“Giù le mani dalla scuola pubblica”. Con questo slogan più di 300 maestre e collaboratori di nidi e scuole dell’infanzia comunali di Bologna sono scesi in strada stamattina per protestare contro il passaggio dei servizi educativi sotto la competenza dell’Asp unica, e ribadire un diritto non solo per il proprio lavoro ma per tutta la cittadinanza nella difesa di un bene comune.
In prima fila come promotore della giornata di sciopero totale l’ Unione Sindacale di Base: “sarà un casino, già l’anno scorso – spiega Vilma Fabiani dell’Usb di Bologna – 230 educatrici dei nidi sono state assorbite da Irides e il peggioramento qualitativo è risultato evidente: meno insegnanti, nessuna possibilità di sostituire chi è in malattia e incertezza per tutti. Il futuro l’abbiamo già visto”. Un futuro con un nuovo contratto, non più quello della scuola ma quello degli enti pubblici, con “meno risorse e tanti precari”. “Ciò che mi fa rabbia – racconta Milena – è che io questo sindaco l’ho anche votato. Invece, a una mamma che gli ricordava che, in quanto eletto dai cittadini, ha delle responsabilità verso la città e i bambini, ha risposto di non avere nessuna responsabilità, perché la filiera 0 – 6 non è scuola dell’obbligo. Ma scherziamo?”.
Le maestre si sono a radunate in Piazza Maggiore per sfilare fino alla sede di Asp Irides, in via Castiglione, prima di partecipare a un’assemblea pubblica davanti al palazzo del governo cittadino, con i rappresentanti di diversi gruppi consiliari. “Le adesioni sono altissime – conferma Fabiani – la gente è stanca, esasperata. Pretendiamo risposte, e che i servizi educativi rimangano a gestione comunale”.
Momenti di tensione si sono verificati proprio quando il nutrito corteo delle “dade” bolognesi ha raggiunto la sede della Asp Irides in via Castiglione, l’Asp all’interno della quale a settembre entreranno le scuole dell’infanzia per poi diventare Asp unica e che ha già assorbito già 230 educatori dei nidi comunali nel 2012. Una ventina di maestre si è avvicinata al portone cercando di avere un colloquio con i responsabiili dell’ASP ma il portone era chiuso, e le educatrici hanno cominciato a bussare molto energicamente. Alla fine, quando all’improvviso due dipendenti dell’ente hanno aperto il portone il gruppo delle maestre ha tentato di entrare per poter incontrare alcuni rappresentanti dell’ente. Ma le forze dell’ordine a quel punto sono intervenute per bloccare le maestre e gli altri lavoratori della scuola. Spintoni e urla tra manifestanti e agenti, e un’educatrice bolognese, Lorena Lanzarini, finita a terra: “Ciò che è successo oggi dimostra ancora una volta quale sia il comportamento della polizia nei confronti di chi manifesta pacificamente. Abbiamo provato a entrare e sono stata spintonata e poi buttata a terra. Ma non credano di fermarci, comunque”.
Successivamente una delegazione delle manifestanti è riuscita comunque ad incontrare Marina Cesari, direttrice dell’Asp, per esporre i motivi della contestazione: “Quando l’anno scorso gli educatori dei nidi sono diventati dipendenti dell’Asp le loro condizioni lavorative e contrattuali sono peggiorate. Non vogliamo finire così anche noi”. Un buon viatico di lotta in vista anche del voto referendario del 26 maggio contro il finanziamento pubblico alle scuole cattoliche, che ogni anno drenano denaro pubblico sottraendolo alle scuole di tutti con il beneplacito della giunta PD ormai sempre più “Democristiana”.
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