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L’Alcoa è chiusa. Dal governo solo chiacchiere e distintivo

«Alle 6.30 è stata staccata la corrente e tolta la tensione – racconta Marco Perra, operaio impegnato da 25 anni in fabbrica – a quel punto sono stati sollevati gli anodi staccandoli dai catodi». Con la cella 1124 è stata spenta anche la 1126, «le ultime», sottolinea Ignazio Cerniglia, capoturno della squadra che stamane ha concluso il programma di spegnimento.
«È da tre mesi che viviamo questa situazione – dice Ignazio con l’amaro in bocca – quello di oggi era un giorno particolare perchè abbiamo finito di dare il colpo di grazia allo stabilimento». Speranze per il futuro? «Anche se si è preparati a un probabile riavvio, in cuor mio non vedo speranza», confessa il capoturno.
Con la fermata delle due ultime unità, è finito il ciclo della produzione dell’alluminio iniziato una quarantina d’anni fa quando le Partecipazioni Statali fondarono la fabbrica acquisita poi, intorno al 1996, dalla multinazionale americana Alcoa al termine della privatizzazione dell’allora Alumix.
Negli ultimi anni le vicende dell’azienda che ha prodotto alluminio primario nel polo industriale di Portovesme hanno dovuto fare i conti con i costi energetici e una crisi globale senza precedenti. Fino all’annunciato disimpegno di Alcoa che ha portato negli ultimi due anni all’inasprimento delle proteste degli operai, con manifestazioni a Cagliari e Roma e proteste estreme a 60 metri d’altezza sul serbatoio pensile dello stabilimento.
«Oggi è stata la prima volta nei miei 23 anni di anzianità in cui ho fatto una riunione con tutto il gruppo dirigente sindacale senza che ci fosse una sola cella in marcia – riferisce Franco Bardi, della segreteria Fiom Cgil del Sulcis, tra i protagonisti dell’ultima protesta a 60 metri – Per me è incredibile, mai avrei pensato di arrivare a questa situazione».
La mobilitazione prosegue comunque a oltranza seppure con qualche cambiamento. Salta, infatti, per questioni di ordine pubblico la protesta prevista per il 6 novembre a Roma. «Non ci è stata concessa la piazza che chiedevamo, Montecitorio – spiega Bardi – e quindi si è deciso di rinviare. Lunedì in assemblea decideremo le prossime mosse».
Intanto, dal ministero dello Sviluppo economico arrivano conferme sull'”attenzione” del Governo alla filiera dell’alluminio. Il 13 novembre, fa sapere il Mise, in occasione della visita in Sardegna dei ministri Passera e Barca e del sottosegretario De Vincenti, ci sarà «un confronto a tutto campo sui problemi aperti nel Sulcis, compresi, nello specifico, quelli della filiera dell’alluminio, quindi di Eurallumina e Alcoa». Un modo fetido di continuare a spargere “bromuro” sulla rabbia, mentre non si è fatto e non si fa assolutamente nulla.

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