La diretta:
18.15: Gli operai dell’Alcoa hanno incendiato alcune cassetta di plastica con dentro delle bottigliette di plastica vuote. Poco fa avevano dato fuoco simbolicamente ad una divisa da lavoro, sempre insieme a delle cassette di plastica.
17.50: I lavoratori non mollano. Il presidio al ministero del lavoro prosegue.
“Noi da qui non ce ne andiamo”. Prosegue ormai da oltre 6 ore il presidio dei lavoratori dell’Alcoa sotto il ministero dello Sviluppo economico. E’ incessante il suono dei tamburi e dei caschi sbattuti a terra. Ma la protesta non accenna assolutamente a finire anzi i lavoratori assicurano che proseguira’ ad oltranza. Alle prime informazioni sull’andamento dell’incontro i manifestanti hanno risposto in coro “noi da qui non ce ne andiamo”
17.30: E’ ripreso il tavolo del negoziato. Stavolta c’è anche il ministro Passera.
E’ ripreso, dopo una lunga pausa, il tavolo sull’Alcoa al ministero dello Sviluppo. Al tavolo partecipa adesso anche il ministro Corrado Passera, oltre al sottosegretario Claudio De Vincenti, al viceministro al Lavoro Michel Martone, al presidente della Regione Sardegna Ugo Cappellacci, agli enti locali, all’azienda e ai sindacati. La riunione è ripresa dopo oltre 2 ore di interruzione durante le quali Passera ha incontrato separatamente i rappresentanti della Regione e della Provincia. Nella pausa si sono svolti altri incontri separati.
15.30: Solidarietà con i lavoratori dell’Alcoa
La solidarieta’ agli operai di Alcoa arriva anche dai ricercatori e tecnici aderenti a Usb Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), quei ricercatori che in passato hanno partecipato alla battaglia del tetto conclusa a gennaio 2010 e a tante altre lotte precarie. I ricercatori esprimono cosi’ la “loro massima solidarieta’ ed appoggio ai lavoratori dell’Alcoa, oggi a Roma per protestare contro l’imminente chiusura della loro fabbrica, che porterebbe alla perdita di centinaia di posti di lavoro in un territorio, quello del Sulcis, gia’ devastato da crisi e poverta’”. Una accoglienza ben diversa da quella riservata stamattina a Fassina del Pd è stata quella dei lavoratori alla presenza in piazza di Giorgio Cremaschi (portavoce del Comitato No Debito ed ex dirigente della Fiom) e a Sergio Bellavita recentemente messo fuori dalla segreteria della Fiom.
14.20: Il ministro Passera ha deciso di partecipare all’incontro sul futuro dell’Alcoa. Dopo aver delegato la patata bollente al sottosegretario De Vincenti, il ministro ha capito l’aria che tirava e ha fatto sapere che parteciperà all’incontro. I lavoratori avevano protestato con forza verso la latitanza di Passera che in diverse dichiarazioni aveva alzato le mani sul futuro della fabbrica.
13.50: gli operai dell’Alcoa hanno di nuovo cercato di rompere il cerchio di agenti di polizia e carabinieri che li ha chiusi dentro via Molise. Gli operai hanno premuto sul cordone su via San Basilio in direzione di Piazza Barberini. Volano ancora petardi ed anche qualche razzo. Un operaio e un agente di polizia sono rimasti contusi. Qualcosa arriva anche sui giornalisti presenti. La polizia avrebbe ricevuto l’ordine di evitare possibilmente le cariche ma di impedire con ogni mezzo che gli operai escano dal recinto organizzato sotto al ministero. L’accesso verso via Barberini è bloccato da un forte spiegamento di forze.
13.40: Dopo alcuni minuti di tafferugli e di tensione altissima adesso la situazione pare essersi di nuovo parzialmente “tranquillizzata”. Ma i lavoratori sono completamente chiusi su tre lati da un imponente schieramento di Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza.
13.30: dopo un corpo a corpo di alcuni minuti è scattata una carica della polizia su via Molise. Gli operai non sono indietreggiati ed hanno respinto la carica a mani nude e scagliando contro i celerini bulloni di alluminio, bottiglie di acqua, mele, petardi. Gli agenti hanno quindi bloccato la carica e sono tornati indietro dietro le transenne in fondo a via Molise. Gli operai si sono quindi concentrati davanti all’ingresso del Ministero e anche in questo caso stanno letteralmente assediando i celerini posti a difesa dell’ingresso. I lavoratori gridano ‘lavoro sviluppo occupazione’ e anche ‘la Fornero al cimitero’.
