La folta delegazione di lavoratori FIOM Piaggio, Cobas e studenti, convocatasi alla stazione di Pisa, ha deciso a un certo punto di recarsi, attraverso le vie del centro, al presidio indetto dai sindacati confederali di fronte alla Prefettura. Giunti all’imbocco del Lungarno Mediceo, a poche centinaia di metri dal palazzo del Governo, il gruppo di manifestanti è stato fermato da un ingente schieramento di polizia, che ha impedito fisicamente il passaggio dei lavoratori anche alla spicciolata, sul marciapiede.
Solo un sinuoso percorso per vie parallele ha permesso di superare il blocco poliziesco, facendo così giungere i lavoratori e gli studenti a Piazza Mazzini, dov’erano radunate alcune centinaia di persone, composta da (pochi) lavoratori e (molti) burocrati sindacali. L’impatto con il cordone di polizia e carabinieri è stato a quel punto ancor più traumatico del primo, a causa della solerzia con la quale i rappresentanti delle forze dell’ordine marcavano “a persona” i componenti della delegazione, con il preciso obiettivo di impedire l’ingresso nella piazza.
Grande è stato lo sconcerto e la rabbia dei lavoratori Piaggio, costretti in un angolo della piazza, mentre i rappresentanti del loro sindacato di riferimento (la CGIL) parlavano dai microfoni di fronte alla Prefettura, ben coscienti se non complici dell’operazione poliziesca in corso.
Al teatrino politico/sindacale al quale siamo abituati, ci mancava solo lo sciopero contro una manovra del governo protetto dalle forze dell’ordine.
Un ossimoro solo apparente, poiché la triplice sindacale – alla quale si aggiunge a pieno titolo la sigla post fascista dell’UGL, presente in piazza con decine di bandiere e militanti – mantiene e rafforza la propria funzione di camera di compensazione sociale, utilizzando gli scioperetti come quello di stamane al solo fine di tornare al tavolo della concertazione, in vista della seconda fase della manovra governativa, che metterà mano al contratto nazionale e allo Statuto dei Lavoratori, sulla base del vergognoso accordo dello scorso 28 giugno e dei diktat di Marchionne.
I fatti di Pisa segnalano, se ancora ce ne fosse bisogno, l’urgenza di una mobilitazione indipendente e autonoma dalle scadenze di questo tipo di sindacalismo, cinghia di trasmissione e legittimazione degli interessi del padronato e dei governi all’interno del mondo del lavoro.
Contropiano – Redazione di Pisa
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