A far esplodere la rabbia stato, a detta di Franco Bardi della Fiom Cgil e Rino Barca della Fim Cisl, il dietrofront di Alcoa rispetto agli accordi presi solo lunedì a Roma, nel corso della riunione fiume al ministero dello Sviluppo economico. «Si sono rimangiati tutto – denunciano – Oggi l’azienda ci ha comunicato la fermata totale dello stabilimento rimettendo in discussione gli accordi sottoscritti: il processo di spegnimento continua e rimarranno attive solo 21 celle su 290, questa la morte della fabbrica».
Un comportamento che ha scatenato la reazione cartacea del governo, che ha richiamato «con fermezza Alcoa al rispetto puntuale degli impegni assunti formalmente durante la riunione di luned». In una nota ufficiale, l’esecutivo «esige che lo spegnimento dello smelter avvenga secondo le modaliàt
e con la gradualità
stabilite».
E l’azienda in serata con una nota ribadisce il rispetto degli impegni presi, facendo sorgere il sospetto di un doppio livello di accordi, uno “palese” e uno “segreto”.
«Alcoa conferma che oggi ha presentato un piano di spegnimento degli impianti più graduale come definito con il Ministero dello sviluppo economico, la Regione e i sindacati luned 10 settembre». «Il piano rivisto include la fine delle attivit
à delle celle – precisa Alcoa nella nota – entro il 1 novembre. Cinquanta celle saranno messe in condizione di ripartire entro il 10 novembre e lo stabilimento sarà
interamente fermato entro il 30 novembre». Ma intanto fa mancare alle celle che dovrebbero restare in fun<ione l’alluminio necessario per continuare a funzionare. L’effetto finale è identico: le celle si spengono.
Glencore, società che ha manifestato un flebile interesse, che oggi ha incontrato i rappresentanti regionali a Cagliari, non arretra dalle sue richieste. «Per noi – ha chiarito Carlo Lolliri, amministratore delegato della Portovesme Srl, controllata dalla Glencore – non un problema se spegnere o non spegnere l’impianto, ma capire bene alcuni temi: costi energetici, infrastrutture e il problema del personale. Dopo di che – ha aggiunto – andremo a valutare con tutto lo staff della Glencore cosa fare».
Il primo passo sar
domani con un sopralluogo a Portovesme per verificare le problematiche sulle infrastrutture portuali e stradali. Tra Glencore e Klesch (che continua le trattative private con Alcoa), si inserisce intanto un terzo papabile pretendente, la torinese Kite Gen Research, che punterebbe ad utilizzare per l’impianto l’energia eolica ‘troposferica’, prodotta cioè da grandi aquiloni ad alta quota e non da pale. Una proposta che il ministero dello Sviluppo definisce però «molto preliminare» con una tecnologia «ancora in fase di sviluppo» e per la quale si richiede peraltro «il cofinanziamento».
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