punto di svolta che non può essere ignorato da quanti, nelle fabbriche e fuori da esse, in questo ultimo periodo, hanno alimentato, a vario titolo, l’opposizione alla Fiat, alla strategia di Marchionne e al complesso del disegno padronale di disarticolare ulteriormente ciò che residua dell’unità politica e materiale dei lavoratori dell’auto.

Sono quindi auspicabili e legittime forme di contestazione e di protesta contro questa vergognosa kermesse in preparazione le quali dovranno connettere e coinvolgere, necessariamente, i lavoratori di Pomigliano, quelli dell’Iribus di  Avellino e i movimenti di lotta dell’area metropolitana impegnati sul versante della lotta per il reddito, per il lavoro e per la difesa degli ultimi istituti dello stato sociale.

In tal senso la Rete dei Comunisti è impegnata a favorire la discussione collettiva e le sinergie unitarie necessarie per agglutinare le disponibilità utili alla costruzione della necessaria mobilitazione a Pomigliano e nella città di Napoli.

 * Rete dei Comunisti – Napoli

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