Dieci anni fa, il rapporto “La Coscienza di Cipputi” anticipava e documentava quello che i giornali e la Banca d’Italia hanno scoperto… solo oggi.
Il mondo del lavoro si polarizza, verso l’alto (per pochi) e verso il basso (per molti). In 15 anni l’Italia ha visto una riduzione del peso occupazionale di operai, impiegati e insegnanti. In diminuzione anche commercianti e artigiani. La radiografia sul come sia mutato il mercato del lavoro è quella che emerge da una ricerca della Banca d’Italia che ha pubblicato uno studio – realizzato dalla ricercatrice Elisabetta Olivieri – nel quale ha misurato la quota di ore lavorate nelle diverse professioni nel 2009 rispetto agli anni precedenti. L’analisi mostra uno «svuotamento dell’occupazione nelle attività lavorative a media qualifica». Una novità che ha avuto anche un impatto sulle retribuzioni. Si registra infatti «una ’polarizzazione della struttura salariale, cioè in aumento delle retribuzioni più intenso agli estremi della distribuzioni delle retribuzioni rispetto alla parte centrale».
A guardare le ore di lavoro, per le opportunità occupazionali – spiega lo studio – «si osserva un netto calo di input lavoro impegnato in mansioni a media e a bassa qualifica compensato da un aumento di lavoro in quelle più qualificate. Tale tendenza indica che in Italia negli ultimi 15 anni vi è stato un upgrading delle opportunità lavorative, più evidente nella parte medio alta della distribuzione delle qualifiche». Nel dettaglio, fatto 100 l’ammontare delle ore del totale delle professioni, in 15 anni è calata di 2 punti percentuali (al 9,8%) la «quota ore» degli impiegati in ufficio, di 2,4 punti (al 6,5%) quella di artigiani e operai metalmeccanici specializzati, di 6,2 punti (al 3,9%) quella dei professionisti «qualificati» nelle attività commerciali, di 1,5 punti (al 2,0%) quella degli insegnanti. Balzano invece di 6,2 punti (al 7,6%) le ore di lavoro di imprenditori, manager, responsabili di piccole imprese, seguiti da professionisti nel settore tecnico (+2,3 punti percentuali che li porta al 10,1%). Ma aumentano anche le professioni per le quali sono richiesti più anni di studi: di 2,1 punti (al 3,9% del totale) salgono le ore per i professionisti del settore intellettuale, +1,5 punti (valgono il 2,3% del totali) per ingegneri, architetti e professionisti del settore tecnico e matematico; +0,3 punti percentuali (all’1,9%) per i medici e professionisti del settore della salute. Ovviamente una sintesi così estrema non consente di tracciare tutte le dinamiche dovute anche alle caratteristiche socio-demografiche. La distribuzione dei lavoratori nelle professioni non è infatti uniforme: basta pensare alla maggiore concentrazione di donne nei servizi e di uomini dell’industria, o all’alta concentrazione di immigrati nelle occupazioni a bassa qualifica.
Due le spiegazioni riportate dallo studio per spiegare lo svuotamento delle attività lavorative di media qualifica. La prima è incentrata sul ruolo del progresso tecnico, capaci di influenza in modo eterogeneo la domanda per diversi livelli di qualifica. In particolare per il fatto che – viene spiegato – «il calo dei prezzi dei computer avrebbe reso sempre più conveniente la sostituzione di lavoratori a media qualifica con macchine». Questo ha anche portato un effetto aumento per la domanda di lavoro in mansioni di alta qualifica (le professioni intellettuali) e in parte anche in quelle a bassa qualifica (attività manuali non routinarie) complementari all’attività svolta dai computer. Tra le ipotesi considerate c’è anche quello della delocalizzazione produttiva internazionale. «”.Molte attività routinarie – spiega infatti lo studio – possono essere svolte lontano dal resto dell’attività aziendale (data entry, assemblaggio) e per questo spesso vengono delocalizzate all’estero”.
La ricerca della Banca d’Italia conferma così quel processo di polarizzazione sociale del lavoro verso l’alto per pochi “top” e verso il basso per molti lavoratori diventati working poors (lavoratori poveri per i bassi salari e le basse qualifiche). Una novità della crisi? Niente affatto. Questa tendenza era già stata indicata chiaramente alla fine degli anni Novanta da un gruppo di ricercatori del Cestes nella ponderosa pubblicazione “La Coscienza di Cipputi” che riportava e analizzava i risultati di una ampia inchiesta condotta tra centinaia di lavoratori italiani. Così scrivevano in un passaggio i ricercatori che avevano elaborato i risultati dell’inchiesta: “In primo luogo emerge con nettezza una pesantissima questione salariale alla quale i lavoratori non hanno trovato risposte sindacali adeguate. Non è solo la percezione soggettiva dei lavoratori o la concreta descrizione dei livelli salariali a colpire. E’ il fatto che la metà degli intervistati affermi di fare straordinari a dirla lunga sulla situazione attuale. In assenza di una politica rivendicativa collettiva gestita dal sindacato i lavoratori si aggiustano come possono, con un sistematico allungamento dell’orario di lavoro. Per venti anni ci hanno rimbambito con la stupidaggine della società dei due terzi, in cui la maggioranza della popolazione sarebbe costituita da benestanti e solo una piccola parte avrebbe continuato a vivere in condizioni di disagio. Questa inchiesta ci mostra al contrario come la società tenda ad avere una forma a clessidra asimmetrica, con una minoranza di privilegiati in alto, una rarefazione degli strati intermedi e una grande maggioranza – che comprende il lavoro subordinato – in condizioni non agiate ed in corso di peggioramento. Questa condizione strutturale viene peggiorata – e l’inchiesta fotografa anche questo dato – dal diffuso sentimento di incertezza verso il futuro che alberga tra i lavoratori e che li unifica al di là delle divisioni di qualifica e mansione”. Preveggenza o analisi di classe dei processi? La seconda che hai detto!
Per saperne di più: “La Coscienza di Cipputi. Inchiesta sul lavoro, soggetti e progetti : l’analisi-inchiesta di Cestes-Proteo”, edizioni Mediaprint, 2002 (a cura di Cararo, Casadio, Martufi, Vasapollo, Viola)
oppure https://www.contropiano.org/Documenti/2002/La_coscienza_di_Cipputi.htm
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