Il rigetto da parte del tribunale, evidenzia ancora una volta come i teoremi di criminalizzazione ai danni delle lotte sociali, in particolare di alcuni compagni che gravitano nei movimenti dei disoccupati, sono del tutto assurdi e paradossali. Non hanno nulla di fondato, nè provano (con meschini tentativi da parte della stessa Magistratura) che l’esistenza dei movimenti di lotta, dei comitati di difesa dei beni pubblici, le lotte sindacali, nulla hanno a che vedere con le forme di associazione criminale, che le stesse rivendicazioni di lavoro e reddito, sono il segnale di un disagio vissuto quotidianamente e che l’autorganizzazione dal basso è uno strumento legittimo per superare le forme e le condizione di precarietà che i proletari vivono.
Dopo aver sperimentato il tentativo di adottare le misure speciali di sorveglianza contro il compagno Gino Monteleone (anche esse decadute e rigettate dal Tribunale), anche nei confronti di Landolfi è stata tentata la stessa manovra per essere poi smiontato come un castello di carta. Ma la Magistratura non si arrende, nella continua arrogante assenza della politica e delle Istituzioni nel dare risposte alle rivendicazioni e le richieste dei movimenti dei precari e lavoratori, sta tentando di nuovo di creare un meccanismo ad arte per intimorire la determinazione delle lotte sociali attraverso perquisizioni, minacce e sequestro di materiale di informazione.
Il Coordinamento di lotta per il lavoro e il Centro sociale “Carlo Giuliani” lanciano un appello a non arrendersi e lavorare nella ricomposizione dei settori in lotta per finalizzare l’obiettivo di aprire un tavolo di confronto e di trattativa risolutivo con la Regione Campania.
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