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Le mogli degli operai di Pomigliano scrivono

I LORO “RAMPOLLI” SONO ACCOMPAGNATI A SCUOLA NELLA “FUORISERIE” GUIDATA DALL’AUTISTA, AI NOSTRI FIGLI PRESTO NON POTREMO METTERE IL PIATTO A TAVOLA.

Siamo donne del movimento operaio.  Mogli degli operai della Fiat di Pomigliano. Molte tra noi sono operaie. E siamo stanche di vedere i nostri uomini tornare a casa cupi in volto e con lo sguardo perso nel vuoto e fisso alle scadenze di fine mese. Noi che con i nostri figli e le nostre famiglie siamo costrette a fare i conti e a vivere con 750 euro al mese. Siamo stanche di vivere la sensazione di rassegnazione e sconfitta che comincia a far presa sui nostri mariti. E addolorate da quanti urlano dai tetti la loro disperazione, si tagliano le vene o, addirittura, si tolgono la vita.

Siamo stanche di assistere a programmi tv che mostrano famiglie operaie raccolte in cucina con la pentola che bolle e poco da cucinare e, di contro, le interviste ai “professori” che vorrebbero convincerci che “abbiamo vissuto fin’ora al di sopra delle nostre possibilità mangiandoci il futuro dei nostri figli”!! Ma chi… noi…?! Con 750 euro al mese quando va bene?!

Vero è che sono sempre e solo i loro “bamboccioni” che continuano a sperperare in una notte di “vizietti”  quello che un operaio (quando gli andava bene) guadagnava in un anno. I loro “rampolli” che, oggi come ieri, vengono accompagnati a scuola con la “fuoriserie” guidata dall’autista.  Mentre noi per i nostri figli, tra poco, non potremo più mettere nemmeno il piatto a tavola.

Tutto questo non è più tollerabile. Ed è ancora più intollerabile anche considerato il “massacro operaio” in atto in tutte le fabbriche della Fiat di Marchionne e realizzato con un fiume di finanziamenti pubblici e gravi connivenze politico-istituzionali e sindacali. Proprio quei sindacati – i confederali – che oggi sembrano scesi da Marte,  come se non fossero stati proprio loro a sottoscrivere gli accordi più infamanti per i lavoratori. Eppure  siamo convinte che se la Fiat ha da sempre rappresentato il “potere forte” per eccellenza (lo Stato nello stato), i suoi operai hanno sempre saputo tenere alta la testa. Ed oggi è innanzitutto da <questi operai> (e sono ancora tanti) che può ripartire un  credibile segnale di unità e di lotta.  Un obiettivo non facile, tenendo conto del fatto che chi sindacalmente e politicamente dovrebbe stare dalla parte dei lavoratori si attiene al motto che “dividere è meglio (e più proficuo) che unire” ostinandosi nel tentativo di separare tra loro le lotte dei lavoratori delle singole fabbriche.

Ed è proprio oggi che ci troviamo precipitati in un preoccupante arretramento della condizione operaia, oggi che Monti ed i suoi ministri benestanti si riuniscono con Marchionne (e con Riva per citare ad esempio il “cul de sac” in cui hanno cacciato gli operai dell’Ilva di Taranto) e con  CGIL-CISL-UIL per accordarsi come al solito a danno dei lavoratori Fiat e dell’indotto, oggi più che mai dobbiamo mobilitarci a fianco degli operai come donne, come compagne, come mamme e come mogli perché questa è una lotta esemplare per tutti. Perché quello che succederà nelle fabbriche Fiat ricadrà sulle nostre famiglie  sui nostri figli e, se sconfitti i lavoratori, con il governo Monti (come per i pensionati) ricadrà sui lavoratori del pubblico e del privato, sulle loro famiglie e sull’intera società.

Ma veramente oggi c’è chi può ancora credere e rivendicare gli investimenti di Marchionne se non quanti, con l’approssimarsi della campagna elettorale, sono interessati solo a creare nuove illusioni? Noi che a Pomigliano già subimmo le prediche anche dai pulpiti delle chiese che, in uno con politici e sindacalisti, magnificarono la Fiat per il suo “piano di investimenti e sviluppo” VOGLIAMO GRIDARE  A TUTTI CHE LA FIAT IN ITALIA NON C’E’ PIU’ e che con quest’andazzo a breve i pochi presidi esistenti non assicureranno più lavoro nemmeno per una piccola parte degli operai.

Ed oggi  lo diciamo con forza e prima dell’annunciato disastro industriale e sociale, anche perché dopo sarà troppo tardi: la Fiat deve restituire un  centinaio di miliardi di euro di finanziamenti pubblici ad oggi incassati ed usati in danno sociale e per interesse privato e restituire al pubblico le fabbriche tutte già abbondantemente strapagate dalla collettività.

16 ottobre 2012

Comitato Mogli Operai Pomigliano

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