13.20: su via Molise dove si trova il Ministero, gli operai dell’Alcoa hanno cominciato ad aumentare la pressione sui cordoni della polizia cercando di rimuovere il blocco. I lavoratori hanno cercato di strappare vie le transenne di metallo, ai primi accenni di cariche da parte dei celerini in assetto antisommossa gli operai sono indietreggiati leggermente ed hanno cominciato a bersagliare il cordone e le camionette di bulloni e petardi. Il cordone dei poliziotti ha resistito ma la tensione sta diventando altissima. Il numero di agenti di polizia impegnati nel controllo della manifestazione è enorme.
12.40: contestato Fassina del Pd. Il responsabile economico del Pd Fassina si è affacciato al presidio dei lavoratori dell’Alcoa sotto al ministero del lavoro ed ha cominciato a discutere con gli operai. Nella discussione probabilmente deve aver detto qualcosa che non ha “quadrato” e i lavoratori hanno cominciato a contestarlo piuttosto animatamente, tant’è che Fassina si è dovuto collocare dietro al cordone della polizia che a quel punto è stato pressato dagli operai dell’Alcoa piuttosto arrabbiati con il dirigente del Pd.
11.00: sotto al ministero Stefano Lai, delegato rsu della Cub all’Alcoa commenta: “Oltre all’Alcoa ci sono altre fabbriche in crisi o già chiuse nel Sulcis. Oggi dal sottosegretario De Vincenti vogliamo delle soluzioni. Le richieste della svizzera Klesch ci spaventano perchè chiede l’acquisizione dello stabilimento ma solo se viene fermato. Noi ce ne andremo solo se ci verranno offerte soluzioni vere”. “La politica in questi anni ha avuto enormi responsabilità. Hanno messo una marea di soldi pubblici in mano ale multinazionali che ora, visto che non hanno più i livelli di profitto che si erano prefissati, semplicemente chiudono e trasferiscono altrove la produzione. E’ inaccettabile”.
10.40: i lavoratori dell’Alcoa sono arrivati sotto al Ministero del Lavoro in via Molise e premono sui cordoni della polizia. Alle 12.00 è previsto l’incontro sulle sorti della fabbrica. Uno striscione recita: “Alcoa: Usa e getta” dove la parola usa ha i colori della bandiera statunitense. Sotto al ministero anche alcune lavoratrici dell’Eutelia con una maglietta con su scritto: “Lavoratori scomparsi”.
10.20: gli operai dell’Alcoa sono partiti di corsa in direzione del ministero. Petardi, fumogeni e caschi sbattuti per terra. I lavoratori si fanno sentire. Premono sul cordone del servizio d’ordine.
10.00: sono arrivati i pullman dei lavoratori Alcoa da Civitavecchia. Sono organizzati da Cgil, Cisl, Uil ma anche uno della Cub. Dilagano le bandiere con i Quattro Mori e magliette con su scritto “Disposti a tutto” e “Sulcis in lotta”. Su uno striscione c’è scritto “Americani di merda”, esplicito il riferimento alla multinazionale statunitense Alcoa. Secondo alcuni delegati sindacali l’ipotesi dell’acquisto da parte della società svizzera Klesch sarebbe credibile, ma la Klesch avrebbe chiesto dispegnere l’impianto di Portovesme prima di avviare la trattativa. La polizia e la Guardia di Finanza hanno completamente chiuso via Nazionale.
9.30 i lavoratori dell’Alcoa si stanno ancora concentrando in piazza della Repubblica. Alcuni sono arrivati con il traghetto e i pullman da Civitavecchia, altri devono arrivare con un volo dall’aereporto di Fiumicino. In piazza ci sono circa 150/200 operai. Dalla piazza si recheranno in corteo al Ministero del Lavoro (transitando per largo Santa Susanna e via Bissolati). Imponente lo schieramento di polizia e carabinieri.
Hanno attraversato mezza Sardegna prima di recarsi ad Olbia per prendere il traghetto che questa mattina li ha portati a Civitavecchia e poi con sette pullman a Roma dove alle 12.00 è previsto l’ennesimo incontro al Ministero del lavoro. Più di 500 lavoratori dell’Alcoa tornano nella capitale per porre all’attenzione le sorti della loro fabbrica e di quella di Fusina (Mestre). Ad accoglierli a Roma però non ci sarà solo la solidarietà degli altri lavoratori e degli attivisti. Il governo ha mobilitati quasi mille poliziotti per “tenere a bada” gli operai che potrebbero reagire con rabbia alla notizia che la loro fabbrica verrà chiusa perchè “non si trova un altro compratore”.
Lo schieramento e le dichiarazioni “antiterroristiche” del ministro dell’interno Cancellieri danno il segno dell’accoglienza che troveranno, in questo autunno, tutte le mobilitazioni di protesta. Il finto “pacco bomba” fatto trovare nei pressi dello stabilimento è il simbolo del ventaglio di provocazioni possibili conro lavoratori che non hanno mai dato particolari segnali di “estremismo”. Le grida contro le “infiltrazioni” – ridicole, quando si parla di 500 persone che si conoscono da sempre, abitano nello stesso territorio e parlano in dialetto davvero unico – è l’altro “biscotto” pronto per ogni altra lotta. L’equazione mediatica è antica ma ancora buona: protesta operaia = pericolo di violenza. E se non è così (piazza Fontana insegna) ci pensa direttamente il governo. Sia per i “pacchi bomba” che per le “infiltrazioni”. Queste ultime, in particolare, sono un problema serissimo che i movimenti attuali sembrano poco in grado di riconoscere e affrontare.
I tre lavoratori Alcoa che per quattro giorni avevano occupato un serbatoio dell’acqua arrampicandosi a 66 metri di altezza, sabato hanno deciso di scendere a terra e di sospendere la loro protesta iniziata per ottenere dall’azienda un impegno scritto per evitare lo spegnimento dell’impianto. L’Alcoa, alla vigilia dell’incontro al ministero ha diffuso la notizia che nessuno ha manifestato interesse per l’acquisto della fabbrica. “Dal 1 agosto non abbiamo ricevuto nessuna nuova e concreta manifestazione di interesse da parte di potenziali acquirenti dell’impianto Alcoa di Portovesme”, ha ribadito la multinazionale statunitense parlando del rincorrersi, in questi giorni, “di una grande quantità di congetture e commenti”. L’azienda ricorda che “ha condotto un processo di vendita che si è concluso il 31 agosto senza tuttavia arrivare a firmare una lettera di intenti con un soggetto interessato all’acquisto dello smelter”.
L’Alcoa ha pure precisato che fino ad oggi non è avvenuto alcun incontro formale “a tre” con Glencore e Regione Sardegna. “Per l’avvio di una qualunque trattativa con Glencore – sottolinea l’azienda in una nota – resta infatti indispensabile una dichiarazione di interesse che al momento non è pervenuta”.
Il Sole 24 Ore riferisce però che sarebbe emerso un interessamento della società svizzera Klesch. “Quell’offerta di Klesch che in giugno era stata rifiutata da Alcoa perché poneva condizioni non realistiche e inaccettabili per raggiungere un deal sul sito di Portovesme, in parte per il prezzo dell’energia proposto, in parte per l’onere per Alcoa, da ieri è diventata interessante, come si legge tra le righe di una lettera spedita da George D. King III (vice president & managing director della multinazionale americana) a Gary Klesch, datata New York, 6 settembre” scrive il quotidiano della Confindustria “In particolare erano stati valutati come non realistici i circa 30 euro a MW/h. Un po’ meno quindi dei 33 euro pagati da Alcoa dal 2009. Da allora infatti «a fronte di un prezzo a MW/h di 72 euro praticato secondo il contratto con Enel, ma contrattato appunto tre anni fa, Terna attraverso il servizio di interrompibilità consente l’abbattimento a 33 euro a MW/h che non è un prezzo sussidiato ma un prezzo stabilito in cambio di un servizio che è l’interrompibilità», spiega Alessandro Profili, responsabile degli affari europei di Alcoa”.
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Matteo
Perché in piazza ci sono solo i diretti interessati?
Perché non si è organizzata una manifestazione più grande e unitaria di TUTTI i lavoratori? Poteva essere una occasione, forse non c’è stato tempo…