I rappresentanti dei lavoratori e delle istituzioni locali alla fine dell’incontro ha espresso fortissima delusione: il fondo CrescentHydePark, proprietario dello stabilimento, ha parlato espressamente di rischio fallimento. Un rischio contro il quale la soluzione che hanno prospettato è la creazione di una nuova società (una newco, per intenderci la stessa strategia di Alitalia e della FIAT di Marchionne) con 50 dipendenti, forse 60. Mentre per gli altri 350 si aprirebbe il baratro della disoccupazione.
Il commento del delegato Rsu Marino D’Andrea (uno dei due operai che nelle scorse settimane era salito sul tetto dello stabilimento) sintetizza egregiamente quanto sta succedendo: “Di questa crisi globale c’è qualcuno che se ne approfitta per fare speculazione sulla vita dei lavoratori e del Paese” chiudendo con un forte atto d’accusa nei confronti della classe politica (abbiamo già dato notizia delle assenze della Regione e dello scontro verbale tra Chiodi e alcuni lavoratori avvenuto alcune settimane fa) “Se la politica lascia che questo passi, non rialzeremo mai la testa”. Marino D’Andrea fa riferimento alla lotta delle operaie e degli operai della Sixty di Chieti Scalo, s’indigna per la disoccupazione incombente sulle loro teste. Ma le sue parole descrivono tutta la situazione italiana odierna, di una classe politica subalterna agli interessi privati, la finanza che sta divorando l’economia reale e i padroni che speculano disumanamente sulla pelle delle lavoratrici e dei lavoratori. Alla Sixty di Chieti Scalo non si arrenderanno, già ieri hanno rilanciato la lotta. Loro non abbasseranno mai la testa di fronte al padrone e alle sue speculazioni, a tutti coloro che possono (anzi, devono) lottare al loro fianco, a coloro che vogliono un futuro di dignità, un’uscita dalla crisi (se mai questa frase abbia ancora un significato) che non sia l’arricchimento di pochi e l’impoverimento di moltissimi, il dovere di non mollare e di non abbandonare gli operai e le operaie. E’ la storia della Sixty di Chieti Scalo. E’ la storia dell’Italia di oggi…
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa