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I precari della scuola contestano Profumo. Alla festa del Pd

La contestazione silenziosa di un gruppo di docenti precari al ministro dell’Istruzione alla Festa Democratica a Reggio Emilia è arrivata da una ventina di insegnanti che hanno preso posto nelle prime file dell’auditorium esponendo cartelli con le scritte «la scuola dei tecnici è una scuola di classe», con Pinocchio mangiato dal pescecane e «con il ministro Profumo c’è puzza di concorso-imbroglio». Un altro cartello recitava “120 milioni di euro per un concorso inutile”.
Uno dei cartelli più grandi è stato ritirato dal servizio d’ordine del Partito Democratico destando la protesta dei precari arrivati da Reggio Emilia e da altre città.
«Volevamo fare domande e ci hanno ritirato il cartello. Vogliamo solo dei chiarimenti dal ministro che vuole una scuola di merito senza vecchi precari. Io ho 32 anni, vi sembro vecchia?», dice un’insegnante.
Che Profumo fosse alla festa del Pd chiarisce molto bene anche da quale parte stia questo partito.
Nei giorni scorsi l’Unione sindacale di base aveva invitato i lavoratori della scuola, di ruolo e precari a disertare l’appuntamento – definito “una cerimonia di propaganda” – e aveva annunciato il rilancio di una mobilitazione del comparto scuola fino allo sciopero generale. 
Il ministro, aveva avverte l’Usb, sarà alla Festa “per celebrare assunzioni, rinnovamento, merito, e chissà cos’altro ancora che riguarda il mondo della scuola”. “Per quanto riguarda il concorso – denuncia l’Usb scuola  – si tratta della solita retorica sul presunto merito. A detta del ministro dovrebbero entrare nella scuola nuovi docenti ‘giovani’ e ‘meritevoli’, quasi a dire che la scuola di oggi sia intasata da ‘vecchi’ e da ‘immeritevoli’. I precari che sono nelle graduatorie ad esaurimento, i quali, da anni, aspettano di essere messi in regola hanno tutti sostenuto o un concorso o la Ssis (Scuola di specializzazione) a numero chiuso della durata di due anni, al cui termine era previsto un esame di Stato e l’assunzione a tempo indeterminato da parte del Miur”. 
I tagli di personale, spiega ancora l’Usb, continuano anche “grazie alla ‘spending review’ (16mila persone) mentre ai precari si è cercato di rubare anche le ferie non godute di quest’anno (che comunque non sono state ancora pagate)”. E poi ancora: “Il governo, insieme all’ammucchiata di partiti che lo appoggiano, spacciano i colpi inferti allo stato sociale come scelte obbligate – ‘ce lo chiede l’Europa’ è il ritornello – ma l’UE non conta quando dice che un precario che lavora tre anni per uno stesso datore di lavoro (pubblico o privato) deve vedere il suo contratto a tempo determinato trasformato a tempo indeterminato. I precari della scuola a cui viene negato questo elementare diritto, in Italia, ogni anno, sono circa 150mila”. 
L’Usb parla di un disegno per “sfasciare totalmente” la scuola pubblica, non certo di una “svolta”. “Ultimo capitolo del decreto – concludeva l’Usb annunciando proteste – riguarda il sistema di valutazione. Il disegno del ministro si sovrappone perfettamente a quello della proposta di legge Aprea in discussione alla Commissione Cultura del Senato: esautoramento totale degli organi collegiali a favore di un consiglio dell’autonomia che assomiglia a un consiglio d’amministrazione in cui sono presenti anche privati esterni alla scuola; Invalsi e ispettori che detteranno Legge e valuteranno con i quiz che non hanno dato alcuna prova di efficienza in occasione del concorso per dirigenti scolastici e test di ammissioni al Tfa (tirocinio formativo attivo)”.

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