Completamente assenti Cgil, Cisl e Uil.
“Di fronte a due ministeri, Sviluppo Economico e Lavoro, che si sono contraddistinti per la loro inefficacia di azione, si sta consumando il passaggio di oltre 4.000 lavoratori Alitalia dalla condizione di cassaintegrati a quella di licenziati”, dichiara Paolo Maras, dell’USB Lavoro Privato, nel corso del folto presidio dei lavoratori Alitalia in corso questa mattina a Roma in via Veneto.
“Il Piano Fenice, il cui artefice è stato l’attuale ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera ha fallito gli obiettivi industriali, che sbandierava essere a portata di mano – evidenzia Maras – mentre è riuscito a ‘liberarsi’ di lavoratori di lunga esperienza ma che evidentemente non corrispondevano all’obiettivo di ottenere il miglior materiale umano al minor costo, come disse l’Ad Sabelli all’inizio dell’avventura CAI”. Prosegue Maras: “Oggi non solo in Alitalia, ma in importanti aziende del nostro Paese come la Fiat o l’ILVA, tanto per ricordarne alcune, si assiste alla messa in pratica di una sorta di lotta di classe al contrario, il cui obiettivo evidente è la distruzione di diritti, conquiste e tutele sociali ed il mantenimento di relazioni con i sindacati complici. Sul tappeto invece restano precarietà, povertà, e disorientamento dei lavoratori”.
“Alitalia deve essere un paradigma per affrontare in modo efficace questa situazione – incalza il rappresentante USB – è indispensabile connettere le lotte e le esperienze che migliaia di lavoratori stanno vivendo in questo momento per porre in modo deciso ed efficace le loro indifferibili richieste al corpo politico del Paese. Basta con le politiche dettate dalla Troika – conclude Maras – il lavoro è un diritto, non una carità, e non siamo disposti a morire per il pareggio di bilancio. Per questo il 27 saremo di nuovo tutti in piazza a Roma per il No Monti Day”.
La grave crisi che interessa da anni il trasporto aereo è la conseguenza di politiche distruttive, e della mancanza di regole. Sono state permesse speculazioni selvagge e piani industriali al ribasso per anni e l’unico risultato è stato la perdita di posti di lavoro, di tutele sociali e di diritti. Non si può chiudere questo disastro nel silenzio generale, soprattutto quando si continua a parlare di perdite di posti di lavoro anche nell’azienda che avrebbe dovuto essere punto di approdo e prospettiva per i lavoratori provenienti da Alitalia Lai.
La nuova Alitalia CAI che è Compagnia di Bandiera, nonostante le numerose agevolazioni di cui ha beneficiato, continua a perdere utili e ad operare senza fare investimenti per l’espansione del network. Si assiste alla cessione di traffico e attività ad aziende non italiane come Carpatair dopo aver rinunciato a prendere le macchine che avrebbero consentito di fare gli stessi collegamenti oggi “de-localizzati”, con una miopia industriale che lascia basiti. Gli unici obiettivi chiari sono l’abbassamento del costo del lavoro e l’aumento della produttività con la riduzione del numero di occupati, senza l’applicazione di clausola di salvaguardia sociale. Mentre all’orizzonte si prospettano cessioni di ramo d’azienda nei settori operativi della manutenzione
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